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Aghi e rocchetto per la ricamatrice etrusca

Un particolare della tomba della Ricamatrice

Un particolare della tomba della Ricamatrice

Una scoperta unica che è col tempo diventa ancora più unica. E che conquista pure un nome particolare, se volete romantico. Sì, quella tomba riportata alla luce un mese fa a Tarquinia, località Doganaccia, oggi è la tomba della Ricamatrice. Un altro gioiello che va ad aggiungersi ai tanti che lo scrigno archeologico cornetano ha dispensato nel corso degli anni, nel corso dei secoli. Come la tomba delle Leonesse, tomba dei Tori, tomba dell’Orco e tomba della Nave, tomba dei Giocolieri e tomba degli Scudi.

Ma perché tomba della Ricamatrice? Il nome è venuto fuori in modo spontaneo, e annunciato l’altro giorno in Regione, dove gli autori del sensazionale ritrovamento sono stati premiati dal presidente del consiglio regionale Daniele Leodori. E’ stata la sovrintendente per i Beni archelogici dell’Etruria meridionale, Alfonsina Russo, a raccontare le ultime novità su questo sepolcro inviolato risalente al IV secolo avanti cristo. Insieme a lei, il riconoscimento della Pisana è andato a al professore dell’università di Torino Alessandro Mandolesi, alle archeologhe Maria Gabriella Scapaticci e Maria Rosa Lucidi, alle restauratrici Antonella Di Giovanni e Marina Angelini.

Ma si diceva della Ricamatrice. Quella donna, di cui è rimasto solo lo scheletro, probabilmente di nobile origine, tra I 35 e 40 anni di età al momento della morte. Tumulata, secondo il culto funebre degli etruschi, con un ricco corredo: armi, vasellame, un aryballos che conteneva olii profumati e unguenti, e adesso, attraverso gli esami ai raggi x, si è scoperta anche una pisside. E cioè una sorta di recipiente, che gli esperti ipotizzano possa essere addirittura antecedente alla donna, forse di due secoli. Al suo interno, sono stati individuati alcuni aghi, in bronzo e in argento, finemente lavorati, e un rocchetto per il filo. “Oggetti unici, che ci dicono che probabilmente questa donna era una ricamatrice di tessuti raffinati”, ha detto la sovrintendente Russo.

Una conferma, semmai ce ne fosse bisogno, della maestria del popolo etrusco nella lavorazione dei metalli e dei tessuti, peculiarità note già all’epoca in tutto il Mediterraneo, e punto di forza per nei commercianti con gli altri popoli contemporanei.

“Si tratta di una delle scoperte più importanti mai avvenute in Italia – ha detto il presidente Leodori – Come Regione sosterremo le scoperte degli archeologici cercando di promuovere nel mondo ciò che hanno trovato”. E in effetti, la tomba della Ricamatrice, ha già avuto modo di finire su moltissimi organi d’informazione all’estero.

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25   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Ancora manca all’appello la tomba di Philippus Triestinibus, il più grande uomo di kultura etrusco.

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