20042024Headline:

Bartellini, quando il teatro è coscienza

Gian Maria Cervo

Gian Maria Cervo

Tra Franco e Giancarlo ci stava anche lei, Francesca. A condire uno spettacolo che per due serate (ieri e sabato) ha impreziosito non poco il settore culturale viterbese. Una minestra storicamente insipida, che di tanto in tanto si permette questi sprazzi d’eccellenza. Buona la prima. E buona pure la seconda. Quindi. Quartieri dell’arte ha portato a Palazzo papale un “Vita di Maria Vergine” da leccarsi i baffi.
Merito loro. Come si diceva poc’anzi. Di Franco Zeffirelli. Che nonostante un passato recente vissuto all’insegna dell’incomprensione (quella famosa storia dei bozzetti per la Macchina di Santa Rosa) ha voluto comunque affacciarsi in Tuscia. Prezioso il suo cameo nei panni di Dio. Come voce recitante e pertanto non presente. E lode pure a Giancarlo Giannini. Che seppur abbia passato i settanta in carta d’identità, si è mosso sul palco come il Bolle della recitazione.
E la lista dei complimenti potrebbe andare avanti mezza giornata. Ma meglio evitare. Anche se va sottoscritta la figura di Francesca. La Bartellini. Che all’ombra della Palanzana è riconosciuta e apprezzata trasversalmente. Regista, scrittrice, attrice e produttrice. Milanese di origini (nessuno è perfetto), trapiantata sul lago di Bolsena da un po’. A Viterbo ha una sua scuola di recitazione, la “Caliban studios”, al cinema Lux. Che si rifà al metodo legato all’Actor studio.
Bartellini ha scritto e pubblicato nel 2012 un monologo dal titolo Sermones. Adattato in questo evento in forma specifica. “L’intero spettacolo, comprendente Sermones e Storia di Maria Vergine, diretto da Adriano De Santis, ruota intorno alla riflessione sulla figura di Maria – dice lei stessa – Io recito una donna prete in un futuro ipotetico, che apre un dialogo costruttivo sul ruolo del femminile. E nella dimensione spirituale, un tema di grande attualità, assai caro anche a Papa Francesco”.
Tornando a Qda infine, va menzionato come la creatura di Gian Maria Cervo anche quest’anno sia stata una cassa di risonanza per tutto il territorio. Oltre alla presenza della Rai infatti, e a quella dei principali critici italiani come Cordelli e Cerquitelli, alcune immagini (leggi Infernaccio e Caprarola) sono addirittura finite a Los Angeles.

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