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Telecamere a Norchia: saranno utili?

norchia1“Il primo sguardo crea una suggestione e uno stato di incredibile meraviglia, molto superiore ad ogni aspettativa: solennità e mistero, più che in qualsiasi luogo etrusco, sono qui presenti”. Così lo scrittore inglese George Dennis introduce il capitolo “Norchia” nel suo “The Cities and Cemeteries of Etruria”, pubblicato nel 1848: due volumi di più di  1000 pagine di testo e oltre 100 di sola introduzione, summa ineludibile per chi voleva conoscere il mondo degli Etruschi alla metà dell’Ottocento.

A oltre centocinquant’anni dalla visione descritta da Dennis,  una delle più imponenti necropoli rupestre etrusche  della Tuscia viterbese, il cui abitato raggiunse il suo apice tra il IV ed il II secolo a.C., è di fatto scomparsa, sepolta com’è dalla vegetazione, se non dalla boscaglia tout court. La colpa? Solo in parte del tempo trascorso da quella visita e/o dagli eventi meteorologici, piuttosto dal totale abbandono del monumento che, almeno fino a oltre trent’anni fa, era ancora per dire così integro, almeno per oltre la metà della sua estensione, tale da consentire una acconcia lettura delle imponenti facciate tombali scavate nel tufo. Lettura che sfociò in un denso volume (Elena e Giovanni Colonna, “Necropoli rupestri dell’Etruria: Norchia”, 1978, edito sotto gli auspici del Consiglio nazionale delle ricerche) che raccoglie, sorretto com’è da rilevante apparato iconografico, una insuperabile studio sul monumento.

norchia9Sarebbe il caso di sfogliare i due volumi citati al termine della trasmissione televisiva “Alle falde del Kilimangiaro”, condotta da Licia Colò (ore 18,99, Rai Tre), impegnata ad accendere i riflettori su Norchia e amplificare il grido d’allarme che varie associazioni hanno lanciato ancora recentemente. E’ il caso della sezione viterbese del Cai (Club Alpino Italiano) che il 7 aprile dello scorso anno promosse una escursione nell’area, selezionata dal Cai nazionale nell’ambito del progetto “Tam (tutela ambiente montano) 150 Casi da salvare”. Oppure del comitato provinciale dell’ “Aics” che, in collaborazione con le associazioni Accademia Kronos, Accademia Fotografica Italiana, “Viterbo con Amore”, “Fair Play”, “Anteas”, “Cuore di Mamma”, comitato Parco archeologico naturalistico della Tuscia, “Active Space”, il 23 marzo ha organizzato la “Camminata non competitiva e visita guidata alla città perduta di Norchia”.

Ma ritorniamo alla trasmissione odierna. In settimana, la troupe di Licia Colò  ha realizzato le riprese, accompagnata dalla giornalista Stefania Battistini, dall’archeologo e funzionario della soprintendenza per i Beni archeologici dell’Etruria Meridionale Luca Mercuri e dal vice sindaco del Comune di Viterbo (entro i cui ambiti territoriali ricade Nochia) Luisa Ciambella.

norchia7“Mi auguro che le telecamere di una trasmissione così seguita e apprezzata come “Alle falde del Kilimangiaro” – ha detto il vice sindaco – contribuiscano a richiamare l’attenzione di tutte quelle realtà, istituzionali e non, che possano consentire a questo patrimonio di uscire dall’indifferenza e dalla dimenticanza. Da troppi anni l’antica e prestigiosa necropoli di Norchia vive nell’ombra, mentre altre, come ad esempio Tarquinia e Cerveteri, sono state inserite nell’elenco dei beni patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Senza nulla togliere ai due importanti siti archeologici – ha concluso Ciambella –  ritengo che Norchia non sia da meno, e che meriti la stessa attenzione e lo stesso rispetto. Per questo il Comune di Viterbo lancia un appello alla Soprintendenza, affinché si possa avviare un percorso per la valorizzazione e il recupero dell’importante necropoli rupestre”.

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