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Valeri: “Sfido le candidature dell’apparato Pd”

Raffaella Valeri

Raffaella Valeri

“Sin dai pranzi della domenica in cui noi bambini eravamo soliti giocare tra le infuocate discussioni politiche dei grandi, tutti stimolati dall’incontenibile passionalità del nonno che era medico a Viterbo, per molti anni consigliere comunale quale convinto socialista nenniano, il confronto di idee per migliorare l’organizzazione della convivenza civile ha sempre animato le mie giornate”. Fino alla decisione di scendere, salire, insomma essere in campo. Ecco un’istantanea di Raffaella Valeri, avvocato 43enne, viterbese doc, ma soprattutto new entry delle primarie che il centrosinistra terrà nel capoluogo per scegliere il prossimo candidato a sindaco della coalizione. Un volto nuovo, una faccia pulita, idee chiare. E soprattutto un nome che spariglia gli equilibri del Partito democratico, in bilico tra una candidatura vociferata ma non ancora accettata dal diretto interessato – Leonardo Michelini, presidente Coldiretti, espressione delle correnti che fanno capo a Peppe Fioroni e Ugo Sposetti – e quelle rivendicate del cardiologo Francesco Serra, renziano della prima ora in terra di Tuscia e attuale consigliere comunale, nonché della sorpresa Massimiliano Capo.

Chi è Raffaella Valeri?

Sono nata a Viterbo e in questa città ho scelto di vivere, nonostante abbia frequentato l’università a Roma e sia sposata con un professore universitario dell’Università di Perugia. Sono avvocato e svolgo la mia professione a Viterbo, occupandomi principalmente di questioni che coinvolgono la pubblica amministrazione, il diritto del lavoro pubblico e privato. Sono la mamma di due bambine che frequentano la De Amicis.

Come nasce la sua candidatura? Ha avuto in precedenza altri impegni diretti in politica?

Mi è stato insistentemente chiesto di scendere in campo, da parte di amici che come me si impegnano quotidianamente nella società, persone conosciute ai tempi della battaglia per l’Arcionello con le quali ho condiviso l’indignazione per una politica locale che pone il cittadino più in posizione di suddito che di collaboratore. Ho deciso di accettare di metterci la faccia, dopo averci pensato non poco, per non sentirmi corresponsabile della triste situazione in cui versa la nostra città.

Il Pd viterbese si compone di diverse anime. Sebbene non ancora ufficializzate le candidature per le primarie che sceglieranno il candidato sindaco per il centrosinistra, a oggi l’ala che fa riferimento a Fioroni e a Sposetti appoggia Leonardo Michelini, mentre i cosiddetti renziani Francesco Serra. Lei non teme di rimanere in qualche modo stritolata dalle candidature d’apparato?

Ovvio che lo temo! Ma la sfida è proprio questa: impegnarmi in prima persona insieme ai tanti che, come me, sentono la necessità di un modo diverso di fare politica.

Le primarie come strumento di democrazia. Ritiene che quelle tra Bersani e Renzi siano state per così dire vere o in qualche modo pilotate dall’establishment? E quelle per la scelta dei parlamentari?

C’è ancora molta diffidenza da parte degli apparati nei confronti delle primarie. La partecipazione e l’entusiasmo degli elettori ne sono il migliore antidoto. Per questo, pur con qualche limite, ho apprezzato molto più le primarie per la scelta del leader che quelle, un po’ più ingessate, per i parlamentari.

Si dice che ad appoggiarla sono Sel e pezzi del Pd. Avete già iniziato a fare iniziative con la cosiddetta società civile. Come sarà la sua campagna elettorale? Su chi e cosa punterete?

Ci rivolgiamo a tutta la città, perché non sono importanti le appartenenze ma i valori che si professano. I nostri sono valori che nascono dalla sinistra ma sono ormai condivisi da tutti coloro che credono nella democrazia: solidarietà partecipazione e soprattutto il rispetto per la persona e per il bene comune, da contrapporre alle logiche clientelari o basate sul solo beneficio economico. In questa fase, stiamo costruendo un gruppo di persone motivate e competenti che mi possano aiutare. Puntiamo a conoscere persone ed idee, a sostenere le nostre proposte restando aperti alle contaminazioni. E non mancheranno momenti divertenti.

Quali le novità della sua proposta per il governo della città?

E’ indispensabile recuperare la fiducia delle persone nei confronti della politica intesa come amministrazione del bene comune e per fare questo occorre ascoltare, essere vicini alle persone, avere a cuore l’interesse della collettività anziché gli interessi di pochi. Vogliamo dimostrare che, anche senza bisogno di grandi investimenti economici, è possibile migliorare la città se soltanto si pone attenzione a far funzionare in modo efficiente i servizi pubblici ed il terzo settore esistenti (come centri di assistenza, trasporto pubblico, scuola, luoghi di svago e cultura) Il che porterebbe con sé ovvie conseguenze positive anche nel campo dell’occupazione. Pianificazione e coesione sociale sono l’antidoto migliore alla legge del più forte.

Le prime tre decisioni che adotterebbe nei panni di sindaco?

Non amo molo la logica delle “tre cose da fare”, che banalizza la complessità della situazione. Se devo proprio indicare qualcosa direi innanzitutto trasformare l’ex Tribunale in un Parco della cultura, anche al servizio delle scuole, aperto a chi in città produce teatro, musica, editoria. Farne il perno di un processo di rivitalizzazione dei centri storici, anche delle frazioni, che deve passare da una ottimizzazione del trasporto pubblico che scoraggi l’uso dell’auto e aiuti il processo di scambio tra centri e periferia. Eppoi, affrontare l’emergenza arsenico, non con il palliativo della riduzione delle bollette. Noi cittadini siamo stati colpevolmente poco informati e affatto rispettati nella tutela della salute, è necessario dare risposte che si curino sia dell’immediato che delle soluzioni a medio e lungo termine. E ancora, migliorare la vivibilità della città per le fasce di popolazione più giovani e quelle più deboli: verifica e cura del verde fruibile della città (parchi e giardini anche di quartiere, Arcionello compreso), della rete scolastica (dalle scuole materne alle scuole medie), dei servizi sociali (alloggi, consultori, centri di assistenza), istituzione del libro delle unioni civili, di servizi per l’integrazione degli stranieri, semplificazione delle pratiche amministrative.

Lei sarebbe la prima donna a Palazzo dei Priori. Ma a Viterbo la politica è maschilista?

Purtroppo ancora le donne non hanno raggiunto la parità culturale con gli uomini, nella gestione della famiglia, nel lavoro e, tanto meno, nella politica che continua a rappresentare – ingiustificatamente – il luogo di potere per antonomasia, come tale gelosamente custodito dagli uomini. Succede anche a Viterbo. E per questo motivo, spesso, la città viene amministrata in maniera cieca rispetto alle nostre esigenze.

 

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