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Villa Buon Respiro, adesso è una tragedia

Villa Buon Respiro

Villa Buon Respiro

La chiusura di Villa Buon Respiro sarebbe una piccola tragedia per chi non ne è coinvolto in prima persona  ma una vera catastrofe per pazienti, familiari e lavoratori. Una catastrofe causata non dalla carenza di fondi, origine di immani tagli al sistema sanitario provinciale negli ultimi anni, bensì dalla burocrazia e dall’incapacità di comunicare tra Asl e Regione Lazio. L’analisi la fa Vito Ferrante, presidente dell’associazione Afesopsit, da decenni uno dei massimi rappresentanti di quella società civile che si batte per i diritti dei diversamente abili. Gli stessi che, a seguito della decisione di due funzionari regionali di non concedere l’accreditamento  a 100 posti ambulatoriali, 20 semiresidenziali e 27 residenziali (ovvero quelli presenti nelle tre case-famiglia) finirebbero in mezzo a una strada e senza assistenza. Come si ritroverebbero senza lavoro 180 dipendenti.

La data limite è quella del 30 marzo: sino ad allora il gruppo Tosinvest, proprietario della struttura riabilitativa per malati psichici in strada Filante, si è detto disposto a fornire gratuitamente le prestazioni che sino al 1° gennaio venivano erogate su richiesta della Asl di Viterbo e quindi rimborsate dalla Regione. Poi si chiuderanno i battenti e la Asl dovrà farsi carico dei pazienti, senza averne però i mezzi.

Il nodo della vicenda è tutto burocratico: i servizi oggetto del contendere sono stati autorizzati da Roma, ma la procedura di convenzione non è mai stata portata a termine. Dal 2002 si è proceduto con accreditamenti provvisori per cui la Asl ha sempre inviato pazienti a Villa Buon Respiro, pagando poi le prestazioni per milioni di euro, previsti nel budget annuale della Regione destinato al gruppo Tosinvest. L’ultimo accreditamento è scaduto il 31 dicembre e la Regione non intende più rinnovarlo. Domani mattina le parti sociali, già ricevute dal sindaco Giulio Marini, dovrebbero essere ricevute dal prefetto Antonella Scolamiero, impegnata nella stessa mattina nel tavolo sulla crisi di Villa Rosa.

Intanto, mentre contro la chiusura della struttura si scaglia anche il presidente della Provincia Marcello Meroi, pesanti critiche ad Asl e Regione arrivano da Vito Ferrante, presidente dell’associazione Afesopsit, che afferma: “Dopo dieci anni, qualcuno alla Asl di Viterbo dice di non trovare dei documenti sull’accreditamento mentre per le case-famiglia il dottor Ciarlo (funzionario regionale, ndr) sostiene di non essere a conoscenza del trasferimento (avvenuto un paio di anni fa in tre distinti stabili: uno al centro di Viterbo, uno a San Martino, uno sulla Tuscanese, ndr)”. Pertanto l’Afesopsit, associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia, “ancora una volta – conclude Ferrante – denuncia l’inaccettabile modalità di gestione dei servizi pubblici sociosanitari che in tal modo continuano a non porre al centro delle loro politiche il benessere degli utenti e dei loro familiari, bensì antepongono a ciò questioni di ordine burocratico, impedendo che le persone che si trovano in una condizione di disagio possano esercitare il diritto di vivere in modo dignitoso e sereno”.

 

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