19042024Headline:

La democrazia uccisa dal super-capitalismo

CAPITALISMO“Democrazia” non è parola vuota e astratta; denota ancora la migliore forma di governo e il modo di espressione più libero della nostra vita, nella moderna società civile. Dove vige un regime democratico ci deve essere libertà, garanzia dei diritti per tutti, giustizia e consapevolezza dei doveri.

Oggi però la democrazia corre un grave rischio per l’attacco dell’economia capitalistica: rischia di morire uccisa dalla “concorrenza”.

Motore di crescita dell’economia moderna, la concorrenza deve restare a livello nazionale; quando il capitalismo da “locale” si esternalizza e si delocalizza diventando “globale”, anziché produrre ricchezza e prosperità, può distruggere la democrazia e la libertà dei cittadini.

Perché la concorrenza uccide la democrazia?

Una risposta viene da Robert Reich nel 2008, un economista dell’Università di Berkley, il quale ammette che il supercapitalismo, inteso come libero mercato basato sulla concorrenza, stia distruggendo la democrazia e i diritti dei cittadini. Lo spiega affermando che con la globalizzazione la concorrenza si esplica, oltre che nel singolo stato, anche tra gli stati e le imprese, e, queste ultime da nazionali cercano di divenire grandi Corporations sovranazionali, transcontinentali, quindi globali.

Chi condiziona la nostra vita, stabilendo a livello centrale i tassi dei mutui, lavoro salari e pensioni, istruzione e sanità, prezzi del petrolio e dell’energia in generale, sono i poteri forti, come élites lobbys grandi corporations, investitori, speculatori banchieri e agenzie di rating.

L’attacco alla democrazia viene da essi.

Lewis Powell nel 1971 promulgò su loro mandato e difesa un memorandum. Spesso la forza di un’idea sta nella sua semplicità, e così fu. Quasi come un meme, l’ordine di scuderia si è diffuso a tutti i livelli, dagli USA all’Europa, forse anche in Giappone Russia e Cina e l’effetto non si è fatto attendere.

Per prima cosa, scrive Powell, bisogna combattere il modello politico di sinistra e questo lo fa agendo nelle scienze economiche e sociali, imponendo ad oltranza e a tutti, docenti e studenti, il modello del libero mercato neoliberistico. Come fare tutto questo: indottrinando i professori delle facoltà economiche, colonizzando le edicole e le librerie con pubblicazioni ad hoc, agendo su pubblicità ed editoria. Fatto sta che il progetto di ridare potere alle èlites, dopo decenni e decenni di storiche lotte fatte a tutela dei diritti dell’uomo, si è realmente avverato. I cittadini sono stati privati della democrazia partecipativa e il dominio dei poteri forti è diventato totale.

In Europa, ad esempio, un governo sovranazionale detta regole agli stati membri controllandone il bilancio; l’esempio della Grecia docet: mandata dai poteri forti dell’Europa sull’orlo della bancarotta!

Uccisi quindi i diritti democratici, il resto viene da sé; non ci sono più politiche di tutela del lavoro, i sindacati per continuare ad esistere sono costretti a barattare l’abolizione e non i diritti dei lavoratori, c’è precarizzazione di quasi tutti i rapporti e abolizione di un gran numero di posti di lavoro come in Italia che ne sono scomparso un milione negli ultimi cinque anni.

A questo punto sorge il dilemma: è possibile difendere ancora la democrazie e i diritti dei singoli cittadini limitando il superpotere delle corporations, senza contrastare libertà del singolo e sviluppo globale, oppure bisogna pensare che il neocapitalismo liberista sia irreversibile e ineluttabile, a tutto danno della democrazia dei diritti? In altri termini, dobbiamo continuare a tollerare uno status quo di libero mercato potente con tutta la disproporzione fra potere finanziario e ruolo delle rappresentanze democratiche, mettendo da parte libertà giustizia scuola sanità e solidarietà, oppure trovare una via d’uscita a salvaguardia della democrazia, facendo in modo che non solo le corporations (banche agenzie di rating e altri poteri forti) ma anche le rappresentanze democratiche dei cittadini prendano parte ai processi decisionali dell’economia globale, in tutte le sedi opportune? Un’utopia o un rimedio in extremis per salvaguardare questa nostra vecchia democrazia che perfetta non è ma che comunque resta il necessario male minore per il rispetto dei diritti dell’umanità intera e delle cose che valgono cioè i valori (come tolleranza fraternità bontà amore verso il prossimo, anche quello negletto)?

Sì questo è’ possibile conoscendo chi ci governa per poterlo controllare.

Pensiamo ai politici, alla magistratura, alle televisioni e ai giornali, ai media alle università ai sindacati; ma spesso sono strumenti di poteri più forti e si comportano come “burattini”per mantenere i loro privilegi, fatti di corruttele e curatele, tralasciando spesso il rispetto delle leggi democratiche.

Sono i poteri forti che bisogna contrastare.

Così come l’attacco strategico di Powell è riuscito a far vincere i potentati economici occulti, uno stesso attacco può essere sferrato in senso contrario, con una forte presa di posizione dei cittadini che devono riappropriarsi del potere democratico perso, in tutte le istituzioni, nel pieno rispetto delle leggi, senza più delegare totalmente ai politici di turno, le sorti del proprio destino. Questa non è fantapolitica!

La protesta non deve essere anarchica, ma semplicemente difesa della civiltà e della democrazia che deve tutelare tutti noi, indipendentemente dalla razza, dal sesso, dalla nazionalità dalla religione e dall’appartenenza politica; soprattutto difesa del libero pensiero, dell’ideale di libertà e della sua realizzazione. Chiunque crede in questi valori deve prodigarsi a salvaguardia delle democrazia in ogni sede, nazionale ed extranazionale, utilizzando lo stesso sistema di attacco di Powell, orientandolo però a ritroso, verso i poteri forti nemici della democrazia. Libertà dei cittadini versus libero mercato e concorrenza sfrenata.

Bisogna diffondere tali idee in tutte le sedi istituzionali ove possano essere recepite, come università enti culturali sedi non istituzionali, come uffici pubblici scuole fabbriche e comunità varie. Il tema è quello suddetto: la libertà come valore di sfondo delle democrazie occidentali, va salvaguardata come primo ideale per la saggezza del vivere civile. I cittadini vanno educati in tal senso e a essi va richiesto l’impegno.

Non possiamo più delegare ad altri perché l’effetto si è visto; dobbiamo difendere i nostri diritti ma anche compiere i nostri doveri. La libertà è un sistema di limiti e il rispetto dei medesimi costituisce appunto i doveri. Se i cittadini sono consapevoli e attenti sui propri diritti e doveri le oligarchie non potranno uccidere la democrazia e dar luogo alle tirranidi.

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