18042024Headline:

L’università della Tuscia si allarga

ruggeri (2)E per una volta che i giornalisti arrivano in ritardo, spunta l’insolita velocità d’esposizione del rettore. Il magnifico, come direbbero quelli dell’Algida. Colui il quale (all’interno dell’Unitus) tutto sa e tutto può. Tant’è che in vista del prossimo anno accademico Alessandro Ruggieri ha deciso di stravolgere un pochino gli standard. Vuoi per star sempre sul pezzo. Vuoi perché l’università oggi come oggi è un’azienda. E quindi per mantenere il trend tocca di inventarsi le peggio cose.

“Le immatricolazioni e le iscrizioni stanno sul più 2, 3 percento – annuncia – e non siamo ancora ad agosto. In piena controtendenza coi ‘meno’ di tutto lo Stivale”. Bene. A Viterbo si studia. Probabilmente anche perché di trovare lavoro non se ne parla.

E ancora. “Presentiamo due corsi nuovi – aggiunge – Restauro magistrale e conseguente laboratorio con tecnologie all’avanguardia”. Numero chiuso. Venti persone e già in overbooking. Ciclo quinquennale unico. Iscrizione diretta all’albo. Non male, anche se più salato degli altri.

News arrivano anche dal comparto di Civitavecchia. Con l’introduzione di Economia aziendale, ramo turistico. Scienze ambientali e Ecologia marina. “Finalizzate al territorio – illustra ancora lui – e alla connessione tra le due città”. Le creature inedite sono state già accreditate dal ministero. Così come le preesistenti. Ciò vuol dire che non saranno tagliati fondi. Che gli standard di qualità e quantità sono ottimi. E ciò succede (per qualche strana congiunzione astrale) solo nella città dei papi e al Politecnico di Milano.

Altre precisazioni. “Non siamo solo vicini agli studenti – stavolta tocca al direttore generale Alessandra Moscatelli – ma pure alle famiglie”. E qui si va sugli sconti, tipo l’Ipercoop. Se si iscrivono due figli si risparmia. Se alle superiori si becca 100 con lode “il primo anno te lo regaliamo noi”. Navetta free. Facilitazioni per disabili. Varie ed eventuali.

Vi starete mica svendendo? “No – chiude Ruggieri – le tasse sono un 15% del totale guadagnato dall’ateneo. Il resto viene elargito dal ministero, compresi gli stipendi degli interni”. E il ministero, è noto, apre il portafogli in base ad iscritti, meriti, numeri di professori e via dicendo. Quindi tutto sommato la politica accattivante del ribasso può essere un buon modo per mantener vivo un apparato che soffre ovunque. Tranne qui. Almeno così ci dicono.

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