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Viterbese, un film già rivisto nel 2004

Carlo Graziani

Carlo Graziani

Tu chiamale, se vuoi, coincidenze, sinistre coincidenze. Tanto che il tifoso della Viterbese potrà allegramente ricorrere a scongiuri, gesti apotropaici e riti vodoo. Però. Però le dimissioni del presidente gialloblu Carlo Graziani all’indomani delle elezioni regionali – elezioni in cui era candidato e in cui è stato trombato – ricordano qualcosa di simile, anzi di identico. E di catastrofico.

Bisogna tornare all’anno 2004, anno di elezioni, in questo caso europee. Intendiamoci: allora la Viterbese non era la cenerentola sfigata che è oggi, sedotta e abbandonata nei campionati interregionali. No, a quei tempi la Gialloblu se la passava bene, lottava per andare in serie B, accoglieva nel suo stadio le grandi squadre (Pescara, Catania, Foggia), schierava fior di giocatori che di lì a poco sarebbero diventati campioni da serie A. In questo contesto nacque, crebbe e si alimentò la candidatura del presidente di quella squadra, Fabrizio Capucci, vulcanico personaggio già attore, scoprire di talenti, drago del marketing e del jet set. Dopo una lunga e surreale trattativa per candidarsi con Forza Italia (già, perché allora c’era ancora Forza Italia), Fabrizietto fa un gesto dei suoi e sceglie di correre per un seggio a Bruxelles sotto le insegne dell’Udeur, il partito di Clemente Mastella. E mentre la Viterbese gioca e vince le ultime partite della stagione regolare prima dei playoff (il campionato lo vincerà il Catanzaro, Crotone secondo, gialloblu terzi), Capucci gioca la sua personalissima partita alle urne. Nonostante una campagna elettorale originale, il supporto dei risultati della squadra e alcune bizzarre trovate (come un aereo con la scritta “Vota Capucci” che sorvolava puntualmente lo stadio Rocchi ad ogni partita), il presidente verrà sonoramente bocciato dagli elettori: poco più di mille voti, quando per un seggio europeo ne sarebbero serviti molte migliaia in più. Passano appena due settimane dal voto e la Viterbese deve dire addio al sogno serie B, sconfitta in finale playoff dal Crotone di mister Gasperini, di Aronica e di Sculli. La settimana successiva Capucci annuncia le dimissioni dal vertice della società e la cessione della maggioranza delle quote ad una misteriosa cordata calabrese che di lì a poco sancirà il fallimento della vecchia Us Viterbese. Fallimento per il quale lo stesso Capucci ha patteggiato una pena, uscendo da un processo ancora in corso per altri dei protagonisti di cui sopra. Bene, cioé male.

E siamo ad oggi, nove anni dopo. La Viterbese in questi anni è risorta dalle sue ceneri, ha cambiato denominazione sociale, è retrocessa dalla serie C2 fino alla serie D, dove giace da cinque stagioni, senza mai neanche lontanamente sfiorare il ritorno tra i professionisti. Domenica 24 e lunedì 25 il suo presidente, Carlo Graziani, ha partecipato alle elezioni regionali, sostenendo la candidata montiana Giulia Bongiorno nella lista Scelta Civica. L’imprenditore di Blera, nonostante una campagna elettorale alla ribalta (tra incontri, manifesti, appelli per il voto), ha incassato circa 1700 preferenze. Lontanissimo dalla elezioni alla Pisana: del resto, anche la stessa Bongiorno è rimasta fuori dal consiglio regionale. Lunedì 4 marzo, poi, ecco il comunicato ufficiale nel quale Graziani, a sorpresa, ha annunciato le dimissioni “per motivi familiari”. Con lui hanno lasciato la dirigenza anche il vicepresidente Vestri e il direttore sportivo Manfra. Quest’ultimi per onor di cronaca, non candidati a nessun seggio. Quello che succederà di qui ai prossimi giorni, alle prossime settimane, nessuno può dirlo con certezza. L’unica speranza è che non si assista ad un remake di quello che accadde nel 2004. I tifosi della Viterbese non amano i brutti film, tantomeno le repliche.

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