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Paola, spettacolo per pochi intimi

Paola Quattrini

Paola Quattrini

Brava è brava. Su questo non ci piove. Al massimo piove dentro il San Leonardo. Ma la pratica acquazzoni è un altro discorso. Ben documentato dalle crepe sui muri. Dagli aloni sui teloni. Da quell’odore di sgabuzzino dei vestiti della nonna. È brava – si diceva – la Paola Quattrini. Perché attrice navigata. Perché riempie il palco (due ore) in solitaria. Perché non ha bisogno di grandi scenografie. Perché riesce a portare una settantina di persone a teatro (e soprattutto a Viterbo) di giovedì sera. Ok, praticamente un quinto della capienza totale. Ma il risultato è comunque buono. In virtù di quanto visto fino ad ora e di quanto pronosticato per il futuro. Tempi bui. Soprattutto portafogli bui.
Comunque. Il suo “Oggi è già domani” scivola via rapido. Il one woman show è una commedia frizzante. A tratti malinconica. Dramedy, direbbero quei tuttologi degli inglesi. Sempre pronti a coniare un termine ad hoc. Una donna alle prese con la quotidianità. Fatta di figli cresciuti (troppo), e di un marito ben lontano dallo stallone sposato in gioventù. Dora (così si chiama la protagonista) parla col muro della sua cucina. Che poi sarebbe il pubblico. Sviscera le frustrazioni. Svela i desideri. E affronta la mezz’età con una sterzata. Una folle vacanza in compagnia dell’amica immaginaria e femminista quasi-convinta. Una tappa risolutiva nelle isole greche. Rimarrà lì, sulle spiagge romantiche dell’arcipelago. Tradirà il compagno di sempre. Ma soprattutto darà a lui stesso (e a lei stessa, in primis) la possibilità di riaccendere il fuoco della vita. Attraverso aneddoti, ingiustizie, incomprensioni e speranze inedite.
La stagione invernale del Comune giunge così al giro di boa. Sei spettacoli in cantiere. Altrettanti all’orizzonte. E tracciando un primo bilancio si può dire che il bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto allo stesso tempo. Buono il programma. La direttrice Patrizia Natali ha messo su un cartellone da sei e mezzo in pochi giorni. Quasi un miracolo. Possibile grazie alla sua esperienza fatta di trascorsi e contatti. Insomma la macchina organizzativa ci sarebbe pure. E, per dirla in gergo tecnico, si è fatta un bel culo.
Male però l’affluenza. E non necessariamente perché non piacciono le proposte. Sarà la crisi. Sarà la cronicità del capoluogo. Ma il contributo di oltre sessantamila euro pesa come un macigno. E quindi magari, come poi suggerito dal presiedente del consiglio comunale Filippo Rossi (latitante ad oggi tra i seggiolini) forse è il caso di domandarsi se era il caso di mettere in piedi o meno questo teatrino (per rimanere in tema). La prassi vorrebbe che al momento si pianificasse già per il 2015. Ed invece si progetta una settimana per l’altra.
Piuttosto. Ferento sta dietro l’angolo. L’estate è alle porte. Del bando non se ne parla. Mentre ad esempio i concerti capitolini (come poi quelli di mezz’Italia) sono in prevendita da mesi. Assisteremo ad un altro buco nell’acqua? Probabile (secondo Rossi sicuro). Occhio però, che all’anfiteatro romano il tetto non c’è. Se grandina la becchiamo tutta in testa.

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