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Centro storico, la scoperta dell’acqua calda

monte01Oggi vi propongo il racconto della scoperta dell’acqua calda. O, se preferite, quello dell’uovo di Colombo. Un racconto che prende le mosse da una gitarella familiare fuori porta (la giornata soleggiata e tiepida favoriva il desiderio di camminare) avvenuta il giorno di Capodanno in quel di Montepulciano, ridente (o amena?) cittadina toscana situata in provincia di Siena, a soli 102 chilometri da Viterbo.

Ora, a parte la batosta per il parcheggio orario dell’auto (un euro e 30 l’ora, una vera rapina) e l’infinita salita per giungere alla piazza principale del paese, chiamata piazza Grande (che non è quella di Lucio Dalla), dove sono situati la stupenda cattedrale e l’altrettanto meraviglioso palazzo comunale, al turista viterbese abituato a discutere nella propria città di bellezze architettoniche naturali, turismo e sviluppo economico, è apparsa una realtà totalmente diversa dalla propria, quasi che – come per incanto – si fosse ritrovato su Marte.

monte02Le differenze? E’ presto detto. A parte una rigorosissima Ztl che lascia ampio spazio alle passeggiate pedonali (nonostante la salita per arrivare in cima – lo ripeto – sia quasi roba da scalatori), quello che più impressiona a prima vista l’occhio del visitatore è l’arredo urbano. Strade pulite d’accordo (anche se questo dovrebbe essere il minimo sindacale), ma anche edifici ben tenuti (oltre il 90 per cento) e soprattutto negozi, con vetrine ed insegne, che si mescolano perfettamente con tutto il resto dell’ambiente e che fanno venire l’acquolina in bocca (non solo per i prodotti che vendono) al turista voglioso di ammirare le cose belle.

monte03 Ah, dimenticavo: nonostante la giornata iper-festiva e un risveglio un po’ tardivo, dopo i bagordi della notte di San Silvestro, tutti (o quasi) gli esercizi commerciali erano rigorosamente aperti. Non parliamo di bar e ristoranti, tutti brulicanti di clienti più o meno occhiaiuti (attenzione: non occhialuti, ma con le occhiaie), ma anche di negozi proponenti soprattutto prodotti tipici toscani e artigianato locale in grande quantità.

Così, salendo col fiatone  lungo via di Voltaia, si poteva ammirare il negozio di “Toscan pelle”, oppure quello dei “Maledetti toscani”, o ancora quello della “Dolce vita”, per non parlare di “Mimì e Cocò”, o della “Rinomata rameria Mazzetti”. Per gli amanti di Bacco infine, le stupende “Cantine Contucci”, con tanto di degustazione antimeridiana (per chi la regge).

monte04E i prodotti tipici? Di tutto, di più. Dai classici pici, ai formaggi ai salumi, alla gelatina di fichi, alla marmellata di fichi e peperoncino e addirittura alla mostarda di melone (per i più arditi anche un composto di ciliegie e cipolla rossa).

Insomma, pensatela come vi pare, ma al turista viterbese è sembrato proprio di stare su un altro pianeta. Altro che soli 102 chilometri di distanza. Forse sarebbe meglio dire 102 anni luce di differenza in quanto a cultura dello sviluppo, creata – si badi bene – da un mix ingegnoso in cui pubblico e privato hanno avuto ruoli diversi per raggiungere un unico scopo.

monte05E allora, finito il viaggetto, resta qualche considerazione finale da fare riguardo a Viterbo. Che, dal punto di vista storico e architettonico, forse non ha nulla da invidiare a Montepulciano (ma questo discorso vale anche per tante altre località della Toscana e dell’Umbria). Ma è 102 anni indietro quanto a spirito d’iniziativa per cogliere sapientemente quanto oggi il mercato è in grado di offrire. In genere, alle falde della Palanzana, il pianto greco degli imprenditori si rinnova costantemente e se la prende con la politica e con le pubbliche amministrazioni. Che diverse colpe ce le hanno, ci mancherebbe.

monte06Ma è innegabile che anche la classe imprenditoriale locale – tranne qualche rara eccezione – ha le sue belle responsabilità. Perché, mentre il mondo stava cambiando, ha pensato di poter continuare a vivere di rendita. E quindi non si è rinnovata. Non ha saputo adeguarsi al nuovo che stava avanzando a spron battuto. Un solo esempio: se nel centro storico viterbese continueranno a sopravvivere esercizi commerciali che vendono jeans, giacche, scarpe e reggiseni  e se nei giorni canonici festivi i bar e i ristoranti aperti si potranno contare sulle dita di una mano, la città dei Papi che futuro potrà avere?

Basta andare a Montepulciano per avere le risposte. Basta percorrere soli 102 chilometri per fare la scoperta dell’acqua calda.

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