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I timori generati dal giovin Matteo

Matteo Renzi

Matteo Renzi

Ha ragione Fabrizio Barca. Intervistato l’altra sera da Lilli Gruber nel corso della trasmissione “Otto e mezzo”, in onda su La7, ha detto che la premiership di Matteo Renzi sta generando due diversi tipi di timori. Quelli di coloro – e sono una minoranza – che hanno paura che non ce la faccia; e quelli di coloro – che sono molti di più – che sperano che non ce la faccia.

I primi ovviamente, sono coloro che sperano che il giovane ormai ex sindaco fiorentino riesca a cambiare l’Italia, eliminando – o almeno riducendo – le incrostazioni che la ingessano da anni; i secondi sono tutti coloro che temono di perdere le rendite di posizione conquistate e che non vogliono assolutamente rimettersi in gioco ripartendo da zero, o quasi.

Il problema è che in Italia – Paese dove le lobbies sono forti e decise a tutti – scardinare meccanismi inveterati negli anni è impresa ciclopica. E solo uno sfrontato come Renzi poteva immaginare di prendere il toro per le corna, così come sta facendo da quando è entrato nelle stanze dei bottoni di palazzo Chigi?

Ricordate Silvio Berlusconi? Arrivò al potere nel 1994 promettendo una grande rivoluzione liberale. E l’idea poteva anche non essere malvagia. Ma, dopo vent’anni di scena politica e nove di governo il suo bilancio è fallimentare: l’unica vera riforma che ha consegnato alla storia è quella della patente a punti. Un po’ poco rispetto alle aspettative della prima ora.

Non staremo qui a ricordare i paletti che hanno frenato negli anni l’azione berlusconiana, primo fra tutti il suo mega-galattico conflitto d’interessi che lo ha reso politicamente debole, ma è certo che oggi Matteo Renzi – che ha una storia completamente diversa da quella dell’ex cavaliere di Arcore – si troverà di fronte gli stessi ostacoli e non avrà vita facile nei prossimi mesi.

Oltretutto – questo va ammesso – su di lui pende anche il peccato di non essere arrivato sul trono grazie a una benedizione popolare (leggi: elezioni), ma con una manovra di palazzo che non proprio tutti hanno digerito.

Certo, il ragazzo i numeri ce l’ha. E non ha, di converso, gli orpelli che si portava dietro Silvio Berlusconi. Ma per lui sarà dura lo stesso. Giacchè già oggi di nemici se ne è fatti molti. Basta dare una letta alle cronache nazionali per rendersene conto. A cominciare dalla “strana coppia Squinzi-Camusso”, che almeno ha deciso di combattere a viso aperto. Giacché i nemici veri, quelli più pericolosi, sono e saranno quelli che agiscono nell’ombra. Anche dentro il suo stesso partito (i famosi 101 che affossarono Romano Prodi alle elezioni per il presidente della Repubblica sono ancora vivi e vegeti, e soprattutto ignoti).

Ce la farà il giovin Matteo? Questo lo scopriremo solo vivendo. Ma la svolta buona, come dice lui, sarà possibile solo se quelli che puntano al bene comune sapranno farsi sentire rispetto a coloro che privilegiano e continueranno sempre a privilegiare gli interessi particolari. E sarà una battaglia dura e cruenta, tutt’altro che pacifica.

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1 Commento

  1. Giorgio Molino ha detto:

    La casa pagata dall’amico Carrai, i favori e le prebende agli amici, agli amici degli amici e alle fidanzate degli amici, i conti di quand’era presidente della provincia di Firenze sotto l’occhio della Corte dei Conti, gli onerosi contributi pensionistici a carico della collettività, lo sgambetto a Letta, la carica di ministro assegnata a sprovvedute e sprovveduti con l’unico pregio di essere suoi fedelissimi, i continui annunci, le sesquipedali bugie… Per ora ci fermiamo qui, ma non ci vuole molto a capire che il “nuovo” Renzi è il peggio del peggio della peggiore politica di sempre.

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