20042024Headline:

Neanche Caffeina sconfigge il “mordi e fuggi”

CaffeinaPiù birra che pizza. E fin qui ci può anche stare. Più birra che libri. Magari questo di dato invece stona. Non fosse altro che staremmo a Caffeina, totem cultural-letterario. E non a Ariccia, in occasione dei festeggiamenti della sacra porchetta (dio la benedica, ora e sempre).
Ma tornando a Viterbo. Il nastro della manifestazione è stato tagliato da poco. Puzza ancora di rodaggio. Ma un primo micro-bilancio si può serenamente tirar giù. Non tanto legato alle presenze, poiché il weekend per logica acchiappa. Nei feriali invece, complice pure il tempo incerto, il successo è stato relativo. Meglio parlare pertanto di riscontro. Effettivo. Economico. Di denaro.
Bene. Bravi. Bis. Urlano in coro i barman. E poco importa che si tratti di quelli storici o degli improvvisati. Temporary store, li chiamano i sofisticati. Paraculate momentanee, sarebbe il nome giusto. Comunque. Caffè, acqua, bibite, panini, tramezzi e via dicendo son partiti come solo in questa occasione succede. “È la prassi – dice quello di via San Lorenzo – Lo sappiamo. Ci si attrezza con personale extra, rifornimenti importanti. E se le cose girano bene, copriamo qualche fattura arretrata”.
La prima conferma è pertanto la seguente: dove si mangia e si beve c’è sempre fuffa. Nonostante l’inedita concorrenza data dal villaggio slow food dinnanzi ai portici del Comune. “Pure qui la cosa funziona – parere di gelatara – altalenante, secondo dove ti hanno ubicato, ma non ci si lamenta”.
Ok poi pure i ristoranti. Poco importa se di dentro (direbbero a Bagnaia) o di fuori da San Pellegrino. Il menù a prezzo fisso va per la maggiore, almeno quanto i leggings. E nessun titolare sbuffa sull’uscio.
Curioso è invece il dato (provvisorio) legato alle strutture ricettive. “Non troppe richieste”, fa capire l’uomo b&b. “Un più tre punti percentuali”, ribatte quello dell’albergo. Al che, o è sfigato il cronista, che intervista le persone sbagliate. O parte in malafede, ma in questo lavoro chi non lo è. Oppure la constatazione (non amichevole) risulta una sola: la stragrande maggioranza dei visitatori si muove dalle vicinanze. Dalla provincia. O un goccino più in là. In pieno spirito “mordi e fuggi”.
Che poi tradotto sarebbe il più consueto degli strusci. Pratica assai in voga all’ombra della Palanzana. Buona, se si guarda il profilo legato ai soldi. Assolutamente non trascurabile oggigiorno. Male, se invece l’intento è quello di “fare” turismo. Quelli di Vasanello ci conoscevano già. E forse pure i ronciglionesi.

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1 Commento

  1. Massimiliano Forieri ha detto:

    Esatta descrizione, gradita ed importante, forse da mettere ancora più in evidenza perché si corregga la rotta finchè si è in tempo.

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