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Le multe per l’arsenico: roba da barzellette

acqua arsenicoI problemi restano, ma la burocrazia colpisce, eccome. Con tutta la sua insensatezza. Difficile infatti trovare un altro termine (per favore, nessuno si senta offeso) sull’ultima puntata delle telenovela arsenico, che continua a uscire dai rubinetti di mezza Tuscia. Ebbene, in attesa che la Regione (organo cui è demandata la soluzione del problema) trovi finalmente la quadra per restituire ai cittadini acqua salubre, la Asl fa il suo dovere. Cioè? Multa i sindaci che, poveracci, questa situazione la stanno subendo e non hanno certo gli strumenti per poterla risolvere.

Ma tant’è: dura lex, sed lex. Anche quando fa a cazzotti col famoso buon senso. Ed ecco allora che il direttore del Servizio igiene pubblica e alimenti della Asl Domenico Spera, si è preso la briga difornire precisazioni sull’argomento, vista l’incazzatura manifestata ieri a chiare note dai sindaci che in questa vicenda si sentono cornuti e mazziati. Questo il testo integrale della missiva:

“Le sanzioni amministrative emesse a carico dei sindaci e dei gestori dell’acqua recepiscono i contenuti dell’articolo 19, comma 1, del decreto legislativo 31 del 2001 in materia di erogazione di acqua destinata al consumo umano con valori di arsenico e di fluoruri in concentrazioni superiori ai limiti di legge. Nel momento in cui sono decorsi i termini di concessione delle deroghe, gli uffici competenti della Ausl di Viterbo hanno richiesto un parere alla Regione Lazio in merito alla necessità di procedere con le sanzioni previste per legge anche per le amministrazioni comunali che, nel frattempo, avevano emanato un’ordinanza di divieto d’uso dell’acqua erogata.

In data 11 febbraio 2013, il dirigente dell’area Tributi, finanza e federalismo del Dipartimento programmazione economica e sociale della Regione Lazio ha inviato in azienda la nota numero 625 nella quale si invitava la Ausl di Viterbo ad applicare le sanzioni previste sia a carico dei sindaci che dei gestori, nonostante le ordinanze di non potabilità dell’acqua, e, nel contempo, ad attenersi alle disposizioni impartite, restando in attesa di assicurazioni al riguardo.

La Ausl di Viterbo, dunque, ha proceduto all’emanazione delle sanzioni, secondo i termini di legge e su indicazione esplicita degli uffici preposti della Regione Lazio”.

Insomma, la Asl ha eseguito la direttiva della Regione e la Regione ha applicato la legge vigente. Ma nessuno ha avuto la bontà d’animo di fermarsi a riflettere e di chiedersi se il livello del ridicolo fosse stato abbondantemente superato.

Vabbè. Anni fa girava una barzelletta di un tale che stava osservando due carabinieri: l’uno prendeva l’altro a cavalcioni e camminava per un tratto di cento metri. Poi i due si scambiavano i ruoli e proseguivano per altri cento. Incuriosito da quello strano atteggiamento chiese ai due: “ma cosa state facendo?”. Risposta: “Ci è stato ordinato di portarci sul luogo del delitto”.

Ecco. I burocrati di Regione e Asl assomigliano molto a quei due carabinieri.

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