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Sulla via Francigena un fiorire di libri

via-francigena-sign1A vent’anni dalla proclamazione della Francigena “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa”, l’antica via del pellegrinaggio medievale – descritta la prima volta nel diario di viaggio che il vescovo di Canterbury Sigerico stese nel 999 di ritorno da Roma dopo aver visitato la tomba di San Pietro, – ritorna al centro dell’attenzione. Nelle ultime settimana c’è stato un fiorire di iniziative da parte di tanti soggetti (istituzioni, associazioni del volontariato, centri studi e ricerche etc. ) volte alla sua valorizzazione e tutela, in special modo dei tratti (non pochi) che sulla Cassia, il cui percorso nella Tuscia viterbese è pressoché coincidente con l’antico tracciato, sono ancora disseminati da pavimentazione originaria in basolato.

Perché non passeggiare sulla Francigena in compagnia di alcuni libri, assurti al novero di “classici”, che negli ultimi lustri sono stati ad essa dedicati, facilmente reperibili in biblioteca o magari via web?

Si può partire da Franco Cardini (Il pellegrinaggio. Una dimensione della vita medioevale, Ed. Vecchiarelli, pp. 167): opera rigorosa e insieme effervescente che ripercorre in ogni suo aspetto la cultura, le tradizioni, la religiosità, l’economia ma anche i simboli di quel “cammino verso Dio” che per secoli ha impegnato migliaia di persone. «La storia della Francigena – rileva fra l’altro Cardini – è la storia dell’organizzazione di uno spazio ben definito. Ma è anche storia di detentori di potere, di monumenti e strutture (dagli ospizi ai ponti), di viandanti».

Il volume “Guida ai percorsi della Via Francigena nel Lazio” (Editrice Le lettere, pp. 94) si deve invece a Renato Stopani, uno dei maggiori specialisti dell’argomento, autore di fortunati saggi su questa e altre vie del pellegrinaggio medievale, che fornisce una agile radiografia dello specifico itinerario Bassa Toscana/Alto Lazio proponendolo in cinque tappe: Radicofani/Bolsena, Bolsena/Viterbo, Viterbo/Sutri, la variante Cimina (toccava San Martino, Ronciglione, Nepi, Monterosi), Sutri/Roma.

Un testo notevole è quello di Arnold Esch, già rettore dell’Università di Berna, poi direttore dell’Istituto germanico di Roma, contenuto nel volume “La Via Cassia. Sopravvivenza di un’antica strada con note per una escursione tra Sutri e Bolsena” (pp. 63, Edizioni Roma nel Rinascimento) che, come sottolinea Massimo Miglio nella prefazione, consente «di respirare accanto a noi l’umanità dolente e penitente dell’uomo di fede, la tracotante passione degli uomini di potere e di violenza, l’avventurosa ambizione di ricchezza degli uomini di denaro, l’estraniata lucidità degli uomini di versi e di memoria, l’erudita intelligenza degli in-tellettuali e dei pittori del grand tour».

Citando Miglio, direttore dell’Istituto storico italiano per il Medioevo. già docente di Storia medievale all’Università della Tuscia, si può rimandare al suo “In viaggio per Roma (Patron Editore, pp. 142) dove vi è addensato, fra le altre fonti riproposte, il resoconto di viaggio sulla Francigena di un giovane ventenne, Bartolomeo Baiguera, nato a Brescia da una ricca famiglia di mercanti, steso in 3.084 esametri latini di un’opera intitolata “Romuleon iter”. Un viaggio compiuto nel 1405, da Mantova a Roma, durato quaranta giorni. Le tappe: un giorno e una notte ad Acquapendente, “vetusta terra”; una notte all’addiaccio a Bolsena, “borgo dirupo”; un’ora a Montefiascone, dove lenisce le ferite con vino “sapido”. Infine, Viterbo, “la città delle tanti torri”, dove sosta per dieci giorni, con una visita attenta e meditata per ammirare una città “pulcherrima”, le sue mura, le sue fontane meravigliose, il Bullicame, dove si bagnano donne bellissime, «la pelle più candida della neve, i seni come pomi, stupendi i volti e le braccia, le mani e la schiena, le dita e il collo». Poi, insieme a una “turba di viandanti”, riprende il cammino: ecco il “castrum” di Vetralla, ecco Sutri, dalle “serrate mura”, dove Saturno insegnò agli uomini a seminare il grano. Insomma, sottolinea Miglio, “una istantanea della Tuscia agli inizi del Quattrocento, percorrendo il tratto conclusivo della Via Francigena prima di arrivare a Roma”.

 

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