23042024Headline:

Tarquinia, Mazzola si gioca la carta Renzi

Le Saline di Tarquinia

Le Saline di Tarquinia

Il presidente del Consiglio lo aveva chiesto: “Cari sindaci, segnalatemi le opere ferme, non utilizzate, abbandonate”. A Tarquinia lo hanno preso molto sul serio, visto che il primo cittadino della città tirrenica, Mauro Mazzola, ha inviato ben due segnalazioni a palazzo Chigi. Un attivismo in buona fede, certo, nella speranza che dove hanno fallito anni e anni di cattiva gestione della cosa pubblica (a livello locale, provinciale, regionale e statale), finalmente si possa “cambiare verso”.

Primo luogo dimenticato, secondo Mazzola, sono le Saline. Oasi ambientale – e non solo – di proprietà del Demanio: “Chiediamo che vengano concesse al Comune dopo anni d’immobilismo burocratico statale – scrive il sindaco in una lettera all’ex collega “Matteo” – Come amministrazione abbiamo battuto ogni strada possibile, per superare l’impasse e dare corpo al progetto di valorizzazione turistica. Perché è inammissibile che l’unica salina del Lazio, riconosciuta zona d’importanza europea e di protezione speciale, non diventi un volano di sviluppo economico per il territorio, creando anche occupazione per i giovani”. E c’è da dire che le Saline sono state oggetto di interventi di recupero nel decennio scorso. “Ma l’intenzione del Comune, che potrebbe svolgere un ruolo di coordinamento tra le varie realtà che operano all’interno della riserva, di avviare un dialogo con l’agenzia del Demanio non ha mai avuto riscontro”, sottolinea Mazzola.

Che poi, fatta incetta di francobolli, indirizza a Renzi anche un’altra letterina. Oggetto: il teatro San Marco, che dagli anni Novanta ha sede in una ex chiesa in piazza Cavour, proprio di fronte al museo Etrusco. Peccato che i lavori di ristrutturazione siano fermi, a causa di beghe legali: un classico che prima o poi colpisce ogni cantiere italiano, dal più grande ai più piccoli.  “I soldi ci sono ma è tutto fermo – premette il sindaco – A marzo 2013 il Comune fu costretto a risolvere il contratto con la ditta appaltatrice, perché non aveva rispettato i tempi di consegna. La ditta ha fatti riscorso al tribunale di Civitavecchia e, in attesa che il giudice si pronunci, è tutto bloccato. Ora speriamo nell’intervento del Governo”.

Un tentativo coraggioso, quello di Mazzola, ma forse anche disperato, visto che c’è da pensare che il sindaco prima le abbia provate tutte per rilanciare i due gioielli tarquiniesi. Non resta che sperare: sblocca Italia, sblocca Tarquinia.

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