24042024Headline:

Alla fine è stato Roberto Pepponi a decidere

Roberto Pepponi

Roberto Pepponi

“Ma chi minchia è questo Filippo Rossi?” direbbe Salvo Montalbano, il commissario più amato dagli italiani. Già perché mister 12 per cento è riuscito di far naufragare il suo movimento (quello che avrebbe dovuto rinnovare Viterbo) in meno di una settimana. “Sono stanco” aveva scritto il “filippino” su Facebook, prosciugato da qualche giorno di trattative all’acqua di rose. Figuriamoci se avesse dovuto trovare un accordo con Pierre Carniti, o con Ciriaco De Mita, ai bei tempi in cui le riunioni duravano settimane, pizza fredda e birre calde e sigarette, montagne di sigarette. Ieri invece si è trattato soltanto per fare un apparentamento qualsiasi, o col centrodestra o col centrosinistra, all’umilissimo e provincialissimo ballottaggio per il sindaco di Viterbo. E, paradosso dei paradossi, pare proprio che alla fine l’apparentamento non si farà, come del resto tutto lasciava presagire. Insomma, tanta fatica per nulla.

Manca solo lui, Filippo Rossi, manca soltanto Viva Viterbo all’appello. Perché la Frontini (Viterbo 2020 e Rotta Comune) ha già espresso indicazioni di voto per Michelini (centrosinistra), mentre il resto dei competitor, Santucci (FondAzione), Scaramuccia (La Destra), Poleggi (La Mia Tuscia) andranno tutti con Marini. C’è il nero su bianco, tant’è che gli accordati possono rilassarsi, ciascuno a suo modo: Santucci per esempio s’incazza con un quotidiano locale, mentre Scaramuccia è sul Mar Rosso, in vacanza con la famiglia.

E allora torniamo a Rossi. Che è stato costretto a rinunciare ai suoi progetti di gloria. E che stamattina chiuderà per l’appoggio esterno a Michelini. Dal quale, in caso di vittoria, riceverà la delega alla Cultura (ma forse non lui, piuttosto uno dei suoi, per l’evidente conflitto di interessi con Caffeina) più una serie di attenzioni ai temi cari a Viva Viterbo, tipo il centro storico. Tutto qui, andate in pace. Per Rossi non è una vittoria. Considerando il fatto che il movimento s’è spaccato e che i tifosi di Giulio Marini hanno sbattuto la porta (e di brutto).

E qui entriamo nel variegato campo delle analisi, per dire che quando il gioco s’è fatto duro i duri hanno cominciato a giocare. E in questo caso il duro si chiama Roberto Pepponi, titolare della Union Printing. Che si conferma, qualora ce ne fosse bisogno, il vero ispiratore di Viva Viterbo: raccontano che sia stato proprio l’imprenditore (che ha un figlio candidato in lista, e un altro fresco successore di Rossi alla presidenza di Caffeina) a indicare la via. Niente Marini – le simpatie mancine di Pepponi non sono certo un mistero – ma appoggio non certificato a Michelini. Per coerenza, visto che Marini è stato massacrato da Viva Viterbo sin dalla prima ora. Quel Marini che ieri sera, a tardissima ora, s’è affrettato a ricevere il gruppo dei dissidenti che sono andati a offrirgli i propri voti su un piatto d’argento.

Accordo in dirittura d’arrivo, dunque. Questa mattina è prevista l’ufficializzazione, anche se per un accordo di questo genere non c’è una scadenza temporale fissata dalle legge. Ma è il caso comunque di fare in fretta, visto che poi ci sarà da affrontare il rush finale della campagna elettorale, coordinandosi ed evitando possibilmente gaffes e fraintendimenti. Perché dall’altra parte c’è un Giulio Marini ferito ma non ancora vinto, e prontissimo ad approfittare degli errori altri. Auguri vivissimi.

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