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Crediti delle imprese: dov’è la ricognizione?

banca soldiIl 15 settembre è trascorso e siamo ancora in attesa di conoscere i dati completi sui debiti certi, liquidi ed esigibili maturati dalla pubblica amministrazione nei confronti delle imprese entro il 31 dicembre 2012 e non ancora estinti. L’elenco dei creditori delle Regioni avrebbe dovuto essere reso noto alcuni giorni fa, come stabilito dal decreto sblocca pagamenti dell’8 aprile scorso.

Riconosciamo lo sforzo del Governo e delle amministrazioni per applicare una normativa complessa e farraginosa, ma le nostre imprese hanno bisogno di certezze sul diritto a veder finalmente onorati i loro crediti. Senza dimenticare che ai debiti arretrati degli scorsi anni si stanno già sommando quelli causati al mancato rispetto della legge in vigore dal primo gennaio 2013, che fissa a 30 giorni il termine per i pagamenti nelle transazioni commerciali. Inspiegabilmente non è stata accolta la nostra proposta di compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della Pa verso le imprese e i debiti fiscali e contributivi delle imprese verso lo Stato. Forse perché lo Stato non si accontenta di far attendere i propri creditori ma addirittura ne mette in dubbio le legittime aspettative? I nostri dati confermano che la situazione delle imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, è molto critica. Quel che è più grave e paradossale è che gli imprenditori sono costretti a indebitarsi con le banche per compensare i mancati pagamenti da parte della pubblica amministrazione e di altre aziende.

Sul fronte dei debiti della Pa verso le imprese fornitrici di beni e servizi, Confartigianato rileva che nel 2012 l’Italia è il Paese europeo con la somma più alta: 91 miliardi. Una cifra che rispetto al 2009 è aumentata di 0,3 punti di Pil, a fronte del calo registrato in Francia, Regno Unito e Spagna. Nello stesso triennio 2009-2012 il credito alle imprese sul Pil è sceso dal 56,6% al 55,9%, con una flessione di 0,8 punti di Pil. Record negativo in Europa anche per i tempi di pagamento della Pa italiana: 170 giorni, vale a dire 109 giorni in più rispetto alla media Ue.
Gli imprenditori italiani pagano molto caro il ritardo dei pagamenti della Pa rispetto ai 30 giorni previsti dalla Direttiva europea in vigore da quest’anno: infatti, nell’attesa di quanto loro dovuto, sono costretti a finanziarsi rivolgendosi alle banche e ciò provoca un extra costo di ulteriori 2,2 miliardi.

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