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La migrazione di Caffeina fa paura

caffeina“Non portateci via Caffeina”, dicono in coro i commercianti del centro storico. O almeno, quelli che Viterbopost ha interpellato in un piovoso pomeriggio di fine estate. E già vedere queste strade antiche e nobili mezze vuote dopo la sbornia (anzi, le sbornie) di luglio e agosto mette un po’ di tristezza. Figuriamoci allora se il festival dovesse davvero essere costretto a migrare altrove (in Umbria, in Toscana), come paventato dal presidente della Fondazione Caffeina, quel Michele Pepponi che da mesi ormai chiede un tavolo di confronto con le istituzioni locali. Perché dopo sette anni di successi e di crescita costante, anche il monolite culturale è a rischio trasferimento “per cause di forza maggiore”.

In attesa delle decisioni della convention della Fondazione – a novembre – e magari anche di qualche presa di posizione ufficiale da parte degli amministratori pubblici (Comune, Provincia e Regione), vale la pena farsi un giro nel cuore della città. Quella parte che per dieci giorni l’anno si nutre della linfa vitale portata da Caffeina, delle sue quattrocentomila presenze nel 2013, del surplus di turisti che si nota a vista d’occhio. E tutti quelli che abbiamo ascoltato hanno detto sempre la stessa cosa.

Tipo il negozio di prodotti tipici all’angolo tra via San Lorenzo e via Cardinal La Fontaine: “Caffeina via da Viterbo? Non scherziamo, e speriamo che non succeda. In quel periodo si lavora tanto, e soprattutto noi, che nelle notti d’estate restiamo aperti fino a tardi”. Ancora più contrari, se possibile, i ristoratori, i baristi, i “localari” in genere: in quei giorni, i loro posti si riempiono e lavorano senza soluzione di continuità. “E’ evidente che si lavora di più, per questo ci auguriamo che Caffeina rimanga a lungo a Viterbo”, dicono dal Caffé delle Arti in via San Lorenzo, uno dei centri di gravità permanenti della movida estiva. Idem per le pizzerie, i ristoranti, i cocktail bar e le enoteche che proliferano da qualche anno tra San Pellegrino e il Duomo, fin quasi a piazza del Comune. Sarà un’impressione, o una coincidenza, ma da quando c’è Caffeina aprire un locale in centro è diventata un’opzione imprenditoriale affascinante.

C’è pure chi non ti aspetti che tifi per Caffeina. Tipo il tabaccaio, che magari la notte deve rimanere chiuso per regolamento comunale e che comunque avverte i benefici di Caffeina: “Fino a quando non chiudiamo per la sera, gli affari crescono. E poi ce ne accorgiamo anche la mattina dopo, quando svuotiamo l’incasso dei distributori automatici di sigarette e articoli per fumatori”, confessa uno di loro.

Questo breve viaggio che può anche essere un sondaggio, finisce con una sorpresa ancora più grande. In via San Pellegrino, nella galleria d’arte, con una signora gentile che risponde così alla domanda di rito: “Sarebbe un vero e proprio delitto per Viterbo lasciarsi sfuggire Caffeina. E non lo dico certo perché in quel periodo i nostro affari vanno meglio: lavoriamo sempre uguale. Ma è un discorso di bene comune, gli interessi privati certe volte vanno messi da parte. Caffeina è una cosa che fa onore a tutta la città”. Sì, signora: gli anglofoni e gli anglofili chiamano questo concetto pimby, e cioé Please In My Backyard, sì, fatelo nel mio cortile. E’ il contrario di nimby, di quelli che si oppongono a qualsiasi cosa (aeroporti, discariche, inceneratori, strade, ferrovie, eventi) che vadano a turbare la pace del loro “cortile”. E Caffeina non fa male a nessuno, fino a prova contraria. Anzi.

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16   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Come abbiamo fatto a vivere (e bene) per oltre duemila anni senza la nauseabonda kaffeina? Kaffeina, or not kaffeina: that his the question!

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