20042024Headline:

Il Pd deve cambiare anche nella Tuscia

Il segretario provinciale Andrea Egidi

Il segretario provinciale Andrea Egidi

Ci risiamo. Anche in un’elezione dallo scarsissimo appeal di massa, come quella in programma domenica prossima in tutto il Lazio (le primarie per eleggere il segretario regionale del partito) nel Pd viterbese siamo di nuovo allo scontro. E che scontro.
Da un lato infatti, c’è tutto lo schieramento che lo scorso 8 dicembre ha sostenuto Gianni Cuperlo, rimpinguato – si fa per dire – dalla costola di “Piazza democratica” (ma Alessio Trani, che ha ceduto il suo posto a Fabio Scalzini, non compare tra i candidati); dall’altro ci sono i renziani, capeggiati dall’ormai leader carismatico del movimento viterbese Francesco Serra, cui però si è accodata (e qui sta il bello) la truppa dei “fioronini”, che nel capoluogo della Tuscia (ma anche nel resto della Provincia) un certo peso ce l’ha.
Facile quindi dedurre che, se a livello regionale il passaggio elettorale è considerato piuttosto di routine (tra l’altro, Fabio Melilli appare favorito rispetto a Lorenza Bonaccorsi grazie al voto della Capitale), nella Tuscia l’appuntamento riveste un significato particolare, giacché rischia di coinvolgere, nel bene o nel male, una segreteria provinciale sicuramente anomala, nata più che altro dalle pastoie burocratiche di un regolamento elettorale (quello del Pd, appunto) che considerare cervellotico è dir poco.
Beve riassunto per i distratti: il segretario provinciale Andrea Egidi (area Cuperlo) è stato eletto a fine ottobre con un’elezione riservata ai soli iscritti; l’8 dicembre – primarie per la segreteria nazionale – anche nella Tuscia Matteo Renzi ha letteralmente stracciato tutti i suoi competitors con un’elezione aperta a tutti. E’ ovvio che i due risultati contrapposti abbiano generato, all’ombra della Palanzana, un partito a due facce e che, proprio per questo motivo, l’appuntamento di domenica prossima diventa – per gli addetti ai lavori viterbesi – una specie di “giudizio di dio”, dal quale poi dipenderanno inevitabilmente tutte le scelte future, imminenti e remote.
Un esempio? Gli appuntamenti elettorali della prossima primavera, giacché nel Viterbese andranno al voto ben 27 comuni. E tra questi ci sono centri di una certa importanza. E già qui stanno cominciando a sorgere problemi che probabilmente avranno il proprio acme nelle prossime settimane. Giacché, se da un lato i renziani propongono le ormai sacrosante primarie laddove se ne creino le condizioni, la segreteria provinciale ha cominciato subito a far melina, lasciando immediatamente intuire di farne volentieri a meno (perché è sicuramente più agevole stilare la lista dei papabili a tavolino).
Stesso discorso sui programmi da portare avanti, soprattutto laddove il Pd è maggioranza (Comune di Viterbo e Regione, in primis). Anche qui: se da una parte i renziani in Comune hanno già fatto sentire la loro voce con un documento agrodolce (pardon, più agro che dolce) in cui si invita l’amministrazione a darsi una mossa e con la Regione si apprestano a farlo soprattutto su temi determinanti come la sanità, le infrastrutture e, non da ultimo, le tasse fin troppo onerose (la Regione Lazio è quella che ha l’addizionale Irpef più alta d’Italia); dall’altra finora c’è stato il letargo totale, giacché si è preferito concentrare l’impegno sull’occupazione militare delle varie caselle disponibili.
In conclusione: da questa primarie, che interessano pochi, dipendono però il futuro del partito regionale (dove Viterbo, rispetto a Roma, conta lo zerovirgola) e di quello provinciale. Che, nonostante il brusco cambio di marcia imposto dal sindaco di Firenze nelle stanze romane, nella Tuscia continua imperterrito nella sua paciosa quanto inutile atarassia del non fare nulla. Sicuro, in questo modo, di non commettere alcun errore.

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1 Commento

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Se gli alfieri del cambiamento renziano si presentano fianco a fianco con le truppe cammellate di Peppe Bucìa, allora la politica è veramente, per parafrasare una vecchia canzone di Venditti, una gran presa di c.

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