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Stella Azzurra, la crudeltà dell’ultimo secondo

stella azzurraE’ terribile perdere così. Quando il tempo è finito e non si può fare nulla per rimettere le cose a posto. E’ disumano. Di una crudeltà unica. Anche perché appena cinque secondi prima la vittoria sembrava cosa fatta, e già qualcuno – i più inesperti tra un pubblico molto variegato – si era permesso di dire “è fatta”. Invece no, è la dura legge del basket, la storia e la cronaca sono piene di partite perse in questo modo, di scudetti buttati al vento, di illustri teste sbattute contro il muro per la disperazione. E benvenuta nel club, Stella Azzurra.

Gli occhi sbarrati. La bocca aperta. Il silenzio agghiacciante del PalaMalè rotto soltanto dai cori di godimento degli stranieri di Palestrina. “Non è possibile, non è possibile”, si ripete come un mantra. E invece sì, è possibile e capita, specie quando il gioco del basket si fa più duro, dentro la tonnara dei playoff. Contro Palestrina dopotutto si trattava di una gara due di semifinale, e già all’andata, in terra prenestina, s’era intuito che tra le due squadre c’era equilibrio. Di un punto perse allora la Ilco, di un punto ha perso l’altra sera, e dopo un tempo supplementare. L’impressione è che se si rigiocasse ancora per altre mille volte finirebbe sempre con un punto di differenza, magari sempre per Palestrina, magari in favore di Viterbo. Certi equilibri sono così forti da resistere anche alla fottuta legge dei grandi numeri.

Adesso, fermo restando che una sconfitta così andrà smaltita con calma, curata, lasciata decantare come il vino bordolese, la Stella Azzurra può cercare di comprendere ciò che ha fatto, e ciò che ha rischiato di fare. C’è tutto il tempo e i cervelli per metabolizzare, per elaborare il lutto. Le grandi squadre, le grandi realtà, si forgiano pure attraverso le disfatte, a patto che si abbiano i mezzi giusti per farlo, e che non cerchino alibi (vietato per esempio porsi la domanda tafazziana “come sarebbe finita senza l’infortunio di Rossetti?”). La Ilco, ad occhio, ne ha.  A livello tecnico, coach Pasqualini è la sorpresa più bella del basket viterbese di quest’anno: giovane, preparato, cazzuto, in questa squadra ci ha messo tanto del suo. Il roster è buono, e migliorabile sul mercato, non escludendo partenze e nuovi arrivi, visto che oggi funziona così.  Molto dipenderà pure dalla volontà del signor Ilco, di Piero Camilli, quello che caccia la maggior parte del dinero: un impegno maggiore del Comandante può fare la fortuna di un gruppo dirigenziale che sa come spendere i soldi, che non spreca, non spara.  Meglio non pensare invece all’ipotesi di un suo disimpegno. Cosa resta ancora tra le note positive? Ah, sì, il pubblico, la gente, il tifo. Che non è solo contorno, ma punto di forza, energia allo stato puro.

L’altra sera al palazzetto non ci saranno stati Bonucci e i suoi amichetti (non sapete cosa vi siete persi), ma c’era quel veleno giusto delle grandi serate. Bisogna coltivarli, i tifosi, regalando loro emozioni, vittorie, spettacolo e carattere: perché si cresce insieme e insieme si può arrivare davvero lontano. Dove? Basta alzare gli occhi al cielo per capire che i limiti non ci sono.

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