28032024Headline:

Ospedali, tornano i pasti cotti in loco

Luigi Macchitella

Luigi Macchitella

Negli ospedali  viterbesi da ieri sono tornati piatti in ceramica e bicchieri in vetro. Ed entro qualche settimana, torneranno pure i pasti cotto in loco. Merito del nuovo appalto di gara, assegnato a livello regionale al raggruppamento temporaneo di imprese (rti), costituito dalla Vivenda e dalla cooperativa Solidarietà e lavoro, che lo gestiranno per cinque anni al costo di 2,2milioni di euro per la Asl di Viterbo. Ottime notizie anche sul fronte occupazionale: tutti salvi i 37 dipendenti prima in capo alla Innova (azienda che ha gestito la refezione sin dal 1991). La nuova aggiudicataria li ha assunti in blocco.

“Non appena l’appalto entrerà a pieno regime, sarà – annuncia il commissario straordinario Luigi Macchitella – definitivamente interrotta la somministrazione di pasti precotti a Belcolle, soluzione alla quale si era giunti a seguito delle disposizioni legislative legate alla spending review e che aveva comportato numerose criticità in merito alla qualità del servizio erogato”. Il termine previsto per la riattivazione della cucina centralizzata è da contratto pari a 90 giorni, ma la direzione della Asl conta di ridurre i tempi.

“Non andavamo di certo fieri di come era ridotto il servizio di ristorazione negli ultimi mesi. Ma d’ora in poi – assicura Macchitella – le cose miglioreranno, soprattutto per i pazienti che tante lamentele avevano sollevato. Le prime interviste somministrate dimostrano il gradimento per la qualità dei nuovi pasti. Qualità che aumenterà non appena si prepareranno in loco”. Dell’appalto fanno parte anche i servizi di ristorazione per il nido aziendale e la mensa per i dipendenti Asl.

Il caso era scoppiato il 20 novembre dello scorso anno. Da allora, a causa di un taglio del 25 per cento sul costo del servizio, la cucina di Belcolle è stata chiusa. Il cibo arrivava da Pomezia, dove la Innova possedeva un centro cottura. Poi, veniva trasportato per 119 chilometri, in circa un’ora e 35 minuti, ogni quattro giorni. Pasti che poi dall’ospedale di Viterbo venivano smistati in tutti gli ospedali periferici per venire lì riscaldati e serviti in contenitori monouso.

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