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Rosa santa… con santa pazienza

L'urna di Santa Rosa

L’urna di Santa Rosa

La mancata iscrizione della nostra patrona e protettrice Rosa, in qualità di santa, nel Martirologio Romano, ci dà l’occasione per segnalare che Rosa per la Chiesa non è “ufficialmente” Santa, ma solo Beata.

Infatti, la nostra protettrice S. Rosa è annotata nel Martirologio Romano come la Beata Vergine Rosa da Viterbo. Al termine del processo voluto da Callisto III c’erano tutti documenti a posto per procedere all’iscrizione di Rosa, nel Martirologio Romano, come Santa. In quel tempo però né il Comune di Viterbo, e neanche il Cenobio erano nella disponibilità economica di pagare la cifra richiesta (di cui non si conosce l’entità).

Ricordiamo che il Martirologio Romano è il libro ufficiale della Chiesa dove sono registrati tutti i santi, i beati e le rispettive ricorrenze liturgiche. Nei volumi stampati prima del 2007, la nostra protettrice era annotata (sempre con il titolo di beata) al 4 di settembre (traslazione) e al 6 di marzo (giorno della morte o transito). Adesso nell’ultima edizione, stampata nel 2007 a cura della Cei, la Beata vergine Rosa da Viterbo è menzionata solo alla data del 6 marzo, ed è stata misteriosamente cancellata dal 4 settembre. Nessuno ci ha dato mai chiarimenti sui motivi della cancellazione.

E’ pur vero, come sosteneva il vescovo Lorenzo Chiarinelli, che se il papa la appella come Santa, essa è a tutti gli effetti tale, ma per noi che amiamo la precisione, questa omissione nel libro ufficiale della chiesa, dove sono elencati tutti i santi, ha un sapore di “Santa di serie B”, e non ci piace. Il vescovo Chiarinelli, da noi interpellato in proposito, ci fece sapere che per lui il problema non esisteva, e che tutto andava bene così.

Poi nel 2009, venne a Viterbo in visita pastorale, papa Benedetto XVI. Quando il pontefice si recò a pregare davanti all’urna della nostra protettrice, la badessa del Monastero di S. Rosa gli consegnò una supplica scritta, affinché nel Martirologio Romano, si annotasse finalmente la nostra “Rosina”, non più come Beata ma come Santa. Quella richiesta non rimase lettera morta, perché dopo poco tempo il Francescano Padre Bove, che faceva parte della Congregazione dei Santi, fu incaricato di verificare se esistevano le condizioni di questa iscrizione. Da indiscrezioni in nostro possesso sembra che padre Bove, dopo aver consultato i documenti esistenti negli archivi vaticani, stesse per dare il suo placet a questa operazione. Tutto ci diceva che finalmente eravamo giunti in porto. Invece non era così. Proprio quando tutto l’iter era quasi completato, il frate fu ricoverato in ospedale e dopo tre mesi morì. Da quel lontano giorno non è stato fatto più niente.

Adesso sarebbe ora che il Comune si interessasse per ottenere la trascrizione di Rosa, come Santa, anche nel Martirologio Romano. Il primo passo da compiere è quello di chiedere se l’operazione ha un costo, e a quanto ammonti. Poi si possono seguire tante strade, anche quella della sottoscrizione popolare.

Non dobbiamo però dimenticare che c’è un altro riconoscimento da conseguire. E’ quello di riportare la festività di S. Rosa al 4 di settembre, giornata che è stata sempre dedicata a S. Rosa fin dalla notte dei tempi. Infatti, in quel giorno del 1258, papa Alessandro IV che aveva ricevuto in sogno per ben tre volte la visita della santa, guidò lui stesso la gloriosa traslazione del sacro corpo dalla Chiesa di Santa Maria in Poggio al Cenobio di San Damiano (oggi monastero di S. Rosa). Le suore del Cenobio sostengono che fu il papa stesso con una sua Bolla a stabilire la festività di S. Rosa al 4 di settembre. Per chi sostiene che la regola adottata dalla Chiesa per calendarizzare le feste, sia sempre quella di scegliere il giorno della morte (dies natalis), rispondiamo che nel Martirologio ci sono fior di eccezioni. Non ultima quella di S. Francesco che è iscritto nella data della sua traslazione.

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