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Don Angelo e i meravigliosi anni al Pilastro

Viale Bruno Buozzi negli anni '50

Viale Bruno Buozzi negli anni ’50

Il primo dopoguerra. Una Viterbo che – leccandosi ancora le ferite dei bombardamenti – tentava di risollevarsi e di ricominciare a vivere. Un quartiere popolare – il Pilastro – che stava piano piano venendo alla luce tra mille difficoltà, alla periferia della città, per dare un alloggio – grazie allo Iacp dell’epoca – alle famiglie di operai e di impiegati. E un prete. Un giovane prete (appena 23 anni) inviato lì dall’allora vescovo Adelchi Albanesi con una missione precisa: stare vicino ai nuovi abitanti di quel territorio per costruire una comunità.

Don Angelo con l'Indomita. E' il 1954

Don Angelo con l’Indomita. E’ il 1954

Un compito arduo, giacché al di là delle case e di un bar (quello dello storico Pagliarello) in quella nuova fetta di città c’era solo l’erba e una sola strada asfaltata: viale Bruno Buozzi. Non c’era null’altro. Neanche la parrocchia, neanche la chiesa. Per andare a Messa, la domenica, gli abitanti del Pilastro dovevano sobbarcarsi una bella camminata per arrivare fino a S. Maria dell’Ellera, a viale Trieste, dove trovavano ad accoglierli don Otello Ferrazzani. Fu così che monsignor Albanesi decise di inviare in quel posto di frontiera don Angelo Massi, appena 23 anni. Era il

Il Tempo Juve del 1959

Il Tempo Juve del 1959

1953 e don Angelo era stato ordinato sacerdote il 28 giugno. Il 1 novembre di quello stesso anno ricevette l’incarico, non senza qualche dubbio per la sua giovane età, ma con la consapevolezza – soprattutto da parte di don Otello – che avrebbe svolto al meglio la sua missione.

E così fu. Giacché dal 1953 al 1970 don Angelo – mentre il quartiere cresceva, complice anche il boom economico di quegli anni – divenne da subito punto di riferimento per quelle famiglie semplici, diciamo anche povere, ma con tanta dignità nel loro animo, e soprattutto per i giovani. Per i

Ed ecco la Virtus Pilastro Esordienti. E' il 1964

Ed ecco la Virtus Pilastro Esordienti. E’ il 1964

ragazzini. Per quei monellacci di periferia che non avevano nulla, se non la voglia di vivere e di crescere. Don Angelo seppe cogliere in pieno lo spirito di quegli anni e – pur nella ristrettezza delle risorse di quel territorio – inventò quella formula magica che si rivelò subito vincente: catechismo e pallone. Preghiera e divertimento. Riuscendo così a creare una comunità solida, efficace. Che nei 17 anni del suo apostolato diventò granitica. Perché fondata soprattutto sui valori della cristianità e della solidarietà. E riuscendo altresì a plasmare un’intera generazione, preparandola ad affrontare il resto della propria vita nel migliore dei modi.

Lo storico capitano della Virtus, Valentino Vestri

Lo storico capitano della Virtus, Valentino Vestri

Tutto questo don Angelo, che di anni oggi ne ha 84 (auguri e complimenti), ha voluto ricordarlo in un libro dal titolo “I ragazzi del Pilastro di tanti anni fa” (pubblicato grazie al contributo della Banca di Viterbo), che ripercorre la storia del quartiere e della parrocchia del Sacro Cuore dal 1953 al 1970. Quando, considerata conclusa la sua missione, ne abbracciò un’altra altrettanto impegnativa: quella di cappellano militare che lo portò a girare le caserme d’Italia fino al 1991, anno in cui divenne parroco di La Quercia, fino al 2012.

La mamma di don Angelo e le magliette stese ad asciugare

La mamma di don Angelo e le magliette stese ad asciugare

Ma gli anni del Pilastro, quelli vissuti da pioniere delle anime, rappresentano senza dubbio una pietra miliare per lui sacerdote, ma soprattutto per tutti coloro che in quel periodo frequentarono la parrocchia. La cui attività fu un continuo crescendo. All’inizio, nei primi anni ’50, le iniziative si svolgevano in due locali di via Leonardo da Vinci, messi generosamente a disposizione dallo Iacp dell’epoca. In uno c’era la cappella, nell’altro un tavolo da ping pong, un bigliardino piuttosto scassato e una decina di sedie impagliate. Fu quello il primo luogo di ritrovo per i ragazzini del quartiere, che

La storica amichevole con la Roma Primavera

La storica amichevole con la Roma Primavera

durante la settimana si divertivano e facevano catechismo e la domenica discutevano – anche animatamente – per poter “servire la Messa” come chierichetti.

Poi, negli anni ’60, la costruzione della casa parrocchiale, lo spostamento della cappella in via Bruno Buozzi (per la chiesa, quella che c’è oggi, bisognerà aspettare ancora un bel po’ di tempo), e la grande intuizione di don Angelo: la Virtus Pilastro. Sì, una società di calcio vera e propria, prima iscritta al Csi e poi alla Figc, che funzionò da subito come una potentissima calamita. Non c’era

Gli Allievi del 1968/69

Gli Allievi del 1968/69

il campo (per tanti anni fu utilizzato lo spazio dove oggi sorge la chiesa), non c’erano i palloni, non c’erano gli scarpini e i completi, ma c’era la voglia di esserci. E tutto ciò che si poteva raccattare era buono. In quegli anni, chi il lunedì mattina transitava per via Bruno Buozzi, poteva vedere una sfilza di magliette rosse stese ad asciugare, dopo che l’anziana mamma di don Angelo, la signora Rosa, le aveva amorosamente lavate.

C’era insomma, la voglia di esserci. Da parte di tutti. Sia dei giovani, che avevano tanta voglia di correre e di tirar calci alla palla, che degli adulti, che capivano

Gli Juniores del 1969/70

Gli Juniores del 1969/70

come quel sistema era funzionale a una sana educazione per i loro figli. Tant’è che la storia della Virtus Pilastro fu un continuo crescendo e che da quella Virtus uscirono anche atleti che poi nel calcio hanno percorso una strada virtuosa.

Ma quello che più resta dell’esperienza di quegli anni è il ricordo di una vita vissuta nel pieno spirito di una comunità vera e solidale e di una Chiesa, impersonata da don Angelo Massi e da don Umberto Venturini (che arrivò in seguito come vice parroco), vicina a tutti. Capace di includere e non di escludere. Di confortare e di non scoraggiare. Di insegnare, a quei ragazzacci, che la vita è bella se vissuta secondo i valori veri della cristianità.

Post scriptum: Tra quei ragazzacci che negli anni ’50 e ’60 frequentarono don Angelo e la parrocchia del Sacro Cuore c’ero anch’io. E oggi, a tanti anni di distanza, considero una fortuna averlo fatto perché quegli insegnamenti – accostati a quelli della mia famiglia – sono stati il mio patrimonio costante nel resto della mia vita. Grazie, don Angelo.

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2   Commenti

  1. Massimiliano Valdannini ha detto:

    Oggi 15 agosto 2014, inaspettatamente con notevole sorpresa e piacere, ho incontrato a Viterbo Cesare Scorsi che mi ha consegnato copia del libro che Don Angelo ha pubblicato nel 2013 dal titolo “I ragazzi del Pilastro di tanti anni fa”, con stupore ed incredulità mi sono ritrovato in foto tra i tanti giovani del Pilastro di quei magnifici anni.
    L’ultima volta che ci siamo incontrati erano secoli fa a Roma caro Don Angelo ricordi? Complimenti per i tuoi 84 anni.
    Con Cesare Scorsi mi sono ripromesso che quando una di queste volte tornerò a Viterbo verrò a trovarti con lui.

  2. Massimiliano Valdannini ha detto:

    Noi cresciuti al Quartiere Pilastro negli anni ’50-’70

    https://www.facebook.com/groups/287421461410970/

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