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Una proposta civica per la chiusura del centro

Da sinistra: Biribicchi, Oddo, Barbieri e Polegg

Da sinistra: Biribicchi, Oddo, Barbieri e Poleggi

“Sono stato a Brescia, ho fatto venti metri di strada chiusa al traffico, perché non ero pratico. Mi hanno beccato con le telecamere, 80 euro di multa. Mentre noi a San Pellegrino abbiamo quelle telecamere lì, finte”. L’ex assessore Paolo Barbieri fa un esempio personale, all’interno di un discorso più ampio e tutto da approfondire. La chiusura del centro storico è un argomento enorme, che si presta a duemila interpretazioni, prese di posizione (per principio, per interesse, per gusto), polemiche ma anche proposte. E mentre il consiglio comunale, da oggi, affronterà il progetto dell’assessore Alvaro Ricci, ecco che tre liste civiche si sono unite intorno a questo aspetto e hanno messo sul tavolo della discussione una loro proposta. FondAzione, La Mia Tuscia e Viterbo che Lavora (tutte dal 5 per cento in giù, molto più in giù, alle ultime elezioni) ci hanno lavorato da un po’ di tempo, e facendo la sintesi delle loro esperienze hanno prodotto tre paginette di proposta, quattro punti, sulle quali si augurano che seguirà dibattito.

Di certo, il passato non aiuta ad essere fiduciosi. Di chiusura del centro storico se ne parla da anni. A metà dei Novanta fu la giunta Meroi ad abbozzare un progetto, poi fagocitato dal piano urbano del traffico. In seguito,  anche con Gabbianelli, uscirono fuori ipotesi più o meno fantascientifiche, come quella di trasformare l’anello murario in una specie di mega rotonda, da percorrere a senso unico per razionalizzare (?) il traffico, fino all’interramento del tratto urbano della ferrovia. “Peccato che gli studi abbiano concluso che ci volevano 600 milioni per fare una cosa del genere – ricorda Barbieri – E chi te li dà, 600 milioni? Qui si parla tanto dell’esempio Siena, ma a Siena c’era una banca che dava al Comune cento milioni l’anno. Si poteva fare di tutto, così…”.

Però l’impressione è che stavolta ci siamo davvero. Nelle linee programmatiche lette dal sindaco la scorsa settimana, la chiusura del centro – o di una parte di esso, quella monumentale – è data per certa addirittura prima di Natale. “Se è per questo, alcune zone, via San Lorenzo, piazza del Gesù, piazza della Morte, piazza San Lorenzo, via Cardinal La Fontaine e San Pellegrino, si possono chiudere pure subito. Ma è importante che questa sia una scelta ponderata, e condivisa con tutte gli attori in causa, dai residenti ai commercianti ai proprietari degli immobili – dice Renzo Poleggi, de La Mia Tuscia – Ecco, intanto partiamo dal ridurre l’area da chiudere a questa porzione,  perché altrimenti il centro storico per come è inteso adesso, cioè tutto il territorio urbano dentro le mura medievali, è troppo ampio e troppo diversificato. Meglio concentrare sforzi e energie sulla parte monumentale, anche per una specie di verifica che poi col tempo potrebbe essere corretta o ampliata”.

C’è poi l’aspetto del dibattito. Che magari non piacerà a Nanni Moretti, ma a Ugo Biribicchi invece sì: “Perché non vorremmo trovarci un provvedimento preso senza che se ne sia discusso. Vorremmo sottoporre il nostro progetto all’amministrazione, ma finora abbiamo trovato un muro di gomma. Parlarne insieme sarebbe un modo per portare migliorie a tutti, senza pregiudizi e anche con la consapevolezza che non si potrà fare tutti felici, ma la maggior parte almeno sì. Ci vuole una motivazione forte, per far far accettare una scelta forte”.

Ecco allora che si passa al’aspetto economico. Che lo stesso Barbieri, da ex assessore al Bilancio, affronta con padronanza. “La chiusura del centro comporta delle spese, e sappiamo quanto sia difficile per le amministrazioni reperire i fondi. Bisognerà andare a trovare il necessario nel bilancio: per le telecamere, per i vigili, per potenziare il trasporto urbano. Ma anche per l’ornato, perché certi palazzi vanno riportati all’antico splendore.E’ una questione impegnativa, così come sarà impegnativo riempire il contenitore centro storico con un contenuto valido anche commercialmente. Noi abbiamo pensato ad una riqualifcazione commerciale, promuovendo la trasformazione dei vecchi magazzini in disuso in locali di categoria C1. Che potranno diventare botteghe artigiane di prodotti tipici. Per farlo,  bisognerà però snellire la procedura burocratica del cambio di destinazione d’uso, e qui si passa dall’ufficio tecnico del Comune, ma anche incentivare i proprietari con un abbassamento delle imposte, tipo della Tares”.  Con tutta franchezza, e apprezzate le buone intenzioni, sembra un progetto alla Tommaso Moro: utopia, appunto.

Al consigliere Gianmaria Santucci, di fatto l’unico rappresentante istituzionale della triplice intesa, toccherà l’onere di portare la proposta in consiglio, di fare lobbing affinché qualcuno accetti almeno di discuterne. E se ci riuscisse ecco che la chiusura del centro storico potrebbe anche passare come una scelta magari non condivisa da tutti, ma almeno – almeno – non imposta dall’alto. Sarebbe già tanto, per come siamo fatti da queste parti.

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18   Commenti

  1. Elisabetta EDesign ha detto:

    sicuramente la chiusura del centro salverebbe i nostri monumenti da questi scempi…………………da notare che alle 08.40 di questa mattina nessuno si era ancora preoccupato di segnalare il danno……………..

  2. Giorgio Molino ha detto:

    Chiusura del contro storico “intelligente”? Allora la predica viene da un pulpito veramente sbagliato. A parte qualche ingenuo idealista, a quel tavolo vediamo solo mercenari della politica. E della peggior specie.

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