29032024Headline:

Protesta degli ortaggi? Si può fare di più

Palazzo Farnese

Palazzo Farnese

Circola in questi giorni a Caprarola una storia di quelle che potrebbero tranquillamente perdersi nel fondo di una tazzina di caffè o tra le chiacchiere da bar di una domenica mattina qualunque. Si sa che nei piccoli centri il pettegolezzo, lo sberleffo, la diceria sussurrata da un portone all’altro sono parte dei costumi locali e della tradizione popolare paesana. Niente di male. Eppure questa volta il genius loci sembra fare la voce grossa. Il motivo del contendere è l’apertura di un nuovo esercizio commerciale ai piedi del Palazzo Farnese. Cosa c’è di male, direte voi? C’è il fatto che da qualche giorno un muro di ortaggi assortiti della nuova frutteria fa da contraltare ai possenti bastioni del palazzo stesso, oscurandone la vista. Rilanciata da qualche sedicente reporter locale che, abbandonata l’ini ziale piaggeria, cavalca ora la protesta, questa scottante “ultim’ora” non dev’essere sottovalutata, né ridotta ad una questione di verdura mista.

Dal minestrone di questi giorni, infatti, vanno estratti e separati gli ingredienti. Innanzitutto, occorre ammettere a noi stessi che lamentarsi degli ortaggi è come togliere la pagliuzza dall’occhio altrui senza rimuovere la trave dal proprio, dato che la vista del palazzo è già oscurata da anni dalle decine di macchine parcheggiate sulla scalinata del ‘500 o ammassate una sull’altra lungo la Via Diritta, ancor prima che dalle arance e dai carciofi. Quanti di noi sarebbero disposti a rinunciare ad un comodo posto auto per liberare la vista su Palazzo Farnese o a farsi una passeggiata invece di entrare nei negozi con la propria automobile?

Punto secondo: passeggiando nel centro storico, quante antenne paraboliche, grondaie e cavi penzolanti, porte e finestre di improbabili colori sedimentati negli anni, graffiti, macchine parcheggiate nelle piazze più belle, si possono ammirare? Questi elementi evidenziano la necessità di meno ipocrisia da parte di tutti, di un maggiore controllo, di politiche più incisive, ma anche di un senso civico sicuramente da incentivare. La bellezza di un borgo medievale non è data soltanto da fiori e panchine, ma anche dalla responsabilità che ognuno di noi ha del prendersi cura del proprio territorio. Intendo che l’azione amministrativa in una città deve necessariamente accompagnarsi alla sensibilità dei suoi cittadini ma che, allo stesso tempo, quest’ultima da sola non basta. Con questo vengo al terzo punto: l’attività amministrativa. Credo che con la “protesta degli ortaggi” i cittadini vogliano suggerire all’amministrazione che occorrono scelte più coraggiose in tutti i settori. Viabilità, ordine pubblico e rispetto delle regole sono punti centrali su cui non si può più sorvolare, anche a costo di perdere qualche posto auto (e probabilmente qualche voto).

I conflitti tra interessi diversi sono un fattore costitutivo della società: è inevitabile scontentare qualcuno e scalfire qualche lobby. Personalmente, non condivido i mezzi di quella tradizione politica che punta ad armonizzare tutto e tutti in un unicum indistinto e artificiale, sarà perché provengo da un’altra e ben distinta scuola di pensiero. Il 2014 deve diventare l’anno delle scelte. Anche nel settore della cultura, che mi appartiene, ho chiesto al sindaco una verifica delle condizioni per proseguire in questo ambito. Credo di aver fatto molto a livello di promozione, ma anche qui serve un cambio di passo e di metodo.

Trasparenza, partecipazione, e riduzione degli sprechi devono diventare le parole d’ordine del 2014. Diversamente, se dovesse prevalere la volontà di assecondare ogni richiesta e lasciar ondeggiare la nave invece di governarla, ha senso parlare di singole iniziative (per le quali esiste già il mestiere di impresario) ma non di politiche culturali, che è cosa ben diversa. Insomma, le mele della discordia comparse ad offuscare la bella vista del Palazzo Farnese, diventano a mio avviso la metafora della richiesta dal basso di scelte importanti e perfino radicali, coinvolgendo singoli ed associazioni ma non facendosene condizionare. Dato che i nostri politici nazionali non brillano certo per lungimiranza, spetta a noi anche in condizioni proibitive il compito di affrontare la tempesta. Mi auguro, a questo proposito, che questo articolo rappresenti uno stimolo per aprire un dibattito interno all’amministrazione e un confronto aperto con la cittadinanza sulle iniziative da intraprendere.

Abbiamo già fatto molto, probabilmente più di qualsiasi altra amministrazione grazie ad ad una squadra forte e ad un sindaco determinato. Ma solo se percorreremo i sentieri più impervi l’amministrazione Stelliferi verrà ricordata per aver reso la nostra città più equa, vivibile, accogliente e tollerante. In caso contrario non finiremo certo sui libri di storia e qualcuno tra una decina d’anni nel sentir parlare di noi potrebbe chiedersi: chi?.

 

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