28032024Headline:

“I piani? Più apocalittici che integrati”

Giammaria Santucci

Giammaria Santucci

Più apocalittici, che integrati. E che il sor Umberto (Eco) ci perdoni. Ma qui non parliamo mica di italiani televisivi, ma di viterbesi incasinati. Con i piani integrati, appunto. Dopo la retromarcia dell’assessore Alvaro – non più corsaro – Ricci in commissione, l’altro giorno, e alcune lisergiche interpretazioni, ad usum delphini – apparse da qualche parte, vale la pena ascoltare Gianmaria Santucci. Uno di quelli che, insieme agli alleati di minoranza (Marini, Ubertini) e anche a buona parte di maggioranza (Serra, Tofani) ha ispirato la frenata di Ricci in terza commissione. Non più una delibera unica e dirompente, e pericolosa, per designare le nuove linee guida del Comune sullo sviluppo urbanistico della città e allo stesso tempo sulla bocciatura dei vecchi progetti, ma due delibere distinte. Una subito (vuol dire: coi tempi politici e burocratici), l’altra, quella sulla bocciatura, in un secondo momento (coi tempi politici e burocratici, il che vuol dire: a babbo morto).

Santucci è un fiume in piena, ma di quelle piene costruttive e non distruttive. Si vede che ha studiato bene la faccenda. “Cosa sta succedendo sui piani integrati? – si domanda retoricamente, ma neanche troppo Santucci – A Bagnaia si dice: stanno facendo il fumo con la manovella. Nel senso che leggo tante cose, che sulle zone agricole non si vuole costruire e altre amenità, tutte tra l’altro già escluse dalle varie leggi. La verità è che l’amministrazione Michelini ha presentato una delibera che, alla seconda volta, ha già ritirato. Perché? Perché ha capito che né l’opposizione, né buona parte della maggioranza, l’avrebbe votata. Perché tutti, in commissione, si sono chiesti, ci siamo chiesti: vogliamo fare piani integrati per riversare altro cemento sulla città oppure perché vogliamo una Viterbo diversa, con strutture e infrastrutture utili e razionali, una città proiettata verso il futuro? Perché mischiare una decisione di principio (le linee guida) ad una di carattere amministrativo (le bocciature dei piani)?”. Senza dimenticare i rischi di ricorsi a valanga, le beghe giuridiche, e altre amenità che Santucci non dice, ma immagina come immaginiamo tutti. Al che Ricci ha ingranato la retro. A palla.

La questione non è peregrina. Perché prima di considerare “superata” la ventina di piani integrati già in mano dal Comune (e prodotti con fatica dai privati sin dal 2005, anno A. C., ante crisi), bisognerebbe anche proporre, presentare, illustrare, spiegare, una specie di idea, di progetto, sulla città che verrà, firmato in calce da Ricci & Michelini. Santucci, in questo è lucido e cinico: “L’assessore è venuto per presentarci un principio generale e forse anche generico, chiedendoci intanto di bocciare i piani integrati già presentati dai privati, e molti dei quali già approvati. Noi gli abbiamo risposto: ma il vostro piano, la vostra idea di città, qual è? Quali zone sono interessate allo sviluppo? Perché tutti i piani integrati già in possesso del Comune dovrebbero essere bocciati tout court? Perché, e questo è un interrogativo allucinante, gli imprenditori che hanno presentato dei progetti nel 2005 li dovrebbero rimodulare alla nostra idea di città, formulata nel 2014? Cosa è, una legge retroattiva?”.

L'assessore all'urbanistica Alvaro Ricci

L’assessore all’urbanistica Alvaro Ricci

Punti interrogativi che pesano come macigni, sulle velleità di Alvaro non più corsaro e sulla stessa presunzione progettuale della squadra di Michelini. Senza dimenticare i dettagli: come sono state decise le zone sulle quali intervenire (perché soltanto il quadrante nord?), se qualcuno si rende conto di quanto siano onerose le opere pubbliche a carico dei privati chieste in cambio (il sottopasso ferroviario a Villanova, per esempio, equivale a tanti metri cubi di cemento in cambio: basterebbero per fare un’autostrada sull’Oceano, di qui a Miami beach). E la discrezionalità? Perché bisogna mettere mano ad una zona della città piuttosto che ad un’altra, altrettanto penalizzata? Poi, si sa, FondAzione ha le sue rispettabilissme idee: invoca una complanare che alleggerisca dal traffico il maledetto quartiere di Santa Barbara, detto “l’Imbuto del giudizio”. Ma sulle proposte delle opere pubbliche il dibattito è aperto, e in fondo deciderà il consiglio comunale”.
Santucci infine attacca il cuore della questione, partendo dai risvolti economici, che sono cruciali in questo periodo di vacche – e di molazze – magrissime: “Non sono un imprenditore – dice l’esponente di FondAzione – ma penso che per un privato sia importante fare un investimento, per costruire e per contribuire allo sviluppo della città, senza abbruttirla. Il problema delle opere pubbliche per loro è relativo. A quelle pensa il Comune secondo delle regole ben precise, sennò si rischia di fare come è accaduto sulla Teverina, con quella rotonda che non era all’altezza delle aspettative. Agli imprenditori dobbiamo dare certezze, non possiamo fare vigliaccate cambiando le regole del gioco in corso d’opera. Aspettiamo con ansia le due delibere promesse da Ricci, chissà quando, visto che ora stiamo discutendo al bar, su carta non ‘è ancora nulla. Speriamo arrivino presto, sennò si rischia di fare come per il centro storico”.

Dove le linee guida proposte dallo stesso Ricci lo scorso autunno – e votate all’unanimità dal consiglio comunale – oggi sembrano soltanto parole lontane, portate via dal vento, mentre il centro è come prima. Anzi, peggio.

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1 Commento

  1. Luigi Tozzi ha detto:

    Le città e le sue esigenze si evolvono. Piani integrati di dieci anni fa potrebbero non essere più attuali. Mi pare che basti questo.

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