Sarebbe giusto, a questo punto, che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferisse proprio a Beppe Grillo il mandato di formare il nuovo Governo. Per un motivo semplicissimo: al di là dei numeri, è lui il vincitore morale di queste elezioni ed è il programma che lui propone quello che gli italiani vogliono.
Una provocazione? Sì, ma fino a un certo punto, anche perché tutte le altre alternative in campo – se si esclude quella di tornare al voto, ma non si capisce bene a questo punto con quale esito – hanno il sapore del pastrocchio finalizzato al tirare a campare, ancora prima che siano formulate.E allora, con Beppe Grillo presidente del Consiglio (attenzione: lui, proprio lui; non uno dei suoi grillini) avremo subito una nuova legge elettorale, l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, il dimezzamento dei parlamentari, il dimagrimento dei loro stipendi, unito a quello dei top manager di Stato, uno stop allo strapotere delle banche, l’abolizione dell’Imu, secondo i dettami berlusconiani e, per finire, anche un bel referendum sull’euro. E allora, dal momento che su questo programma anche Grillo dovrebbe andarsi a cercare una maggioranza in Parlamento (perché comunque non ce l’ha), sarebbe oltremodo intrigante andare a vedere quali altre forze politiche aderirebbero e quali altre si metterebbero di traverso. Così come hanno fatto fino a ieri.
Scherzi a parte, queste elezioni hanno decretato che l’Italia non è più spaccata in due, ma in quattro. Gli irriducibili di Berlusconi (un buon 20 per cento); che non vogliono comunque sentir parlare di comunisti; i nuovi fans di Grillo (che sono un quarto dei votanti), desiderosi di condannare senza appello la vecchia classe politica in toto; i sinistrorsi del Pd (un altro quarto, o giù di lì), ancora incapaci di uscire dal guado per costruire un partito veramente riformista; e infine gli adepti del professore bocconiano (solo il 10 per cento), che sembra aver fallito la sua missione. Non pervenuti i comunisti veri (da Sel a Rivoluzione civile), che hanno raccolto le briciole.
Ora, ognuno può dare l’interpretazione che vuole a questa consultazione elettorale. Che però, a mio avviso, è vissuta su due cardini principali. Il primo: gli italiani chiedono una nuova classe dirigente e non vogliono più vedere in Parlamento coloro che hanno governato negli ultimi lustri (e a Matteo Renzi fischieranno di sicuro le orecchie). Il secondo: soldi e lavoro sono i nervi scoperti del popolo. Quindi basta sprechi, meno tasse e possibilità di poter raggranellare uno stipendio alla fine del mese.
La ricetta per uscire dall’impasse è questa. Per questo la provocazione Beppe Grillo presidente del Consiglio sarebbe a questo punto opportuna. Se poi l’ex comico genovese a palazzo Chigi ci farà ridere o piangere lo scopriremo solo vivendo. Ma tant’è, ormai ne abbiamo viste tante…