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Marini: “Io marchettaro. E loro?”

Giulio Marini

Giulio Marini

È il tema dell’anno. Più caldo del riconoscimento Unesco. Più focoso della Viterbese prima in classifica. Più decisivo del nuovo Papa. Più concitato dei continui ribaltoni al governo. Il tormentone tutto viterbese porta un solo nome: “contributi alle associazioni culturali”.

Basta farsi un giro sui social per confermare la tesi. Non si parla (o sparla) d’altro. E, in fin dei conti, era anche ipotizzabile che finisse così. Il passaggio di consegne dalla destra (più centro) alla sinistra (più allegati) ha provocato naturali e fastidiosi sconvolgimenti. Ora decide la truppa capitanata dal sindaco Leo Michelini. Nuovo assetto. Nuove strategie (coraggiose, per forza di cose). Nuovi grattacapi. Esasperati all’ennesima potenza dall’entrata a Palazzo dei Priori delle quote Viva Viterbo – o ex Caffeina, se si preferisce – Filippo Rossi (sul trono del consiglio) e Giacomo Barelli (lui in prima fila sezione Cultura).

Per loro dieci mesi scarsi di lavoro. Tra alti, bassi, rasoterra, momenti di gloria, e tanta (tanta) polemica. A partire da quella del fu’ primo cittadino Giulio Marini. Sempre pronto (da vero oppositore leader) a rimarcare ogni minimo fuoco di paglia. “In campagna elettorale parlavano del nostro marchettificio – tuona sornione – E quelle loro cosa sono? Come le definiamo? Mega marchette? Basta guardare l’effetto del festival delle luci, o la pubblicità inesistente sulla mostra di Sebastiano del Piombo. Due gaffe clamorose”.

Qualcosa di buono però ci sarà pure. “Se si tolgono i soldi del Plus, trovati da noi, cosa rimane? – prosegue – poche idee e confuse. Buttate nella mischia a casaccio. Gli umori della popolazione parlano chiaro”.

A pensar male però spesso non si sbaglia, come diceva quello. Sarà mica che questa staffetta ha fatto si che diverse realtà associative non incassino più come prima? E ora, per dirla in gergo tecnico, rosicano? “Il nostro era un tentativo di dare risposta a tutti – precisa ancora lui – una risposta larga. Sicuramente si poteva fare di meglio, qualcuno dei miei sarà anche caduto nella rete sbagliata. Ma errare è umano. Se dovessi mettere la mano sul fuoco su qualcosa, sarebbe senza dubbio la certezza di aver dato voce ad esigenze reali. Grandi e piccole. Dati che invece non si possono attribuire alla nuova giunta”.

A proposito di grandi realtà. La tempesta dentro la tempesta è rappresentata proprio da Caffeina. La Fondazione da un lato bussa cassa, col rischio (semi-ricatto) che salti l’edizione 2014. Dall’altro viene linciata quotidianamente da tutti gli altri concorrenti. Dove sta la verità? Come se ne esce? “Rifarei tutto ciò che ho fatto per Caffeina – chiude così il padre putativo della manifestazione – E ridarei ai loro vertici lo stesso consiglio già dato. Non vi mischiate con la politica. Il rischio è quello di rovinare un giocattolo perfetto. Un prodotto che continuerò sempre a tifare, ma per ciò che era e non per ciò che è”.

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1 Commento

  1. Giorgio Molino ha detto:

    La mia kaffeina (sovvenzionata con i soldi pubblici, quindi non dell’ex autista di Perugi ed ex sindaco, bensì di tutti noi) era più mejo della tua tua kaffeina (sovvenzionata con i soldi pubblici, quindi non dell’ex coldiretto e attuale sindaco Michelini, bensì di tutti noi). Una disputa appassionante, un duello fino all’ultima marketta… Caro ex autista di Perugi ed ex sindaco, ma un po’ di vergogna e un po’ di autocritica per essere stato l’apprendista stregone della lista cinica (non è refuso) vivaviterbicola no?

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