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“Il Parrano non è parmigiano”

Alessandra Terrosi

Alessandra Terrosi

L’onorevole Alessandra Terrosi e lo strano caso del formaggio Parrano. Succede anche questo, nelle ultime sessioni balneari del Parlamento, ma in fondo c’è poco da scherzare. L’altro giorno la deputata viterbese del Pd, è intervenuta in commissione agricoltura, nel question time, per chiedere al Governo di intervenire contro il fenomeno dell’Italian sounding. Dicesi Italian sounding quell’orribile abitudine (o precisa strategia di mercato) che c’è all’estero di chiamare con nomi italiani o riconducili a prodotti italiani, degli articoli agroalimentari che italiani non sono. Avete presente, no? Anche Striscia la Notizia ha mostrato più volte il “Parmesan” americano, il “Regianito” argentino, salumi improbabili tedeschi e altre bufale del genere. Alle quali ora si aggiunge il Parrano, un formaggio prodotto da una ditta olandese (la Uniekaas) ad imitazione del parmigiano reggiano ma con il nome – Parrano appunto – di un comune umbro sulle colline di Ficulle. Il sindaco di questo paese ha protestato, chiededo di “tutelare il nome dell’ente amministrativo”. E l’onorevole Terrosi, ha portato la questione in commissione, con una interrogazione.

“L’Italian Sounding – ha spiegato la deputata del Pd – è costato fino ad ora oltre 54 miliardi di euro. Chiediamo che il governo si adoperi affinché la Commissione europea dia efficacia nei tempi più brevi possibili all’estensione ad altri alimenti dell’etichettatura di origine obbligatoria per la quale il regolamento 1169/2011 definisce una procedura per ciascun alimento da concludere entro il mese di dicembre 2014″.

Il sottosegretario Castiglione, per conto del Governo, ha risposto che è necessario il rafforzamento delle sinergie contro la concorrenza sleale e le contraffazioni collegato naturalmente al buon esito dei negoziati internazionali che auspica passi in avanti con l’entrata in vigore del già citato regolamento, la cui efficacia dipenderà dalle modalità applicative che dovranno essere concrete ed uniformi in tutti i paesi membri dell’Unione Europea”.

Come dire: l’Italia ci mette la buona volontà, ma se poi all’estero nessuno vigilia sarà davvero difficile arginare il fenomeno dell’Italian sounding. E guai al prossimo che dice che l’Italia è la patria dei furbetti.

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