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Sebastiano incanta viterbesi e turisti

Un dettaglio del registro della mostra

Un dettaglio del registro della mostra

Cile. Spagna. America. Germania. Ma anche Vicenza, Monza, Milano, Palermo. Il registro che collega Viterbo con il mondo è lì, appena si entra e ci si lascia alle spalle la cappella dei Priori, con la statua enorme di Santa Rosa che di solito va a completare la Macchina, in cima. Il libro è a destra, e si sta riempiendo di firme. Decine che diventano centinaia, pagina dopo pagina. E basta leggerne alcune per rendersi conto di quanto la mostra delle due opere di Sebastiano Del Piombo stia facendo per l’immagine della città.
E’ una teoria infinita di firme e date e commenti e cuoricini. Si parte da sabato 20 dicembre, giorno dell’inaugurazione, e non stupisca che la prima firma in assoluto sia dell’assessore Giacomo Barelli: non per manie di protagonismo, sia chiaro, ma più semplicemente perché il delegato alla Cultura di palazzo dei Priori sia stato materialmente il primo ad entrare nella sala Regia, avendo lui tagliato – insieme al sindaco – il proverbiale nastro di inaugurazione. Dopo Barelli, però, ecco una sfilza di nomi e luoghi, di pareri sulla Pietà e la Flagellazione messe di nuovo a disposizione dei viterbesi – e come vedremo dell’umanità – dopo un anno di clausura in quel museo pericolante.
C’è chi firma e basta, contento di essere passato da qui: il Mario Rossi di turno, per capirci. C’è chi non s’accontenta, e aggiunge un pensierino: “Più iniziative culturali per Viterbo. Se lo merita”, e cinque nomi e cognomi: sarà stato un gruppo di talebani della cultura. Un altro, evidentemente in crisi d’astinenza da Facebook, scrive: “Mi piace tanto”. Altri, forestieri: “Bellissima la nostra vacanza a Viterbo”. Perché non avete visto Tre Croci, gente. Ed ecco abitanti di luoghi esotici, tipo Legnano o la Garbatella. O altri ancora più lontani: ragazzi brasiliani (certo, le ragazze avrebbero potuto lasciare anche numero di cellulare: peccato), i misteriosi ideogrammi orientali con una parentesi che illumina sulla provenienza (Japan), anche se già avevamo dei sospetti. E ancora, a leggere c’è mezzo mondo. I bambini, con le loro lettere grosse e incerte, da chi ha imparato da poco a maneggiare la penna. Ci sono, naturalmente, anche le critiche, visto che qui non si censura nessuno: “Non avete azzeccato le luci”, s’impanca un evidente nipote di Vittorio Storaro. Un altro: “Mancano le didascalie che spiegano le opere”. Grazie, la prossima volta terremo conto, semmai ci sarà, una prossima volta. E altre pagine su pagine, date su date, una mostra nella mostra.
Certo, non tutti i (tantissimi) visitatori della sala Regia avranno firmato il libro mastro. Forse perché sono timidi, forse perché sovrappensiero. Ma ognuno di loro porterà a casa il ricordo di questa esposizione, la luce e i colori e la mano di Sebastiano Del Piombo in un palazzo che è storico. E quell’emozione che Viterbo, profonda provincia italiana, ha saputo regalar loro per le vacanze di Natale del 2013.

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3   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    I turisti vengono da tutto il mondo per ammirare la mostra su Sebastiano Del Piombo e poi si trovano davanti Filippo Rossi da Trieste e l’ottuso superassessore Barelli con le loro belle facce di kultura. Così non crescerà mai viterbocittàdarteedicultura.

  2. Luigi Tozzi ha detto:

    LA MOSTRA DI SEBASTIANO DEL PIOMBO A VITERBO E’ UNA VERGOGNA PER LA CITTA’ !!!

    L’ho scritto anche sul foglio delle firme che c’è all’entrata della mostra (firmandomi).

    Nessuna spiegazione dei due quadri, nessuna notizia sull’autore, niente sul periodo artistico..insomma…nulla di nulla. Non so cosa abbiano apprezzato i tanti visitatori stranieri che citate, o forse avranno pensato anche loro che un minimo di spiegazione almeno in inglese sarebbe stata utile. Per me sono solo stati due quadri messi lì e basta! UNA VERGOGNA!!

  3. Giorgio Molino ha detto:

    Caro Tozzi, cosa ci vuole fare, è la kultura (con la kappa e con il c.) ai tempi di kaffeina.

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