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Caninese, ancora tu

L'invasione a Canino nella gara d'andata

L’invasione a Canino nella gara d’andata

Quindici settembre, quattro mesi fa. Un altro anno zero da ingoiare, per i tifosi della Viterbese. Nel modo più doloroso, stavolta, perché la pioggia battente neanche poteva illudere quei seicento ragazzi che la trasferta di Canino fosse una semplice scampagnata di fine estate. Macché gita fuori porta, gente: era la prima partita in Eccellenza, triste sprofondo del calcio cittadino dopo una serie di fallimenti e lutti e gestioni scellerate e debiti, montagne di debiti. Questo a vederla da pessimisti. Eppure, tra le centinaia di sostenitori che sciamavano verso Canino, intruppando prima la Verentana e poi giù lungo la ex statale 312 – che si chiama “Castrense”, ma guarda che combinazione -, c’era pure qualcos’altro. Non solo quell’attesa solita di ogni inizio di campionato, la felicità di uscire dalla crisi d’astinenza da pallone, malattia di tutte le estati. No, c’era pure curiosità, entusiasmo, a trattati anche euforia e la vaga consapevolezza di partecipare ad un evento storico: la Viterbese che ripartiva dal basso – neanche dal piano terra, ma dallo scantinato – ma che poggiava già su basi solide. Come per quei talenti precocissimi, da Alessandro Magno a Mozart, da Leonardo DiCaprio a Lebron James, s’intuiva che la nuova Viterbese (associata al nome della Castrense, che qualche settimana prima aveva trasferito il titolo sportivo nel capoluogo su precisa volontà del presidente Piero Camilli e dei suoi figli) avrebbe avuto un avvenire radioso, pieno di successi. Quel giorno, per la cronaca, ci fu un primo assaggio delle doti del genietto gialloblu in fasce: una vittoria per 6-1.
Da allora è trascorso esattamente un intero girone di andata. Altre sedici partite. La creatura è cresciuta come crescono tutte le anime giovanissime: grandi passioni, piccoli prodigi, altrettanto piccoli fallimenti, qualche polemica e un po’ di scosse d’assestamento. Sono cambiati giocatori, dirigenti, un allenatore è entrato in corsa salvo poi essere risostituito dallo stesso a cui aveva preso il posto. La Viterbese ha vinto, ha pareggiato e qualche volta ha perduto. Non ha lasciato per strada quei seicento tifosi di Canino, semmai ne ha attratti altri, riportando allo stadio affluenze degne di nota, uniche in questa categoria seminfermale: duemila prima di Natale nel big match contro il Rieti, un’onestissima metà appena domenica scorsa contro il Villanova, che non è il Real Madrid. I Camilli hanno speso tanto e deciso tutto: anche loro hanno sbagliato qualcosina, dettagli che possono sfuggire quando si costruisce coi fatti e non con le chiacchiere. Hanno ammesso le loro imperfezioni, e laddove possibile le hanno riparate con un’onestà che la piazza ha apprezzato. Il legame coi tifosi si è fatto più stringente, superate le piccole ruvidezze iniziali, e ancora di più migliorerà quando finiranno in bacheca i primi trofei: intanto, resta impresso il bagno di folla che i fans hanno tributato alla squadra, di ritorno dal trionfo di Civitavecchia. Il progetto Viterbese (e viterbese) dei Camilli è appena all’inizio, e perciò diciassette partite e quattro mesi di campionato sono soltanto un piccolissimo tratto del percorso che si potrà fare insieme, un percorso che ha come primo punto d’arrivo il ritorno tra i professionisti. Quel traguardo che i tanti personaggi passati negli ultimi anni fa avevano promesso e mai raggiunto.

maurizio de bartoloOggi la Viterbese ricambia l’ospitalità della Caninese. Lo fa da prima in classifica e da squadra (e società) guida del calcio provinciale, al di là della categoria in cui si trova oggi. In porta, tra i maremmani, ci sarà anche una sorpresa: giocherà Maurizio De Bartolo, 35enne estremo difensore con trascorsi in piccole formazioni della zona (Gradolese, Civitella, Palanzana), tesserato appena l’altra sera dalla Caninese, che tra infortuni e squalifiche era rimasta senza portieri. De Bartolo, uno dei ragazzi della Brigata Etrusca, che ha girato l’Italia per anni appresso ai colori che ama, oggi sarà al Rocchi da avversario, e giocherà sotto la sua curva. Cose che in Eccellenza possono anche capitare, ma che a Viterbo sperano tutti possano essere presto archiviate. “Ti ricordi quel derby con la Caninese?”. Ma per fare un album dei ricordi, prima occorre affrontare il presente. Con dignità, grinta e voglia di vincere.

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1 Commento

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Voglia di vincere che si appaia alla voglia di cancellare il malefico influsso del votivendolo e voltagabbana abituale Filippo Rossi da Trieste (ne sentivate la mancanza, eh?, cari cretini piramidali), tifoso della Viterbese esclusivamente per motivi politici.

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