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Il Pdl si interroga: che futuro ci aspetta?

pdlIl primo applauso se lo becca il presidente della Provincia Marcello Meroi, quando fa notare come “incontri come questi sono sempre utili, ma forse andavano fatti anche prima, quando governavamo”. Clap clap clap, fa la platea, dove amministratori, simpatizzanti, tesserati e non tesserati si mischiano in un cocktail secco, amaro, forte, com’è poi l’umore del Pdl. Ci voleva questa iniziativa (dal titolo fuorviante: “Il bluff della giunta Zingaretti”), ci voleva l’austera cornice della Domus La Quercia, per tirare fuori tutti i problemi del partito fondato cinque anni fa da Silvio Berlusconi, su un predellino di un’auto, in piazza San Babila a Milano.

Ci volevano tutti i consiglieri regionali del Pdl, in tour come una rock band nelle province del Lazio, per richiamare gli amministratori e i militanti, i politici di professione e quelli di sola passione, i vecchi e i giovani. Per metterli finalmente a confronto, perché – incredibile a dirsi – dalle ultime sconfitte alla Pisana, alle politiche (be’, quello è un mezzo pareggio) e soprattutto in Comune, il partito non s’era riunito più. Lo fa notare, ad un certo punto, l’ex consigliere Ottavio Raggi, con piglio barricadero: “Abbiamo perso tutte le elezioni che c’erano da perdere e non ci siamo mai incontrati per analizzare i risultati, gli errori che abbiamo commesso. Se non si vuole capire dove si è sbagliato, non ci si potrà mai correggere, migliorare, crescere o rilanciarsi. Oggi il partito non c’è, e senza partito è impossibile avanzare proposte amministrative”.

Già, perché l’intento di questa serie di incontri che stanno portando tutti e nove i consiglieri Pdl in giro per i capoluoghi del Lazio, sarebbe quello di parlare dei primi quattro mesi della Giunta Zingaretti. Dei bluff, dell’immobilismo che – secondo i piedillini – starebbe caratterizzando questo scorcio di legislatura del centrosinistra. E invece qui si parla di tutt’altro, come sul lettino dello psicologo viene fuori tutto, un fiume di malcontento, rabbia, appunti e contrappunti. Con toni civili, per carità, ma animatissimi. Terapia d’urto, ecco cosa serve per rianimare un caso grave (ma non disperato).

Sabatini fa gli onori di casa. I suoi colleghi della Pisana arrivano a scaglioni, ma alla fine ci sono quasi tutti. Tra il pubblico, invece, sono infilati gli esponenti locali: in prima fila quelli del partito, la vicecoordinatrice Grassini, la ex senatrice Allegrini, le consigliere comunali Stella e Sberna. Dietro, in fondo, se ne stanno i provinciali Equitani, Cuzzoli, Fraticelli: forse per bisbigliare meglio sulla crisi di palazzo Gentili. In mezzo, Bennati e Contardo. Non ci sono, e certe assenze si notano, Giulio Marini (“Problemi familiari”, lo giustifica Sabatini) e Angela Birindelli (“Malata, ci saluta”). Francesco Battistoni arriverà molto tardi.

“Questi incontri non hanno alcuna velleità – dice Sabatini – ma servono per ascoltare quello che viene dal territorio, per superare certi problemi e per rilanciare l’azione del Pdl, o come si chiamerà in futuro”. Si accettano interventi dal pubblico, e gli interventi arrivano a pioggia, dimostrazione ancora di quella voglia di parlare, di analizzare e analizzarsi, che nel partito s’avverte sicuramente dal basso ma non dai vertici, da palazzo Grazioli e dintorni.

Meroi: “Sono in questo partito da quarant’anni, Msi, An e adesso Pdl. Che è in difficoltà a livello locale e nazionale. Dobbiamo farla finita di pensare che il nemico sia dentro il partito, in un’altra corrente. Questo è il ragionamento che ci ha portato a picco. Il nemico, anzi l’avversario, è dall’altra parte dell’emiciclo, e basta. Cerchiamo e troviamo la nostra forza dentro di noi, sul territorio, tra quelle persone che il territorio lo conoscono e hanno fatto sempre l’interesse della gente, spesso ingoiando anche scelte cadute dall’alto”.

Il consigliere regionale Pino Cangemi: “Noi rappresentiamo tutto il Lazio, dobbiamo uscire da una logica campanilistica. Quando ci si divide, si perde”.

Interventi dalla platea. Roberto Bennati: “Non trasformiamo queste riunioni in riunioni di reduci. Dalla Regione, da voi consiglieri, ci aspettiamo cose pratiche, come la difesa della legge sull’edilizia agevolata, per far ripartire l’economia, e quella sui beni culturali, che va rifanziata”. Da Tarquinia, parla Annarita De Alexandris, e chiede di fare qualcosa per l’Imu, altissima nella cittadina tirrenica e troppo penalizzante per gli agricoltori.

L’ex presidente del Consiglio regionale con la Polverini, Mario Abbruzzese, prova a riportare il discorso sul fallimento di Zingaretti e compagnia. D’altronde, questi incontri sono una sua idea, e dopo il ringraziamento a Sabatini per l’organizzazione e “la location” viterbese, passa a citare cosa non ha fatto la nuova amministrazione: “Spesso siamo stati noi a garantire il numero legale, per un profondo senso di rispetto che porta avanti il nostro lavoro”.

Ma la gggente vuole parlare, vuole sfogarsi, ha scoperto che la terapia di gruppo può dare dipendenza più della nicotina e della Nutella. Pasquale Marino, nome da allenatore di calcio, è salito su persino da Civitavecchia per dire di “riaprire i circoli, perché è nei circoli che nasce la politica e che si fa politica”. Bella idea, ma ci pensa il capogruppo in consiglio comunale, Claudio Ubertini, a riportarlo alla realtà: “I circoli? Ma se dal 30 settembre chiuderà anche la sede provinciale di Viterbo! Non ci sono i soldi, dicono. I nostri elettori sono confusi, frastornati. Mi chiedono che fine farà il Pdl, come si chiamerà. E questo disorientamento lo abbiamo visto anche alle elezioni, no? La verità è che non sappiamo più chi siamo”. Né dove andranno a fare le riunioni, se da settembre la sede di via Gargana non ci sarà più.

Tocca a Laura Allegrini rispondere, ma non per dare buone notizie: “La fine che farà il Pdl non la sa nessuno. Ci sono dei progetti, si legge di un Next An e di un Forza Italia 2.0. Ma l’incertezza dipende dall’attesa per la sentenza di Berlusconi, sarà una condanna o un’assoluzione del leader ad essere la discriminante. La Regione? Il Laziogate ci ha fatto perdere tanti voti, siamo contenti che oggi siano venuti i consiglieri nuovi, del cambiamento”. Mario Abbruzzese, seduto a due passi, glissa con eleganza: lui, dallo scandalo, è stato solo sfiorato, e senza conseguenze giudiziarie.

Gli interventi continuano, spettacolari come quello di Raggi, che battibecca con un militante in platea prima dell’arrivo del pacificatore del capogruppo Luca Gramazio, figlio del mitologico “pinguino” Domenico. O sornione, come quello del consigliere pontino Pino Simeoni. D’accordo: nel Pdl c’è tanta voglia di parlare, di confrontarsi. E però s’è fatta pure una certa, e le mamme, le mogli, le amanti, hanno già buttato la pasta.

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19   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Sabatini è come il vecchio confetto Falqui: basta la parola. Per scompisciarsi dalle risa di fronte all’ennesima nullità in carriera sulle nostre spalle di contribuenti cornuti e mazziati.

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