25042024Headline:

Mandiamo più donne al parlamento europeo

parlamento europeoIl parlamento europeo è l’unica istituzione dell’Ue eletta direttamente a suffragio universale dai 500 milioni di cittadini europei, composta da 766 deputati, eletti ogni cinque anni negli Stati membri. Le elezioni europee indette in Italia per il 25 maggio, con cui il nostro Paese eleggerà 73 parlamentari, sono molto importanti, perché per la politica italiana si tratta di un vero e proprio banco di prova in uno dei periodi più difficili della sua storia.

Il sistema elettorale utilizzato è quello proporzionale, con una soglia di sbarramento che corrisponde al 4% e, grande novità, avremo le prime elezioni con la “tripla preferenza di genere”. Sarà quindi possibile esprimere fino a tre preferenze che dovranno però riguardare candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della terza preferenza: quindi o due uomini e una donna o due donne e un uomo. Nel caso in cui, invece, l’elettore esprima solo due preferenze, queste potranno legittimamente essere a favore di candidati dello stesso genere.

Lo stabilisce la legge n. 65 del 2014 che ha introdotto modifiche alle norme in materia di garanzie per la rappresentanza di genere relative all’elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia, prevedendo disposizioni transitorie per il 2014, con la suddetta “tripla preferenza di genere”. A partire dal 2019, invece, sarà applicata una disciplina più incisiva della legge che prevede presenze paritarie fra uomo e donna nelle liste, compresa l’alternanza di capolista.

Si è ancora ben lontani da una effettiva rappresentanza egualitaria, tuttavia , le nuove normative offrono l’occasione per aumentare le presenze femminili nei luoghi decisionali e possono essere considerate un passo in avanti per il nostro Paese, che vuole dotarsi di istituzioni più rappresentative, allineate alle principali democrazie europee.
Oggi le donne sono solo il 31% del Parlamento europeo e la percentuale della delegazione italiana con il 21% è al di sotto della media, percentuali che dimostrano quanto sia urgente un riequilibrio di genere in esso.

Le prossime elezioni europee, dunque, possono essere una grande opportunità per incrementare la rappresentanza femminile nel Parlamento europeo, le cui capacità, pur non essendo né migliori né peggiori di quelle maschili , sono sicuramente diverse e complementari e in un momento così difficile non si possono decidere politiche economiche e sociali che coinvolgono milioni di persone senza le loro competenze.

Ciò, aiuterebbe a riorientare la politica europea introducendo una maggiore e più sistematica attenzione per i problemi quotidianamente affrontati dalle donne, promuovendo l’occupazione femminile, gli asili nido, il sostegno alla maternità e paternità, i servizi per le persone anziane e non autosufficienti, che rappresenterebbero un volano per la crescita e lo sviluppo. Vanno rilanciati e innovati il modello sociale e la visione di economia sociale di mercato della politica europea che sembrano usciti dai suoi obiettivi negli anni dell’austerity.

In passato, gli obiettivi sociali dell’Unione, dalle pari opportunità tra uomini e donne, alla lotta contro ogni forma di discriminazione, alle politiche di conciliazione, alla garanzia minima di risorse, anche se in posizione più debole rispetto a quelli di politica economica , hanno indotto i Paesi membri ad adeguare le proprie norme giuridiche e a rafforzare il proprio sistema di welfare verso una maggiore equità. Negli ultimi anni, invece, con le politiche di austerità, la debolezza degli obiettivi sociali e la loro subalternità a quelli economici è apparsa in tutta la sua evidenza , soprattutto in Paesi a economia debole come l’Italia, con effetti negativi sulla stessa capacità di ripresa economica.
Tuttavia , non basta che nel prossimo Parlamento europeo ci siano più donne, ma quello che conterà davvero sarà quali donne gli elettori sceglieranno, valutando attentamente le persone, uomini e donne, che li dovranno rappresentare, con quali programmi, perché essi dovranno essere in grado di misurare le ricadute delle scelte politiche comunitarie nella vita di tutti noi.

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