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Soldi ai partiti: Sposetti ha ragione?

Ugo Sposetti al Tg di Mentana

Ugo Sposetti al Tg di Mentana

E se avesse ragione Ugo Sposetti? Me lo sono chiesto dopo aver assistito al dibattito di cui è stato protagonista, durante il Tg di La7 il 31 maggio scorso, insieme al deputato 5 Stelle Nicola Morra sul tema tanto caro al parlamentare viterbese: quello del finanziamento pubblico ai partiti.

Un tema spinoso, anzi spinosissimo, soprattutto alla luce di quanto avvenuto – proprio all’interno della casta – in questi ultimi anni: ruberie senza vergogna e vita da nababbi, a spese del povero contribuente sempre più tartassato. Era logico che alla fine la bomba esplodesse e che al momento, cercare di riparare sembra più che impossibile.

Ma il principio che difende Ugo Sposetti – come l’ultimo giapponese della seconda guerra mondiale – non è che sia del tutto privo di senso: “La democrazia – sostiene – è consolidata dai partiti. Senza i partiti non ci può essere democrazia. Ma i partiti, per poter funzionare, hanno bisogno di organizzazione e di soldi. E se non c’è il finanziamento pubblico a fare politica saranno solo i ricchi. A fare politica rimarrà solo Berlusconi”.

Giusto. Il problema però, è che per anni, anzi per decenni, i partiti si sono comportati come se non dovessero rendere conto a nessuno. Come se non dovessero rispondere al cittadino che regolarmente si reca alle urne per eleggere i propri rappresentanti. E hanno fatto come a loro è parso e piaciuto. E val la pena di sottolineare che i vari casi Lusi, Fiorito, Belsito, sono soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno vastissimo, dove il privilegio era diventato regola. E adesso, vacci a mettere una pezza.

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Ugo Sposetti con Nicola Morra

Ciò non toglie comunque che Ugo Sposetti, uomo tutto d’un pezzo e coerente con le proprie idee, sui valori di fondo un bel po’ di ragione ce l’abbia. Anche perché la cosiddetta politica a costo zero va poi a cozzare con i problemi di tutti i giorni con cui gli stessi politici devono convivere. Prendete il Movimento 5 Stelle: avevano annunciato di voler prendere come compenso da parlamentari solo 2.500 euro al mese. Poi però si sono accorti che vivere a Roma costa molto (una camera d’albergo tra i 150 e i 200 euro a notte, se uno non vuole andare in una bettola; un pasto decente non meno di 40/50 euro; i taxi sono carissimi) e hanno cominciato a discutere sulla diaria.

E allora, come al solito, ci vorrebbe il buon senso del padre di famiglia (di questi tempi difficile da reperire). A mio modestissimo avviso basterebbe una legge che pone dei tetti di spesa e pretende la rendicontazione, fatture alla mano, per spese effettivamente inerenti l’attività politica. Tutto il resto (e ne abbiamo sentito parlare tanto) ognuno se lo paga di tasca sua.

Ma il clima non è quello giusto per affrontare con serenità questo argomento. E allora Sposetti dovrà continuare a soffrire, sfogandosi magari di tanto in tanto da Enrico Mentana o in qualche altra ospitata televisiva.

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