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Giggetto tra la morte e l’amore

La lettera del 21 agosto 1964

La lettera del 21 agosto 1964

La morte e l’amore. La profonda tristezza e le parole dolci ad Aurelia, la donna che sarebbe diventata sua moglie. E’una lettera unica, quella che Luigi Petroselli scrive da Viterbo il 21 agosto 1964. Già soltanto per la data, perché in quel giorno muore Palmiro Togliatti, Il Migliore, il segretario del Pci, partito di cui Petroselli è funzionario e del quale diventerà più tardi una figura di primo piano, amatissimo sindaco di Roma. Una lettera di cinquant’anni fa, conservata nella casa romana di Petroselli e pubblicata ieri dal Corriere della Sera.

Scrive Petroselli, sotto la data e l’intestazione Viterbo: “Aurelia amore, Togliatti è morto. Ti scrivo alla fine di una giornata che mi ha impegnato a fondo attraverso un’emozione profonda che talvolta è perfino smarrimento e costernazione”. Già, Togliatti è morto, dopo l’ictus che lo aveva colpito mentre era in vacanza a Yalta, in Crimea, insieme alla compagna – di nome e di fatto – Nilde Iotti. Lui, Luigi, Gigetto, Luigino, aveva trentadue anni, e trova la forza e le parole per descrivere alla donna che ama, Aurelia, quel giorno.

“Togliatti è morto, non riesci facilmente a crederlo possibile tanto è lo spazio che egli occupava nella tua mente e nel tuo cuore – parla alla terza persona, forse per fingere distacco da quel dolore profondo, poi torna alla prima persona singolare – Per me e per quelli della mia generazione egli è qualcosa di più che il capo del partito che hai scelto per la lotta politica, è qualcosa al di là di ogni simbolo, è l’uomo che ha esaltato la mia giovinezza ed ha alimentato e consolidato gli ideali di libertà ai quali, nei limiti delle mie forze, ho consacrato la mia vita”. E qui viene in mente il Petroselli giovane, così ben raccontato nel documentario “Il sindaco di tutti”, realizzato in occasione del 32esimo anniversario della sua morte. Il Petroselli viterbese, il figlio di quel padre così ribelle da finire in galera – precauzionalmente – ogni volta che il Duce veniva in città. Il Petroselli alunno del seminario (compagno di classe monsignor Salvatore Del Ciuco). E poi il pendolare, che raggiungeva la Capitale dopo interminabili viaggi sul treno della Roma nord, viaggi di formazione politica perché fondamentali per capire la gente comune.

Petroselli con la moglie

Petroselli con la moglie

La lettera, ancora: “Ed ora che ti sforzi di renderti conto che ‘Togliatti è morto’, l’animo ti sollecita quasi un esame di coscienza, ed hai presente in un attimo solo tutto quello che egli ha significato nello scorrere rapido ma insieme lento degli anni: la forza che la sua parola e la sua azione ti hanno dato dapprima sui banchi di scuola e tra i colleghi del liceo, poi nelle prime aspre battaglie del lavoro che non furono mai solo battaglie contro gli oppressori ma anche battaglie contro te stesso e con l’ambiente che sta attorno a te e con il passato che sta dentro te”.

E poi il finale, riletto oggi su quella carta da lettera ingiallita, rimasta in un cassetto per cinquant’anni e riemersa oggi, in tutta la sua straordinaria potenza storica e affettiva. “Ecco: quel tanto di giusto e di retto che avverto nel formarsi della mia vita lo devo a Togliatti: quel giusto e quel retto che voglio conquisti definitivamente la mia vita. Aurelia, amore, avevo pensato e pensavo stamane alla mia partenza da Roma di scriverti una lettera diversa… Ora il sentimento del cordoglio per la morte di Togliatti mi ha sopraffatto, ma non per togliere spazio a te ma per fartene ancora dell’altro nella mia vita. Te ne parlo come ne parlerei ad una donna sola: alla compagna della mia vita. E questa donna, Aurelia, sei tu”.

Era il 21 agosto 1964, un giorno scolpito nella vita del Partito comunista italiano. Due anni dopo, nel 1966, Petroselli fu eletto nel comitato centrale del Pci. Il 27 settembre 1979 il viterbese Gigetto diventa sindaco di Roma dopo le dimissioni di Giulio Argan. Rieletto nel 1981, morirà il 7 ottobre 1981. Per un malore improvviso, come Togliatti. Non solo la storia si ripete, anche la tragedia.

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