19042024Headline:

Centro storico, la scoperta dell’acqua calda

monte01Oggi vi propongo il racconto della scoperta dell’acqua calda. O, se preferite, quello dell’uovo di Colombo. Un racconto che prende le mosse da una gitarella familiare fuori porta (la giornata soleggiata e tiepida favoriva il desiderio di camminare) avvenuta il giorno di Capodanno in quel di Montepulciano, ridente (o amena?) cittadina toscana situata in provincia di Siena, a soli 102 chilometri da Viterbo.

Ora, a parte la batosta per il parcheggio orario dell’auto (un euro e 30 l’ora, una vera rapina) e l’infinita salita per giungere alla piazza principale del paese, chiamata piazza Grande (che non è quella di Lucio Dalla), dove sono situati la stupenda cattedrale e l’altrettanto meraviglioso palazzo comunale, al turista viterbese abituato a discutere nella propria città di bellezze architettoniche naturali, turismo e sviluppo economico, è apparsa una realtà totalmente diversa dalla propria, quasi che – come per incanto – si fosse ritrovato su Marte.

monte02Le differenze? E’ presto detto. A parte una rigorosissima Ztl che lascia ampio spazio alle passeggiate pedonali (nonostante la salita per arrivare in cima – lo ripeto – sia quasi roba da scalatori), quello che più impressiona a prima vista l’occhio del visitatore è l’arredo urbano. Strade pulite d’accordo (anche se questo dovrebbe essere il minimo sindacale), ma anche edifici ben tenuti (oltre il 90 per cento) e soprattutto negozi, con vetrine ed insegne, che si mescolano perfettamente con tutto il resto dell’ambiente e che fanno venire l’acquolina in bocca (non solo per i prodotti che vendono) al turista voglioso di ammirare le cose belle.

monte03 Ah, dimenticavo: nonostante la giornata iper-festiva e un risveglio un po’ tardivo, dopo i bagordi della notte di San Silvestro, tutti (o quasi) gli esercizi commerciali erano rigorosamente aperti. Non parliamo di bar e ristoranti, tutti brulicanti di clienti più o meno occhiaiuti (attenzione: non occhialuti, ma con le occhiaie), ma anche di negozi proponenti soprattutto prodotti tipici toscani e artigianato locale in grande quantità.

Così, salendo col fiatone  lungo via di Voltaia, si poteva ammirare il negozio di “Toscan pelle”, oppure quello dei “Maledetti toscani”, o ancora quello della “Dolce vita”, per non parlare di “Mimì e Cocò”, o della “Rinomata rameria Mazzetti”. Per gli amanti di Bacco infine, le stupende “Cantine Contucci”, con tanto di degustazione antimeridiana (per chi la regge).

monte04E i prodotti tipici? Di tutto, di più. Dai classici pici, ai formaggi ai salumi, alla gelatina di fichi, alla marmellata di fichi e peperoncino e addirittura alla mostarda di melone (per i più arditi anche un composto di ciliegie e cipolla rossa).

Insomma, pensatela come vi pare, ma al turista viterbese è sembrato proprio di stare su un altro pianeta. Altro che soli 102 chilometri di distanza. Forse sarebbe meglio dire 102 anni luce di differenza in quanto a cultura dello sviluppo, creata – si badi bene – da un mix ingegnoso in cui pubblico e privato hanno avuto ruoli diversi per raggiungere un unico scopo.

monte05E allora, finito il viaggetto, resta qualche considerazione finale da fare riguardo a Viterbo. Che, dal punto di vista storico e architettonico, forse non ha nulla da invidiare a Montepulciano (ma questo discorso vale anche per tante altre località della Toscana e dell’Umbria). Ma è 102 anni indietro quanto a spirito d’iniziativa per cogliere sapientemente quanto oggi il mercato è in grado di offrire. In genere, alle falde della Palanzana, il pianto greco degli imprenditori si rinnova costantemente e se la prende con la politica e con le pubbliche amministrazioni. Che diverse colpe ce le hanno, ci mancherebbe.

monte06Ma è innegabile che anche la classe imprenditoriale locale – tranne qualche rara eccezione – ha le sue belle responsabilità. Perché, mentre il mondo stava cambiando, ha pensato di poter continuare a vivere di rendita. E quindi non si è rinnovata. Non ha saputo adeguarsi al nuovo che stava avanzando a spron battuto. Un solo esempio: se nel centro storico viterbese continueranno a sopravvivere esercizi commerciali che vendono jeans, giacche, scarpe e reggiseni  e se nei giorni canonici festivi i bar e i ristoranti aperti si potranno contare sulle dita di una mano, la città dei Papi che futuro potrà avere?

Basta andare a Montepulciano per avere le risposte. Basta percorrere soli 102 chilometri per fare la scoperta dell’acqua calda.

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21   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    E a Montepulciano non hanno neppure bisogno di un guru della kultura (da quattro copechi) come Filippo Rossi da Trieste.

  2. Massimiliano Forieri ha detto:

    e aggiungo, tanto per essere chiari, non si va a Montepulciano o a Orvieto (che a capodanno era inaccessibilmente soldout con tutti i parcheggi pieni) per i negozi ma per ciò che offrono da visitare. Nel caso di Orvieto il collegamento con Umbria Jazz è stato un colpo da maestri, da noi c’è un sacco di gente che vorrebbe affossare Caffeina anziché collaborare per farla crescere. Anche queste sono differenze…

  3. Giorgio Molino ha detto:

    Kaffeina ha portato qualche soldo, relativamente al periodo in cui si svolge, ai commercianti di San Pellegrino e pochissimi dintorni, nonché molto fastidio ai residenti (chiasso fino a notte inoltrata, monnezza e vomito dappertutto e piacevolezze simili). Senza contare che il discorso kulturale di kaffeina non è altri che la marketta allo scrittore di regime (già glorificcato dai vari Fazio e Vespa) di turno. Umbria Jazz ha portato, nel corso di svariati decenni, i migliori jazzisti del mondo, non certo spompate markette amiche di Filippo Rossi da Trieste e Andrea Baffo da Michelini (già da Marini). La differenza crediamo sia fondamentale.

  4. Giorgio Molino ha detto:

    E poi Orvieto, grazie ad amministratori lungimiranti, vive da sempre di turismo (che dura tutto l’anno, non solo il periodo di Umbria Jazz).

  5. Massimiliano Forieri ha detto:

    Caffeina ha ospitato e ospita nomi di assoluto prestigio a fianco di altri nomi meno importanti o discutibili, così come a Umbria jazz non si esibiscono solo grandi nomi. Se Caffeina venisse fatta crescere potrebbe diventare la nostra Umbria Jazz. Per quanto riguarda il fastidio, non credo che al centro di Orvieto i residenti non sentano chiasso durante la manifestazione. Il fatto è che sono coscienti del valore che ha per tutti loro e accettano qualche disagio. Se poi da noi c’è gente che vomita e fa casino oltre l’orario degli eventi di Caffeina (che terminano a mezzanotte) di chi è la colpa? Non certo di Rossi e Baffo. Rimane il fatto che, a parte loro, nessuno ha fatto niente di rilevante, anzi c’era il tuscia jazz ma il comune l’ha fatto emigrare nei paesi della provincia dove riscuote grande successo. Qui siamo solo capaci a chiacchierare (male) degli altri.

  6. Giorgio Molino ha detto:

    Kaffeina è servita esclusivamente a dare lavoro a Filippo Rossi da Trieste e al suo fido cameriere Barelli l’ottuso, che attualmente paghiamo rispettivamente come presidente del consiglio comunale e assessore alla kultura. Oltre che ad arricchire il cerchio magico di Rossi e Baffo (nulla è mai trapelato – guarda un po’ – sui pingui contributi versati a kaffeina regnanti al ministero della gioventù Giorgietta Meloni e Mauretto Rotelli). Come manifestazione kulturale, infine, kaffeina vale meno di zero, visto che, a parte il microscopico borgo di Pienza, nessun comune tra i tanti contattati dal duo Rossi-Baffi ha accettato di caricarsi sulle spalle e chiavi in mano la creatura dell’energumeno di origini di triestine. Tutto il resto (l’abbiamo ampiamente documentato in qualche centinaio di post qui e altrove) sono chiacchiere di personaggi la cui arroganza è pari solo all’avidità e alla disonestà (intellettuale).

  7. pascal91 ha detto:

    C’è da dire che in toscana tutelano il paesaggio e non asfaltano qualsiasi angolo di verde rresiduo creando nuovi quartieri per il solo piacere dei palazzinari (vedi nuovo quartiere sull’acquabianca)

  8. Giorgio Molino ha detto:

    Palazzinari che ai vivaviterbicoli di Filippo Rossi da Trieste non risultano. Forse perché anche loro sponsorizzano kaffeina?

  9. Giorgio Molino ha detto:

    E sarà un caso, o chiacchiere malevole, se tutto il PD, Sel e lo stesso sindaco hanno in mente un rimpasto della giunta comunale per allontanare Barelli l’ottuso dall’assessorato alla cultura (foriero, com’è stato più volte documentato, di conflitti d’interesse sull’asse kaffeina-vivaviterbo)?

  10. piff ha detto:

    non parlare di ciò che non conosci, molino…fai figure ancor peggiori di quelle che fai quando parli di…di nulla…
    l’umbria jazz degli ultimi decenni è l’equivalente di caffeina

  11. Giorgio Molino ha detto:

    E’ arrivato il cosmopolita dei miei due!

  12. Giorgio Molino ha detto:

    E comunque è vero: parlare di kaffeina equivale a parlare del nulla. Un nulla che però è costato fin troppo caro ai contribuenti (viterbesi e non).

  13. piff ha detto:

    intendevo che non devi per forza parlare di cose che non conosci, come l’umbria jazz…manifestazione che negli ultimi anni è diventata qualitativamente scarsetta, dato che ha preferito nomi da “copertina” piuttosto che proposte serie…esattamente come caffeina

  14. Giorgio Molino ha detto:

    Parliamo dell’elefante, allora.

  15. piff ha detto:

    ce so andato una volta sola…ero troppo piccolo

  16. Giorgio Molino ha detto:

    Perle ai porci.

  17. piff ha detto:

    mamma mia…e fattela na risata che la vita è breve e po esse che domani te svegli sotto a na tazzina de kaffè

  18. Giorgio Molino ha detto:

    Dura capire le citazioni e le battute, eh?

  19. Giorgio Molino ha detto:

    Che pena ‘sto romanesco con termini sbagliati e senza accenti (o con accenti sbagliati) da analfabeti vernacolari…

  20. piff ha detto:

    sì, vabbè…

  21. Giorgio Molino ha detto:

    No, va male.

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