25042024Headline:

Evviva! L’export nella Tuscia vola

Gianni Calisti

Gianni Calisti

Se la Germania di Angela Merkel resta la locomotiva d’Europa, Civita Castellana conferma di essere la vaporiera della Tuscia. Più della metà del Pil provinciale è prodotto dal distretto della ceramica con 237 milioni di fatturato all’anno. Il mezzo miracolo, fotografato da Federlazio, ha però una spiegazione tutta terrena e viene da oltre le Alpi. L’ultima semestrale (gennaio-giugno 2014) dell’associazione delle piccole e medie imprese ha cioè un timbro preciso e inalterabile, quello dell’export, capace di ribaltare completamente lo status dell’economia provinciale che altrimenti sarebbe ancora preoccupante se non disastroso. Le merci esportate, in ambito europeo, triplicano, passando dal 20% dell’ultimo semestre 2013 al 66,7% degli ultimi sei mesi. Il fatturato di sbocco comunitario arriva al 62,5% rispetto al precedente 16,7%. Nell’area extra Ue la percentuale raddoppia e sale dal 33,3% al 62,5%.

Numeri esteri che fanno da contraltare a quelli interni. Perché il dato relativo agli ordini di casa nostra risulta addirittura dimezzato passando dal 20% dell’ultimo semestre 2013 al 10% del periodo gennaio-giugno 2014. Insomma, il mercato estero riesce non soltanto a calmierare le perdite di quello interno, ma a creare ricchezza e opportunità di lavoro. Non molte, per la verità, che però offrono segnali incoraggianti.

Giuseppe Crea

Giuseppe Crea

Le aziende che dichiarano aumenti di organico nell’ultimo semestre salgono al 18,8% rispetto al 5,35% del corrispondente periodo dello scorso anno e quelle che riducono il personale scendono dal 33,3% al 25%. Resta stabile il monte ore della cassa integrazione (dal 22,2% al 23,1%) anche se crolla quello relativo alla cassa in deroga (-62,7% rispetto al 39,9% del Lazio) che sta a spiegare lo stato di cronica sofferenza delle piccole e medie imprese. La palla al piede continua ad essere la pressione fiscale, come sostiene quasi un imprenditore su tre. Ma pesano anche il costo del lavoro (22,6%) e la burocrazia (17,8%).

«La situazione generale – spiega il direttore di Federlazio, Giuseppe Crea – disegna un quadro di sostanziale stabilità perché i segnali che arrivano dagli ultimi rilevamenti sono incoraggianti anche se non robusti». Un cauto ottimismo confermato anche dal neo presidente, Giovanni Calisti: «Noi andiamo avanti, consci che il percorso è impervio e servono interventi efficaci come quello di un marchio di fabbrica della ceramica di Civita Castellana. Sì, dobbiamo guardare in avanti».

E già perché con gli occhi al retrovisore si scopre che negli ultimi cinque anni la crisi ha cancellato oltre mille aziende e duemila posti di lavoro.

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