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Effetto derby, nei bar e negli uffici

Uno striscione romanista...

Uno striscione romanista…

Subito un dato allarmante: buona parte dei direttori e dei caposervizio dei giornali viterbesi tifa per la Roma. Roba da far gridare al gomblotto persino un moderato come Aldo Biscardi. Chissenefrega? Insomma. Visto che ogni volta che la Roma perde – ed è successo abbastanza spesso negli ultimi due anni -, il lunedì diventa un problema lavorare in redazione. Facce scure, cazziatoni, interminabili silenzi. Con i bei tempi di Capello e Spalletti, quando i giallorossi vincevano e divertivano, che sembrano lontanissimi. A parte la parentesi autoreferenziale, comunque, non solo il mondo dei giornali a risentire dell’effetto derby. Già, perché oggi si gioca il derby e domani, qualsiasi risultato esca fuori, sarà una giornataccia sui posti di lavoro, negli uffici pubblici, a scuola, o al bar.

Colpa dell’eterna sfida tra Lazio e Roma – qui citate in rigoroso ordine alfabetico – e di una città, Viterbo, che non sarà ‘aaaa capitale ma che pure, nel suo piccolo, per il derby si spacca. E s’incazza. Ora, che questa partita capiti oggi, appena dopo quattro giornate di campionato, non è colpa di nessuno, se non di quel computer che ha sfornato il calendario. E i computer, si sa, al posto dei sentimenti hanno circuiti e chip: dunque del derby e dei suoi tormenti se ne infischiano. Noi invece no, perché siamo fatti di carne e di passioni e può capitare che questa partita ci rovini se non la vita, almeno la settimana.

Un derby particolare, si diceva. Arrivato troppo presto, e dopo che l’ultimo che si è disputato è stato il più importante della storia: 26 maggio 2013, finale di Coppa Italia. Chi ha vinto lo sa benissimo, chi ha perso pure.

...e uno laziale

…e uno laziale

Oggi saranno tanti i viterbesi sugli spalti dell’Olimpico. Perché Roma è vicina, d’accordo, e perché certa gente se ne frega del rischio scontri, del prezzo assurdo del biglietto, del parcheggio che non si trova mai e della moglie che vorrebbe andare al cinema. Il derby è la partita che vale una stagione, e dal vivo fa tutto un altro effetto. Chi resterà qui, in città, attiverà la procedura standard, la liturgia, il rituale. Quelli che si rinchiudono dentro casa, barricati fino al novantesimo e, nel caso, anche dopo, ad oltranza. Quelli che la partita la vedranno con gli amici di sempre, seduti ai soliti posti perché cambiare porta sfiga. Quelli che andranno al bar, nella speranza che in mezzo alla gente sparisca la tensione e arrivi il coraggio. Molti romanisti saranno al bar Kansas, in via Piave, covo storico di chi ha il giallorosso nelle vene: qui i tifosi sono tutti uguali, e tutti d’un sentimento. In mezzo, trovi pure qualche volto noto: dall’avvocato Roberto Massatani all’attore Piermaria Cecchini. Dietro al bancone, a dirigere il traffico, ecco Vittorio e Carla, romani e romanisti, anche se a Viterbo da tanti anni.E i laziali? Diciamo che a Viterbo non hanno un punto di riferimento per vedere le partite, anche se San Martino al Cimino resta un feudo – anzi, un principato – quasi esclusivamente biancoceleste. Durante la settimana, invece, si può parlare in tranquillità e in lazialità da Calciomania, il negozio per i malati di football in via Gargana, o magari a piazza Crispi (dove uno dei titolari è laziale, ma occhio, perché l’altro è romanista…), o ancora all’osteria del Vecchio Orologio. Qui il padrone di casa è Paolo Bianchini, che curiosamente ha lasciato il suo posto di assessore provinciale al compagno di partito Piero Camilli, che invece è romanista. Già, il Comandante: due anni fa, racconta radiomercato, provò persino a ingaggiare per il suo Grosseto Zdenek Zeman, il profeta boemo. Che invece poi approdò a Pescara, dove vinse il campionato di serie B e si conquistò il ritorno sulla panchina della Roma. Sappiamo poi com’è andata a finire, ma questa è un’altra storia.

In Comune, invece, l’atmosfera è più soft. Almeno da quando se n’è andato Giancarlo Gabbianelli: l’ex sindaco e presidente del consiglio riuscì persino a coronare il suo sogno di tifoso, invitando a palazzo dei Priori il presidente Franco Sensi, ospite per il trasporto della Macchina di Santa Rosa (no, non di santa Rosella…). E’ derby pure nella Cultura, perché se il direttore del Tuscia film fest Mauro Morucci, da buon sammartinese, è tifosissimo della Lazio, il presidente della Fondazione Caffeina Michele Pepponi è invece romanista fino al midollo. Ma la vera sfida sarà in Confindustria, dove il presidente Domenico Merlani è della Lazio, e dovrà vedersela con il suo direttore generale David Delli Iaconi, che invece è romanista. Il quale, a sua volta, è appena subentrato nel ruolo al papà Tonino: e viene quasi il sospetto che il cuore giallorosso sia un requisito fondamentale, per sedere su quella poltrona..

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23   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Diciamocelo tra noi: forza Lazio!

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