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“Io non solo l’uomo di Fioroni e Sposetti”

Manuela Benedetti e Andrea Egidi

Manuela Benedetti e Andrea Egidi

La prima sfida che attende Andrea Egidi, segretario provinciale e rincadidato del Partito democratico, è quasi una fatica di Ercole: riuscire a far passare il messaggio che lui non è l’hombre di Fioroni e Sposetti, della nomenclatura che, per tutelarsi e perpetuarsi, ha fatto blocco intorno a lui. In bocca al lupo, di cuore, perché sarà una battaglia mediatica, dialettica, e perché no gossippara, dura da vincere.

La seconda sfida che attende Andrea Egidi, segretario provinciale e ricandidato del Partito democratico, è quasi una passeggiata, sia detto col massimo rispetto: battere con percentuali possibilmente bulgare l’altro contendente alla carica, quell’Alessio Trani che rappresenterà il 6 novembre prossimo la componente renziana del partito. Perché dovrebbe essere una passeggiata? Intanto, per mere questioni algebriche, visto che la diffusione delle tessere d’iscritti è ben chiara. E poi perché gli stessi renziani, forse per modestia, forse per strategia, hanno già fatto sapere di interpretare l’appuntamento congressuale come una bilancia per pesarsi e un pallottoliere per contarsi.

Ciò premesso, e considerato il sabato autunnale che invita ad abbassare i ritmi, la presentazione ufficiale della (ri)candidatura di Egidi, nella sede del Pd in via Polidori, è una chiacchierata dai toni distesi e concilianti, col segretario uscente circondato dall’affetto dei suoi dirigenti e sostenitori sul territorio, i quali lo introducono uno a uno, senza attaccare il cuore del programma. Questo spetta allo stesso Egidi, che lo fa con piacere e con ludicità. E con una premessa: “Sento l’ironia che circonda la mia candidatura, l’intenzione di farla passare come espressione dell’apparato, di Fioroni e Sposetti. Bene, dico che il novanta per cento di chi mi aiuta, di chi mi accompagna, neanche li conosce, Fioroni e Sposetti. Loro, tra l’altro, non sono neanche stati eletti da queste parti. Semmai, io sono l’espressione degli eletti, dei deputati Mazzoli e Terrosi, del consigliere regionale Panunzi, dei sindaci e degli amministratori. E di questo gruppo dirigente, che non ha padroni”. D’accordo, ma la voce, il pettegolezzo, l’etichetta dell’inciucio fioronian-sposettiano, circola con insistenza. Egidi abbozza: “La verità è che si tratta di una scelta condivisa, e che bollarla in un altro modo è la volontà dell’altra parte di trovare appigli critici, motivi di discussione. Mi auguro che nelle prossime settimane, fino al congresso, ne riescano a individuare altri, più consistenti”. E comunque, a parte questa frecciata morbida, il rapporto coi renziani (anche con la componente civitonica, assicurano) è fluido, persino con un pizzico di fair play, come raccontano dalle parti di via Polidori. Col curioso paradosso che il risultato annunciato nella Tuscia per inizio novembre (Egidi che stravince) potrebbe essere l’esatto contrario di quello che avverrà l’8 dicembre in chiave nazionale, dove Renzi è dato per strafavorito. Singolare, ma non troppo, se è vero – come spiegano i sostenitori di Egidi – che i congressi sono due momenti separati, volutamente staccati l’uno dall’altro. Due eventi che non andranno necessariamente a rimorchio, con persone che magari sceglieranno qui Egidi e di là Matteo: “Segno che abbiamo lavorato bene, e che non si guarda alle tessere ma a ciò che si è fatto”.

La presentazione della candidatura

La presentazione della candidatura

E torniamo al 2010, a quel congresso che premiò Egidi e gli lasciò in mano un Partito democratico da ricostruire. “Abbiamo lavorato duramente, da allora, e spesso è stato un lavoro oscuro. Ce l’abbiamo fatta, rimettendo in moto il processo unitario poi sublimato dall’elezione alla segreteria regionale di Enrico Gasbarra. E abbiamo ottenuto risultati significativi, a partire dalla vittoria delle comunali viterbesi, ma anche della riconquista di feudi storici come Caprarola, Montefiascone, Valentano e Bassano Romano. E pure le sconfitte ci sono servite, penso a Soriano ma anche a Montalto, dove abbiamo azzerato tutto e siamo ripartiti coi giovani e con le idee”. Ecco, dalla ricostruzione, dalle facce nuove (ma non necessariamente giovani), coinvolte nell’avventura, è arrivato l’input per la ricandidatura: “Perché – spiega Egidi – avrei potuto tranquillamente fare altro, dopo tre anni da segretario e tanti anni nel partito in altri ruoli. E invece voglio proseguire questa esperienza, declinandola con nuove motivazioni e nuovi traguardi, perché c’è ancora un pezzo di strada da fare insieme. La prima sfida è quella di agevolare il definitivo salto di qualità dei nostri giovani dirigenti, affinché si affermino una volta per tutte. Basta fare soltanto burocrazia, diamo corso al lavoro di prospettiva. E poi la seconda sfida, quella di governo, non possiamo nasconderci e diamo dare risposte concrete in termini di sviluppo del nostro territorio. A Viterbo qualcosa si sta muovendo, con le terme sbloccate dalla Regione. Nella provincia, in generale, ecco che anche i prolemi idrici vanno verso una soluzione, mentre mi sembra che la discussione dei sindaci sul nuovo atto aziendale della Ausl sia stata proficua. Fermo restando che l’alta Tuscia deve ancora deve ancora ricevere delle soluzioni. Ma era ora che i disastri combinati da Marrazzo prima e dalla Polverini poi venissero dimenticati. E cìè la questione territoriale, di coesione: tutti insieme possiamo farci sentire e ottenere qualcosa, da soli, divisi, non abbiamo voce in capitolo. Si deve fare massa critica, insomma”.

Il programma, anzi gli “Appunti per il congresso 2013”, è sostanzioso, poi si scattano le foto al simbolo, e la campagna congressuale è già iniziata. Prima uscita pubblica, giovedì in sala Regia per l’incontro con l’eurodeputato Roberto Gualtieri. Si comincia dall’Europa, per arrivare a riprendersi la Tuscia.

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16   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Che facce da vecchi conformisti, questi gggiovani del piddì…

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