29032024Headline:

L’importanza di avere un Fioroni alle spalle

Beppe Fioroni con Leonardo Michelini

Beppe Fioroni con Leonardo Michelini

Mezza città lo ama e ne riconosce le grandi capacità. Del resto, è stato il primo viterbese doc a diventare ministro della Repubblica. L’altra mezza però, lo considera l’origine di tutti i mali e lo irride anche col nomignolo di “Peppe bucìa”, considerandolo l’impersonificazione di quella vecchia Dc capace solo di promettere, spesso solo in campagna elettorale.

Un destino comune a molti grandi, quello di Giuseppe Fioroni, fino all’altro ieri tutt’altro che profeta in patria. Giacché, abbandonata la sedia di palazzo dei Priori nel 1995 e diventato contemporaneamente o quasi leader viterbese del centrosinistra, ha dovuto mandar giù molti bocconi amari proprio dalla sua Viterbo, tutta votata (anche nel senso della cabina elettorale) al centrodestra di Silvio Berlusconi e dei berluscones di casa nostra.

Con l’elezione a sindaco di Leonardo Michelini però, Peppe è riuscito a prendersi una bella rivincita. Anche perché la strategia elettorale che ha portato alla vittoria l’ex presidente della Coldiretti viterbese è stata da lui ampiamente condivisa e supportata. E finalmente – per lui e per i suoi fans – ha dato i suoi frutti.

Peppe Fioroni

Peppe Fioroni

Ma forse il bello è appena cominciato. Giacché, se da un lato il neo primo cittadino è partito a spron battuto, gettando alle ortiche tutti i canoni della vecchia politica (basti vedere tempi e modi con cui ha costituito la sua giunta), dall’altro l’onorevole ex ministro si è gettato pancia a terra nel ruolo di “apriporte”, ovviamente delle stanze dei bottoni. Qualche esempio: l’incontro lampo col ministro Andrea Orlando, che ha prodotto l’emendamento al “decreto del fare” del governo Letta (sgravi fiscali per chi ha acquistato dearsenificatori in proprio); quello coll’amministratore delegato di Equitalia (in programma domani) allo scopo di mettere una pezza a quel pasticciaccio brutto di Esattorie Spa, lasciato in eredità dall’amministrazione precedente; un altro (ancora da concordare) col ministro Maurizio Lupi per parlare del completamento della Trasversale (magari coinvolgendo la Sat, la società che dovrà realizzare l’autostrada Tirrenica) e della condotta che possa portare da Bolsena a Viterbo l’acqua senza arsenico; un altro ancora col ministro dei Beni culturali Massimo Bray per qualche progettino da realizzare nel capoluogo e che è ancora in fieri. Se a questo ci aggiungiamo che Leonardo Michelini ci mette molto del suo (a cominciare dai rapporti col presidente della Regione Nicola Zingaretti), c’è la speranza che stavolta si possa vedere in un tempo apprezzabile qualcosa di concreto.

Certo è che l’atmosfera è completamente diversa. Si percepisce cioè a lume di naso che il centrosinistra, grazie ai suoi attori, è in grado di fare squadra e di realizzare quella lobby territoriale che molte associazioni imprenditoriali invocano da tempo. Una lobby che è stata tabù per il centrodestra, nonostante abbia avuto in mano il bastone del comando a tutti i livelli per svariati anni. Un solo esempio: l’aeroporto a Viterbo fu deciso dal ministro Alessandro Bianchi (con Romano Prodi presidente del Consiglio) nel novembre 2007, grazie a un pressing asfissiante di Peppe Fioroni e Ugo Sposetti, che riuscirono a prevalere sulla potentissima casta degli industriali frusinati. Tre mesi dopo il Governo andò in crisi, ci furono le elezioni e Berlusconi stravinse. L’aeroporto a Viterbo non s’è più fatto. Chiedetevi perché e chiedetevi anche cosa sarebbe accaduto se il governo Prodi fosse rimasto in sella.

Oggi però, la musica è cambiata. E i viterbesi possono quanto meno sperare (il tempo dirà se a ragione, o meno). Sperare in un sindaco che è un innovatore e un decisionista e in un parlamentare di peso (non solo fisico) capace di lavorare dietro le quinte per la sua città e per i suoi concittadini. Chissà se  stavolta i viterbesi se ne accorgeranno.

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358   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    L’importanza di non avere Fioroni tra le palle.

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