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La Tuscia ricorda il regista che la amava

Una scena del film L'Armata Brancaleone, girato nella Tuscia

Una scena del film L’Armata Brancaleone, girato nella Tuscia

“Monicelli Mario: (Roma, 16 maggio 1915 – Roma, 29 novembre 2010) è stato un regista, sceneggiatore e attore italiano. Insieme a Dino Risi e Luigi Comencini, fu uno dei massimi esponenti della commedia all’italiana, che ha contribuito a rendere nota anche all’estero con film come Guardie e ladri, I soliti ignoti, La grande guerra, L’armata Brancaleone, Un borghese piccolo piccolo,  Speriamo che sia femmina, Amici miei etc.. Vincitore di numerosi premi cinematografici, è stato candidato per sei volte al Premio Oscar. Nel 1991 ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia. Ormai minato da un cancro alla prostata in fase terminale, la sera del 29 novembre 2010 Monicelli muore suicida gettandosi dal quinto piano del reparto di urologia dell’Ospedale San Giovanni a Roma, dove era ricoverato. Dopo le commemorazioni civili tenutesi nella sua casa romana al Rione Monti e presso la Casa del cinema il suo corpo è stato poi cremato”.

Così l’enciclopedia digitale Wikipedia alla voce dedicata a uno dei più grandi maestri della cinematografia internazionale, grande amico di Viterbo e della Tuscia viterbese (dove ambientò, si pensi solo all’Armata Brancaleone, le pellicole più celebrate). Ora la città dei Papi, nella giornata del prossimo 10 ottobre al cinema Lux vuole ricordare il regista con il film documentario di Francesca Bartellini, dal titolo “Monicelli, il pagano” (54’; prodotto da Les Films du Tamarin di Parigi, in coproduzione con Cine Cinema e il Centre national de la cinematographie).

Due parole sull’autrice. Regista, scrittrice, attrice e produttrice. Milanese di origine, vive ora tra il lago di Bolsena e Parigi. Durante diversi soggiorni in Africa ha diretto alcune riprese per l’Unesco all’interno del programma “Donne e culture della pace”. Tra i suoi diversi documentari vanno fra gli altri citati “One day on tge path”, “Ubuntu”, “Yannis et le autres”, “Ma come il vento muove il mare” (intenso ritratto per immagini del poeta Sandro Penna), “Les laboratoires des crais”,  “Il sogno di Demetra”, pluripremiati nei principali festival del Vecchio Continente.

Mario Monicelli

Mario Monicelli

“Il Monicelli effigiato da Francesca Bartellini – sottolinea il critico cinematografico Mino Monicelli – è un individuo che detesta l’enfasi, la pompa, la solennità e la retorica e si riconosce nell’anti-eroicità dei protagonisti dei suoi film, esseri incapaci di realizzare le imprese in cui sono coinvolti, ma provvisti, nel loro contagioso picarismo, di una simpatia difficilmente rinvenibile altrove. Il Monicelli che la macchina da presa ci restituisce e ci parla è un regista che si racconta asciuttamente: un maestro che ignora la supponenza e rifiuta il ruolo di guida, intento a scoraggiare che si edifichi il mito di sé stesso, sguarnito di presunzione estetica, affezionato all’aspetto artigianale della creatività artistica, scarno e scabro nell’atteggiamento, brusco nel conversare, allergico al narcisismo. Non un modesto, ma un signore schietto, senza fronzoli e manierismi, asprigno nella polemica”.

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24   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Viva Monicelli, brava Francesca Bartellini, ma Wikipedia – per pietà – no…

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