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Valerio, l’uomo dalla mira infallibile

Valerio Grazini, oro a squadre

Valerio Grazini, oro a squadre

A quattromila chilometri da qui. Con in mezzo monti, città, pianure che diventano spesso steppe. Ma tendendo bene l’orecchio, concentrandosi, si può avere l’impressione di sentire dei colpi. Regolari. Implacabili. Precisi. E’ Valerio Grazini che fa il suo lavoro, la cosa per cui è nato: spara, Valerio, spara ai piattelli che volano in cielo. E li colpisce sempre, o quasi, con una regolarità disarmante, con la calma dei suoi vent’anni.

Anche a Kazan, Russia profonda, la capitale della regione tartara. Là, dove una volta anche gli eserciti più maestosi venivano ingoiati dagli assalti dei cavalieri e dal vento gelato, oggi Valerio imbraccia il suo fucile e mette in fila il mondo. Il mondo delle Universiadi, d’accordo, cioè i giochi olimpici degli studenti universitari di tutta la terra. Qui, il campione viterbese ha appena conquistato due medaglie. Un argento nella prova individuale, arrivato contro l’ucraino Nikandrov, uno che giocava praticamente in casa. Semifinale perfetta (15 piattelli centrati su 15), finale con 10 centri, come l’avversario, e quindi lo spareggio, dove l’errore al primo piattello ha pregiudicato l’oro. Questione di nervi: basta un piccolo sbaglio, una sfumatura, e le conseguenze potrebbero essere fatali. “E’ un argento che mi brucia – ha detto Grazini – Colpa anche delle nuove regole, di un nuovo meccanismo che rende tutto incerto fino alla fine. Volevo fortemente l’oro, e avevo anche tutte le carte in regola per prendermelo. Ma sì, ho sbagliato troppo e aspetto la prossima occasione per rifarmi”.

Onestà di ammettere gli errori, voglia di ricominciare a vincere subito: questa è la mentalità del campione, questa è la mentalità che ha accompagnato Valerio prima nella sua straordinaria esperienza a livello giovanile (7 titoli mondiali, 7 titoli europei, 5 coppe del mondo di cui l’ultima proprio a Kazan, l’anno scorso). Da poco Grazini è passato tra i grandi, i seniores, come si chiamano. E queste Universiadi – per lui, che è iscritto alla facoltà di Economia dell’università della Tuscia – possono essere anche viste come un bel rodaggio in attesa dei prossimi impegni di alto livello con la Nazionale.

Dopo l’argento, Grazini ha comunque avuto modo di centrare la medaglia più preziosa, l’oro. Grazie alla prova a squadre, che ha visto l’Italia trionfare nettamente sulla Repubblica Ceca – staccata di 20 piattelli, che sono tanti – e della Svizzera terza. Alla faccia di tutti quelli osservatori stranieri, anglosassoni in particolare, che amano ironizzare sui talenti italiani negli sport di tiro e di armi: tutta invidia, e con l’invidia, si sa, non si riempiono mica i medaglieri.

Ma torniamo a Grazini. Che non avrà neanche tempo per prendere un po’ di sole dalle sue parti, tra il lago di Bolsena e Tarquinia. Mercoledì prossimo, infatti, Valerio partirà di nuovo, con la maglia della Nazionale, per i campionati europei di Suhl, in Germania. Con lui, ci saranno due mostri sacri della Fossa olimpica italiana: il vercellese Giovanni Pellielo (tre medaglie olimpiche tra Sydney, Atene e Pechino) e il marchigiano Massimo Fabbrizi, argento a Londra. C’è profumo di medaglie, ancora, e alla fine della strada già spunta il Pan di Zucchero, Copacabana e Rio, Olimpiadi 2016. E vuoi vedere che Valerio…

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