20042024Headline:

Cento befane e quindici auto per la “Calzona”

Tre befane

Tre befane

Ultim’ora: piove, Governo ladro. E allora la calza più lunga del mondo sfilerà domenica 12 gennaio, sempre che Giove pluvio non ci si metta ancora di mezzo.

L’appello al Guinness dei primati, ai loro giudici sparsi su tutto il globo terracqueo, col vestitino nero, il metro alla mano e il sussiego d’ordinanza: riconoscete la Calza più lunga del mondo. Certificatela. Datele il bollino blu, come per le banane. Infilatela nel vostro infallibile librone, magari tra l’uomo più vecchio del mondo e l’hamburger più grosso, e la donna coi baffi e il treno superveloce.

Ne abbiamo bisogno, qui a Viterbo, alla vigilia del tredicesimo trasporto di questo mostro che piace tanto ai bambini: un serpentone di juta lungo 53 metri, pesante 400 chili, fatto di iuta, palloni gonfiabili e dolciumi sul perimetro. Frutto di mesi di lavoro nel centro sociale del Pilastro, che ha avuto l’idea e che l’ha portata avanti con orgoglio insieme a Comune e Provincia (patrocinatori), dell’Admo e dell’Avis, del Cinquecento Tuscia club, e dello sponsor Confartigianato. Messaggio di pace e solidarietà, come ha evidenziato il presidente del centro sociale Luciano Barozzi, che alla conferenza di presentazione ha spiegato come quest’anno il ricavato della vendita delle mille calze (mica mezze calzette) a 2.50 euro l’uno andrà alle adozioni a distanza.

Come se non bastasse, ecco le cento befane – in senso buono, ma anche no . che porteranno a spasso la calza. Alcune sono davvero anziane, altre più giovani, ed è raro che le ragazze mettano chili di trucco per apparire più vecchie, più rugose. Bruttissime e bellissime, e dolcissime, con quelle scope di saggina e i dolciumi e i cappelli neri, che accapezzano manco fossero facchini. Stanno qui, in sala dei Priori, per la presentazione ufficiale della tredicesima edizione. Alcune di loro vengono persino da fuori, dai paesi della provincia – come spiega la capobefana Fosca Mauri Tasciotti – altre da Roma, perché si sa, c’è sempre bisogno di manodopera, e poi questa è una festa che interessa, che funziona. Perché la Calza è buffa, ai bambini piace da matti, e oltre alle vecchine ci sono anche le Cinquecento d’epoca, che danno una mano – come muli a motore – nei due chilometri del trasporto, da Porta Romana a viale Buozzi. Salvo, è questa la novità, nell’impervia salita di via Cairoli, che stavolta le befane affronteranno da sole, e ancora di più viene fuori il paragone coi facchini.

Befane schierate in sala dei Priori

Befane schierate in sala dei Priori

Ma la Calza più lunga del mondo funziona anche per un’altra ragione: per il palcoscenico in cui striscia e s’insinua, come un gigantesco serpente. Il centro storico, attraversato da sud a nord, con le soste programmate, la gente che s’accalca (quest’anno ci saranno anche i motociclisti della polizia locale per aprire la strada), la banda e le majorettes, gli sbandieratori.
Manca soltanto il riconoscimento del Guinness, che pure negli ultimi anni ha dispensato diplomi alle categorie più svariate, approdando anche in televisione, con risultati di dubbio gusto ma di sicura audience.
In televisione, invece, la Befana nostra ci andrà il giorno successivo, cioé lunedì, per un trasporto eccezionale (aridaje con il paragone santarosiano) in diretta su I Fatti Vostri, trasmissione della mattina di Raidue. La spedizione (tre pulmann, quindici Cinquecento, un mezzo dei vigili del fuoco) partirà all’alba, destinazione viale Mazzini. Nella speranza che le atlete abbiano smaltito le fatiche del giorno prima. Per Viterbo, saranno dodici minuti di opportunità su una rete nazionale, intervista all’assessore Fersini (che divide il merito con il collega Barelli) compresa.
A questo punto si attende soltanto il bollino del Guinness. Se la Macchina di Santa Rosa ha accolto con tripudio quello – ben più importante – dell’Unesco, resta in sospeso quest’ultima faccenda per regalare alla città due eventi di livello mondiale, uno sacro l’altro profano, uno popolare l’altro semplicemente pop. Bisognerà rimettere mano alla calza, per diventare record: occorre allungare anche la parte del piede, non solo quella della caviglia, per soddisfare i requisiti minimi dei giudici. Ci lavorarenno dal 7 gennaio prossimo, i nostri, nelle lunghe notti d’inverno, davanti al caminetto, ferri e filo. Nel frattempo basta il nome “Calza più lunga del mondo”, che si sono autoassegnati. Loro, il primato, già se lo sentono addosso, e mica da adesso. Nell’attesa, si faranno una birra. Guinness, naturalmente.

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1 Commento

  1. Giorgio Molino ha detto:

    L’ottuso superassessore Bareli ha vinto il guiness della bucìe con l’affermazione che tra la sua poco augusta persona e la nauseabonda kaffeina non c’è alcun conflitto di interessi.

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