18042024Headline:

“Innaturale l’alleanza Cna-Unindustria”

camera commercio

Peparello, Barlozzini, De Simone e Crea

Più temibili dei cavalieri dell’Apocalisse e più motivati delle tartarughe Ninja. Anche loro sono quattro d’altronde, ma il grido che lanciano è uno solo: abroghiamo il Principato di Viterbo. Che tradotto vorrebbe dire: in questa città ci sta un’anomalia, un fenomeno atipico rispetto alla regione, che va in un certo senso combattuto. Sorpassato. Se non eliminato direttamente. E non per interessi di poltrona, bensì per il bene della collettività, soprattutto delle tante (troppe) aziende alla canna del gas.

I soggetti in questione rispondono ai nomi di Andrea De Simone, Mauro Barlozzini, Giuseppe Crea e Vincenzo Peparello. L’argomento trattato invece è quello spinoso e delicato della prossima elezione del presidente dalla Camera di Commercio.

Già, perché l’era (geologica) targata Ferindo Palombella si chiuderà in primavera, e gli apparentamenti sono stati appena depositati. In un clima che tutto si può definire tranne che costruttivo. Da un lato ci stanno Cna e Unindustria (con l’appendice Coldiretti). “Un’insolita coppia”: così li definisce con pepe Barlozzini, sponda Ascom. Ma comunque un tandem coeso, pronto a mettere sul trono l’imprenditore Domenico Merlani.

Dall’altro invece c’è proprio la Confcommercio, più Confartigianato, Federlazio e Confesercenti. Una tonda alleanza (non è dato sapere se santa) che si dice disposta a scendere a patti. Pronta al dialogo quindi, purché in pompa magna non venga posto proprio Merlani (ieri bocciato senza se e senza ma). “Sostengono che occorrono facce inedite – parla Peparello – e poi ti accorgi che metà dei consiglieri saranno gli stessi già in carica. Nuovo? No, lavato con Perlana. Verrebbe da dire. Noi non portiamo un nome, bensì puntiamo sul progetto”. “E sulle tematiche – prende il testimone Crea – molto più importanti del singolo. Crisi, politiche di accesso al credito e internazionalizzazione. Concentriamoci su questi punti”.

Okay. Ma determinante rimarrà comunque il portabandiera. Con Domenico il costruttore che non conferma ma viene sponsorizzato a gran voce in un angolo. E sul pinzo opposto il mister x (Rino Orsolini?) proposto dal poker sovrastante. Che si accoda al 97,6 per cento capitolino. Quel movimento che appunto su Roma si è unito per remare nello stesso verso (tutti contro lo strapotere di Confindustria), rispetto all’anomala nonché anarchica (tornando ai discorsi iniziali) città papale (dove la Cna ha scelto l’eresia rispetto al resto della Regione). “Quello che non si capisce – insiste Barlozzini – è questo connubio, giacché i problemi delle imprese sono uguali in tutta Italia, meno che nel Principato di Viterbo. E poi: commercio e turismo, che nella Tuscia hanno una certa importanza, stanno tutte da questa parte. Dall’altra non esistono. E allora: come si fa a formare un governo camerale senza queste due categorie?”

A quali scenari si andrà incontro? “Si rischia una camera spezzata a metà”, parla ora De Simone. Il che è male. Poiché l’iter prevede prima la nomina dei consiglieri, che a seguire voteranno giunta e presidente. E stando così le cose i rallentamenti, gli intoppi, le trattative carbonare e non in ultimo l’immobilità totale, potrebbero compromettere un panorama (quello delle imprese a tutto tondo) già sull’orlo del baratro. Decisivi saranno pertanto, in questo statico equilibrio, i voti singoli. Quello ad esempio delle banche, piuttosto che degli ordini professionali o dei consumatori (che avranno rispettivamente, secondo il nuovo regolamento, un consigliere camerale a testa).

Rimane però la perplessità di un operato collettivo e indirizzato verso un unico fronte qualora la maggioranza sia scarsa se non assente. In tutto ciò subentra anche la fastidiosa incognita (rimarcata giorni addietro su queste colonne): sarà mica che alla fine tra due litiganti godrà un terzo? “Magari ce ne fossero quattro di candidati – confessa Peparello – avremmo più argomenti sui quali discutere”. Col rischio però di fare notte, e giorno, e notte ancora. Mentre la piccola e media impresa stremata chiede risposte concrete e veloci (quando non chiude direttamente baracca e burattini).

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1 Commento

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Con tutte queste guerre in corso a Viterbo e dintorni, il Sabatini o il Valentini della situazione dovrebbe proporre di aprire qualche fabbrica di armamenti. O basta il vecchio fucilino con il tappo per codeste guerre dei bottoni (e dei gettoni a spese nostre)?

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