20042024Headline:

“Va restituita la passione che non c’è più”

Alessio Trani

Alessio Trani

Cuore, passione e voglia di cambiare le cose. Perché lui è uno di quelli che ci crede e ha deciso di provarci. Nonostante la sua battaglia assomigli tanto a quella di Davide contro Golia. Soprattutto a Viterbo.

Ma Alessio Trani, 47 anni, sposato e padre di tre bambini, professione agricoltore (“Quando, dopo la laurea, dissi a mio padre che volevo dedicarmi alla campagna, rimase di stucco”) e vice presidente di Confagricoltura Viterbo-Rieti è uno che ha sposato appieno il motto kennedyano “Non chiederti cosa l’Italia può fare per te, ma cosa tu puoi fare per l’Italia” e ha deciso di scendere in pista. Sarà candidato alla segreteria provinciale del Pd con la mozione “Piazza Democratica”, vicina a Matteo Renzi, e sfiderà Andrea Egidi, che ha già ricevuto la benedizione dei  pezzi da novanta del partito viterbese, a cominciare da Fioroni e Sposetti.

“Ho deciso di candidarmi – dice – dopo aver cominciato a frequentare il partito e aver compreso che le logiche all’interno dei circoli sono lontane anni luce da quelle degli elettori”.

Ovvero?

“Sì, ho notato che tra gli iscritti c’è poco dialogo e molta diffidenza, quasi incomunicabilità”.

Si spieghi meglio.

“Nella classe dirigente si respira un’aria strana. Se prendiamo le persone a una a una vediamo che sono tutte bravissime. Ma poi si percepisce la sfiducia totale nel prossimo, la paura di essere fregati. Si crea uno strato impenetrabile, un mondo a sé stante. Che vive al di fuori della realtà degli elettori e dello stesso partito. Ho toccato con mano le divisioni tra correnti e le improvvise convergenze, dettate spesso da convenienza”.

E questo le ha fatto scattare la scintilla?

“Beh, ho pensato: se continuo a frequentare il partito per altri due o tre anni finirò per diventare come loro. E allora mi sono detto: voglio provare a cambiarlo questo partito, che decide tutto nelle segrete stanze e si affida alla società civile solo quando c’è da prendere il voto”.

Non la fa un po’ troppo drammatica?

“No, perché ho visto e sentito giovani che parlano il linguaggio dei vecchi. Ho avuto la netta sensazione che il Pd sia un partito chiuso dentro un uovo. E quest’uovo qualcuno lo deve rompere. So di essere un Ufo e che in pochi mi conoscono, ma è giusto che ci provi”.

Già, ma cosa vuol dire rompere l’uovo?

“Le elezioni per il segretario provinciale si svolgono solo tra gli iscritti. Sa quanti iscritti ha il Pd nella città di Viterbo? Meno di 200. E sa cosa vuol dire questo? Che la politica non riesce più ad attrarre le persone, a far nascere la passione per un ideale da perseguire”.

Lei ce l’ha il rimedio?

“Io dico a chi ama il proprio Paese: investi 20 euro per il tuo futuro e quello dei tuoi figli e vieni a dire la tua nei circoli e a votare. Una volta che i giochi saranno fatti, lamentarti non ti servirà a nulla”.

Facciamo un passo indietro: lei è un neofita della politica.

“Sì, fino a un anno fa non avevo mai fatto politica attiva, ma la politica mi ha sempre interessato. Pensi che mi commossi quando nacque l’Ulivo di Romano Prodi. Ma col passare del tempo, visto come andavano le cose, in me cresceva ogni giorno di più l’anti-politica. Mi sono spaventato perché mi sono accorto di non credere più nel sistema. Ho pensato anche di andarmene all’estero, insieme a tutta la mia famiglia. E mi sono trovato davanti a un bivio: o me ne vado, o mi impegno per cambiare le cose”.

E come è arrivato a Matteo Renzi?

“L’ho ascoltato e m’è piaciuto il suo modo di comunicare. Non solo. E’ uno dei pochissimi che fa ciò che dice. Il resto è venuto da sé. Sono venuto in contatto con Francesco Serra e ho cominciato a condividere con lui l’esperienza delle primarie dello scorso dicembre. Poi mi sono impegnato anche per le comunali”.

Che bilancio fa di quelle esperienze?

 

“Esperienze straordinarie. Perché intrise di novità e tanta passione, anche se in quel periodo il partito, ovvero l’apparato, ci guardava come un corpo estraneo. Anzi, proprio in quel periodo ho cominciato a constatare come funziona il partito al suo interno”.

Anche se alla fine sono state collezionate tutte sconfitte…

“Bisogna insistere se vogliamo veramente cambiare le cose. Matteo Renzi rappresenta colui che può scardinare le incrostazioni che ancora bloccano il Pd. Vede? A me piacque molto il discorso che Walter Veltroni fece al Lingotto. Ma Veltroni non è riuscito a cambiare il partito nel suo interno, a fondere in un unico le varie identità. Quelle identità che ancora oggi sono solo blocchi di potere e rischiano di non portarci da nessuna parte”.

Pensa che Renzi stavolta possa farcela?

“Lo spero. Ma il mio timore è che possa essere una testa senza corpo. Mi spiego: se il partito non cambia radicalmente, Renzi rischia di fare la fine dei suoi predecessori”.

E allora?

“C’è poco da discutere: se vogliamo che il centrosinistra costruisca il futuro dell’Italia, la grande occasione è in questo momento. Bisogna rinnovare, perché finora il rinnovamento non c’è stato. E chi fino a oggi ha provocato questo stato di cose, farebbe bene a lasciare il campo ad altri”.

Dunque, anche lei vuol rottamare?

“No, io vorrei allargare la platea dei partecipanti. Vorrei una base corposa e libera da lacci e laccioli, che sia in grado di dire la sua e scegliere con la propria testa”.

Lei lo sa che in questa competizione si troverà contro Fioroni e Sposetti?

“Certo che lo so. Ma le sfide impossibili sono anche le più belle”.

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25   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Non vorrei sbagliare, ma Confagricoltura è un’organizzazione che storicamente è sempre stata collocata a destra. Di questo passo, il prossimo candidato dei renziani viterbicoli sarà pescato direttamente tra i dirigenti della Fiamma Tricolare o di Forza Nuova.

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