24042024Headline:

Elezioni, il lungo elenco dei trombati

Avvertenza prima della lettura: qui non utilizzeremo (quasi) mai il termine “trombati”. Perché abbiamo un grande rispetto per gli strumenti a fiato, per chi li fa, per chi li suona e per chi invece ne è stato suonato. Parleremo, piuttosto, di “esclusi”, “non eletti”, “rimasti fuori”, in una sagra dell’eufemismo che speriamo farà meno male agli interessati, cioé a quelli che non sono riusciti a conquistare una poltrona (con relativi accessori, a partire dallo stipendio) alle ultime elezioni. Politiche e regionali.

CAMERA E SENATO

Luciano Dottarelli

Luciano Dottarelli

La lista degli infelici, qui, è lunga come una pasqua. Almeno di quelli che ci interessano, i viterbesi. Colpa di una legge elettorale maledetta e soprattutto dell’eterna debolezza contrattuale, chiamiamola così, dei nostri candidati rispetto ai tiranni che compilano le liste a Roma. In soldoni: se conti poco, parti molto indietro sulla griglia di partenza. Così si spiegano le mancate elezioni dei Pd Luciano Dottarelli (al Senato) Daniela Bizzarri (sempre candidata a tutto, raramente eletta), del consigliere provinciale di Civita Castellana Alessandro Angelelli e del primo cittadino di Bagnoregio Francesco Bigiotti, in quota Udc: tutte candidature di servizio, per portare acqua (“con le orecchie”, come direbbe Guzzanti-Rutelli) al partito, mica per vincere. Stessa cosa si può dire de La Destra, dove Andrea Scaramuccia, da buon segretario provinciale, ha accettato il quarto posto in lista alla Camera, soltanto per squisita devozione storaciana. Dei tre alfieri della Scelta Civica di Monti (Francesca Natale, Giacomo Barelli, Andrea Moretti) sono rimaste poche tracce, nelle urne e nella memoria della gente. Niente champagne anche per la battagliera pattuglia dei leghisti capitanata da Umberto Fusco: per radicare le idee secessioniste nell’ex Stato pontificio bisognerà aspettare tempi (o ere geologiche) migliori. Non sono rimaste tracce visibili pure di Giovanni Bartoletti ed Enrico Contardo, candidati rispettivamente a palazzo Madama e a Montecitorio con il Mir, Moderati italiani per la rivoluzione (una chiara contraddizione in termini) di Samorì. E in effetti pare che anche lo stesso partito finirà presto in una delle prossime puntate di “Chi l’ha visto?”.

Francesco Battistoni

Francesco Battistoni

E veniamo al Pdl, più dolori che gioie. Troppo indietro per sperare erano collocati i vari Cuzzoli, Aquilani ed Equitani, così come intruppata nel traffico (dodicesima) era la senatrice uscente Laura Allegrini. Alla Camera Francesco Battistoni ha avuto tutto contro: intanto la posizione non agevole (ma neanche impossibile: era sesto), poi la benedizione preventiva di certi giornali locali che l’avevano definito “il candidato più popolare” (seguirono abbondanti scongiuri), infine gli strascichi dello scandalo Fiorito alla Regione. Risultato: forse sarebbe stato meglio passare al Pd, che anche solo per riconoscenza umana un posticino glielo avrebbe trovato… Magari ancora alla Pisana.

Infine, spicca la bocciatura di Piero Camilli, candidato al Senato con il simbolo di Fratelli d’Italia. Il Comandante di solito è abituato a non perdere, ha lottato come un leone ma alla fine è rimasto fuori: dopo le delusioni del Grosseto, ultimo in classifica in serie B, quest’altra scoppola. Evidentemente non è stagione.

REGIONE

Il presidente Carlo Graziani

Carlo Graziani

Sempre rimanendo in ambito calcistico, si staglia limpida in cielo la mancata elezione alla Pisana di Carlo Graziani, presidente della Viterbese. Lui ci aveva creduto, dispiegando tutte le sue forze imprenditoriali (ha un’impresa di carrozzeria) e creative per guadagnarsi i voti necessari alla “salita” in politica. Tanta pubblicità, tanti slogan calcistici (“Scegli la squadra vincente”), e una Viterbese stabilmente piazzata ai primi posti della classifica. Non è bastato: il giovane blerano ha ottenuto circa 1700 voti, niente male per l’Udc, e circa duecento preferenze in più rispetto a Fabrizio Capucci, che nel 2004, mentre guidava la Viterbese in C1, si era presentato alle elezioni europee con l’Udeur. Trombato anche lui.

Niente elezione anche per Claudio Taglia (Fli), che dopo aver tappezzato le plance di cartelloni sorridenti si ritrova polvere di stelle, come il capopartito Gianfranco Fini. Nel Pdl, resta al palo Franco Simeone, che pure aveva tolto il posto in lista a Giovanni Arena. Infine, la Lega Federalista: niente da fare per l’assessore comunale Massimo Fattorini. Fuori anche tutta la varia umanità presentata da Casapound, Radicali, Sel e via dicendo: di loro restano solo dei manifesti, da conservare a futura memoria. Ma anche no.

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27   Commenti

  1. Marco ha detto:

    Non c’è verso…chi lo aveva candidato Graziani?

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