28032024Headline:

Arsenico, nuovo caos sui dearsenificatori

Riccardo Valentini

Riccardo Valentini

Qualcuno asserisce con mento all’insù che nel futuro prossimo la gestione delle acque sarà più redditizia di quella del petrolio. Chiunque esso sia è invitato a venire a Viterbo. Gli basterà leggersi quattro righe sui quotidiani locali per capire che si sbaglia profondamente.

Già, perché nella Tuscia la questione potabilità è diventata una faccenda complicata e dai risvolti tragicomici. Improvvisamente ci si è resi conto di bere una quantità giornaliera di arsenico che tutto sommato farebbe meno male pasteggiare con la vodka. Per non parlare poi delle innumerevoli attività che vivono di acqua. Dalle industrie ai ristoranti. Stabilimenti balneari, locali di ogni genere e chi più ne ha più ne metta.

Dopo proteste, manifestazioni, proroghe e chiacchiere da bar, si è finalmente arrivati ad una soluzione. Si sono infatti costruiti diversi impianti di potabilizzazione. Atti a far scendere la soglia massima dei livelli di pericolosità ad una percentuale non dannosa per il consumo abituale.

A questo punto però è emerso il solito quesito che torna a confondere le carte. Chi si prende la gestione degli impianti? “Per quanto ne so io – attacca (alla grande) il consigliere regionale Riccardo Valentini – chi sta in Talete lascerà proprio a Talete le incombenze. I Comuni che invece si sono staccati dovranno provvedere autonomamente. Queste almeno le decisioni note fino a pochi giorni fa. Inutile dire poi che sovente cambiano le cose, considerando la confusione totale sull’argomento”.

E che ci sia un po’ di caos se n’erano accorti quasi tutti. Nel dubbio il sindaco Michelini ha ordinato 25mila targhette con su scritto “non potabile”. Fermo restando però che se le biglie dovranno rimanere su queste posizioni a rimetterci saranno, tanto per cambiare, i cittadini. Con la solita bolletta che magicamente si impennerà. “Noi la vediamo diversamente – prosegue Valentini – Qualora si fossero miscelate le acque in un sistema integrato i costi si sarebbero abbattuti. Ad oggi invece tra lavori Enel e sostituzione di filtri la batosta potrebbe risultare importante”.

Come agire quindi prima che la gente decida di lavarsi col rum e di accompagnare la bistecca unicamente con Brunello di Montalcino (che poi non ci sta manco male)?   “C’è poca voglia di fare rete – taglia corto il volto di ‘Lista per il Lazio’ – Questa è una grave fragilità del territorio. Non si può più pensare all’acqua del sindaco. Occorre fondare un unico ente gestionale del Lazio. Solo facendo così si ridurranno notevolmente gli oneri. Paradossalmente una volta tanto Roma ci salverebbe. Essendo quello dell’arsenico un grattacapo più viterbese che di altri. Questa sarà la nostra campagna per i prossimi anni. Ci siamo dati un obiettivo concreto, entriamo in fase propositiva. Un nuovo sistema regionale che raccolga tutti e permetta di dividere i costi di una rottura piuttosto che di un altro guaio indipendente dalla volontà dei cittadini o delle amministrazioni”.

Nel frattempo comunque ci si può sempre organizzare col succo d’ananas e il latte di cocco. Il primo scioglie i grassi, il secondo rinvigorisce i capelli.

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