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Osbat: “Servono idee forti e innovative”

Luciano Osbat

Luciano Osbat

“Il nodo a mio avviso è uno: sinora non si è stati in grado di presentare proposte capaci di avvicinarsi alla forza delle idee che muove il Trasporto della Macchina”. Luciano Osbat, docente alla facoltà di conservazione dei Beni culturali dell’Università della Tuscia, interviene nel dibattito intorno al rilancio della festa di Santa Rosa. Tutti gli anni, soprattutto gli ultimi anni, puntuale torna la querelle intorno alla necessità che la manifestazione perda i suoi connotati di provincialismo, si apra all’esterno, diventi un Evento con la e maiuscola.

Eppure, ogni anno tutto si riduce (nessun intento denigratorio nell’uso del termine) a quella sera del 3. Il resto è una serie raffazzonata di iniziative che la giunta comunale di volta in volta in carica appiccica intorno al Trasporto. A volte più decente, a volte meno, ma mai il calendario è risultato all’altezza di una festa che tra pochi mesi potrebbe ottenere il riconoscimento dell’Unesco quale patrimonio dell’umanità. E allora, cosa offrire al turista calamitato a Viterbo dal prossimo riconoscimento? La gara di burraco? Suvvia, non scherziamo.

Professore, così com’è ora la festa di Santa Rosa cos’è?

“Tutto si risolve il 3 settembre. C’è necessità di espandere la festività con altre manifestazioni. Il Trasporto non basta da solo”.

Quale strada seguire, allora?

“Come centro di documentazione della diocesi stiamo lavorando per creare una manifestazione integrativa. Già il 6 settembre quest’anno abbiamo organizzato un convegno sul teatro a contenuto religioso. Il nostro intento, col supporto dell’Accademia delle belle arti e del Touring Club, è quello di lanciare un festival nazionale di teatro amatoriale che tratti tematiche religiose, da tenersi nei dieci giorni a cavallo di Santa Rosa”.

A che punto è il progetto?

“Ne abbiamo parlato col Comune che si è detto interessato. Appena ultimato, contiamo per la fine di settembre, lo presenteremo ufficialmente, anche per capire fino a che punto l’ente potrà investire”.

Quanto pesa la carenza di fondi pubblici?

“Credo che il supporto dei privati diverrà sempre più importante”.

E a Viterbo, i privati supportano Santa Rosa?

“Credo che andrebbe valutato il giro d’affari che si muove intorno a Santa Rosa. E credo che quanti ne beneficiano, come albergatori e commercianti, dovrebbero essere più responsabilizzati nell’investire”.

Santa Rosa, fede o folklore?

“Parlerei di religione popolare. Sì, a Santa Rosa è la tradizione popolare che la fa da padrona”.

Perché, secondo lei, sinora la festa non si aperta all’esterno?

“Perché sono mancate idee vincenti che possano stare sul piano della forza rappresentata dal Trasporto della Macchina. Bisogna inventarsi cose nuove, capaci di stare sul mercato”.

 

 

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13   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Mmmmm…. Che brutta faccia da vivaviterbicolo trombatissimo! (Scusate se reitero un precedente commento, ma ci sta, oh se si sta!).

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