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Centro agroalimentare: missione pericolosa

Leonardo Michelini e Tonino Delli Iaconi

Leonardo Michelini e Tonino Delli Iaconi

Si ingarbuglia sempre di più l’affare del centro agro agroalimentare e di Tuscia Expò, la società in coma farmacologico che – secondo il sindaco Leonardo Michelini – dovrebbe essere resuscitata per realizzarlo e poi eventualmente gestirlo. Nonostante il primo cittadino abbia più volte detto che quel centro s’ha da fare. Giacché l’intrapresa riqualificherebbe la località Volpara e rappresenterebbe senza dubbio un punto di svolta per il capoluogo della Tuscia. Quello che però continua a generare forti dubbi nell’opposizione, ma anche in alcune Frange della maggioranza, è il percorso che il sindaco – salvo ripensamenti – è intenzionato a seguire, dopo aver chiesto all’assemblea dei soci dello scorso dicembre lo slittamento di sei mesi per l’istanza di fallimento di Tuscia Expò. Società che – è bene ricordarlo – nel marzo 2012 il consiglio comunale deliberò di mettere in liquidazione. Insomma, Michelini vorrebbe far resuscitare la società, già destinata al fallimento, per realizzare il centro agroalimentare ed altro.

Stamattina, in quinta commissione, l’argomento verrà affrontato e sviscerato, alla presenza dello stesso sindaco, ma lo scorso 18 febbraio, allorché si è nuovamente riunito il Cda della società in questione per mettere a punto il bilancio 2013, è arrivata l’ennesima mazzata da parte della Regione. Il contenzioso, guarda caso, riguarda proprio quei 700 mila euro che la Pisana prestò a Tuscia Expò per consentirle di stilare il progetto fieristico, utilizzando uno scomputo del 10 per cento dai 7 milioni previsti per la realizzazione dello stesso. Il progetto fu redatto, i soldi furono spesi, ma quel centro non è stato poi mai realizzato. Ora, nell’ultima riunione del Cda, il rappresentante della Regione ha chiesto che in sede di bilancio venga istituito un fondo di garanzia a copertura di quel debito (giacché la Pisana i soldi li rivuole indietro perché l’opera non è stata realizzata). Ma questo significherebbe l’automatico fallimento di Tuscia Expò giacché il capitale sociale è nettamente inferiore a quell’importo.

Tutto questo avviene dopo che nel dicembre scorso il Comune aveva chiesto al Tribunale che l’istanza di fallimento fosse prorogata di sei mesi. Un triplo salto mortale all’indietro, quello del sindaco Michelini, che rischia di diventare un vero e proprio boomerang dal punto di vista economico, ma anche politico. Giacché la decisione dovrebbe essere avvalorata da una delibera di consiglio comunale, che però nella scorsa consiliatura voto all’unanimità per la messa in liquidazione della Spa.

“Ora c’è poco da fare. Questa è una società che perde da ben dieci anni. Non credo ci siano soluzioni alternative a quella della chiusura. Altrimenti continueremmo a perdere altro denaro, così come è accaduto negli ultimi due anni. Con quale risultato? Nessuno. Se non quello di passare da tre milioni e 200 mila euro di debiti a tre milioni e 700 mila”. Era il 1 marzo 2012 quando Alvaro Ricci, all’epoca vice capogruppo del Pd in consiglio comunale, pronunciava questa parole all’interno di un dettagliato e approfondito intervento in cui metteva in evidenza tutti i guasti della Spa. Compreso quell’azzardo compiuto dal Cda dell’epoca nel chiedere alla Regione un finanziamento di 700 mila euro, come anticipo di quello da sette milioni stanziato per la realizzazione del centro fieristico. Un’anticipazione frutto di una mera operazione matematica che scomputava un 10 per cento di ribasso d’asta dall’eventuale gara per la realizzazione del centro. “Chiedere è lecito – diceva ancora Ricci – ma concedere è aberrante. E poi, visto che la gara non c’è stata c’è il dubbio che la Regione possa dire: scusate, io pensavo che ci fosse una gara. La gara non c’è, quindi ridatemi i 700 mila euro”. La profezia s’è avverata e nell’ultima riunione del Cda il rappresentate della Regione ha reso certo il dubbio che Ricci aveva espresso due anni or sono.

Detto tutto ciò, si vedrà stamattina se il sindaco ha deciso di cambiare rotta, giacché salvare la vecchia Tuscia Expò vorrebbe dire esporsi al rischio di dover far fronte ai creditori che bussano a denari. E non si capisce bene, con questi chiari di luna, quanti privati sarebbero disposti a entrare nell’intrapresa, così come invece va dicendo il sindaco. Farla fallire significherebbe invece liberarsi da tutti gli orpelli, e ripartire da zero. Anche se poi i vecchi amministratori della Spa rischiano l’azione di responsabilità. E tra questi c’è anche uno che attualmente ricopre il ruolo di assessore in Comune. Ma questa è solo una coincidenza…

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2   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Il cetriolo continua a girare, ma la destinazione finale non è ignota…

  2. Luigi Tozzi ha detto:

    Li chieda alla Coldiretti i soldi

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