È successo. E su ciò non si discute. È accaduto. E quindi è bene non dimenticarsene. Giacché dal ricordo riemerge la consapevolezza. Dal passaparola intelligente. Dall’unione di generazioni così vicine e così lontane. È successo in tutta Europa (in tutto il mondo praticamente). Anche nei centri piccoli e strategicamente poco importanti come la Tuscia. Come Vignanello.
La seconda guerra mondiale è passata pure di lì. Col suo strascico di tragedie, di vite spezzate. Di morti e di dolore. Settanta anni fa. Che a sentirne le testimonianze manco pare vero. Una leggenda. Una cosa che appartiene all’armadio allucchettato del passato. Forse. In realtà i segni sono ancora evidenti. E se non quelli fisici, quelli di un paese che ha sepolto, insieme ai suoi figli, anche la voglia di parlarne. Tra pareri discordanti. Dialoghi sconnessi. Mezze verità.
È giunto il momento di aprire il libro delle tragedie. Di affermare una consapevolezza interrata. Di onorare quei quarantadue civili strappati al quotidiano. E senza rabbia. In modo costruttivo. Affinché tutti sappiano e mai più accada.
Parte questa domenica la prima manifestazione intitolata “Nella… notte del violoncello”. Alle 17. Con una tavola rotonda voluta coraggiosamente dall’associazione Sifà. Supportata dall’amministrazione locale. Coordinata dalla giornalista Rai Anna Longo. Che di professione si occupa di cultura via radio.
Lunedì invece in mattinata sarà la volta della Santa messa e, alle 17.45, della proiezione del documentario “Giorni rossi d’estate”. Il tutto si sposta poi a sabato 7 (alle 19.30) in teatro, per la pièce “La notte del violoncello”. Spettacolo per voce recitante e ensemble del medesimo strumento a corde, ispirato alla figura di Lando Bracci. Deportato e sopravvissuto. Verrà anche istituita la “Prima giornata della memoria”. Un punto zero dal quale ripartire. E ancora domenica 8, ai giardini comunali (11.30): “Suonando per Lando”. Concerto per quaranta giovani violoncellisti. Come fossero un solo coro. Tra le mani sapienti di Naomi Barlow.
Innumerevoli le persone che si passeranno la staffetta. Per Sifà la presidente Pina Perazza. Per il Comune il sindaco Vincenzo Grasselli e l’assessore Enrico Gnisci. Ma anche Marisa Ombra (Anpi nazionale). Carlo Spartaco Capogreco (storico dell’Università della Calabria). Sante Cruciani (Unitus). Elisa Guida (socia fondatrice di “Arte in memoria”). Piero Terracina (testimone attivo del campo di sterminio di Auschwitz). E molti altri ancora.
“Serviva un quadro d’insieme – chiarisce l’assessore Gnisci – Un ringraziamento particolare va a Sifà per l’elaborazione e la messa in pratica di tante piccole grandi cose”. “Scavare è risultato difficile e doloroso – chiude la Perazza – ma vedere cresce così voracemente un progetto è stato incredibile”.