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I meriti storici e i nuovi progetti

confartigianatoConsapevoli dei meriti storici ma anche delle responsabilità adeguatamente assolte finora, le associazioni datoriali, in questo caso la Confartigianato, avvertono con intensità ormai ineludibile il dovere di riprendere il cammino ideale e di restituire testimonianza operosa e capacità innovativa adeguata ai problemi attuali e a quelli che si prospettano per l’Italia e per il mondo dell’imprenditoria, del lavoro, dell’innovazione, della speranza, del cambiamento.

Per tale ripresa di impegno avremmo concentrato la nostra azione nei campi preminenti dell’economia manifatturiera, della cultura e del sociale, se non fosse per la osservazione preoccupata e responsabile dell’avvenuto fallimento della speranza che anche moltissimi di noi avevano coltivato, circa il sorgere dalle ceneri della cosiddetta “prima repubblica” , di due nuovi schieramenti politici, uno di spinta progressista e uno di moderazione liberale, capaci di assumere la eredità migliore dei primi decenni repubblicani e restituirle vigore positivo e moderno per il cammino di oggi, come fu in quei primi decenni per la realizzazione del “miracolo” economico, sociale e civile del nostro paese.

Trasversale risultato e trasversale causa, insieme, di un tale fallimento di speranza è oggi per l’Italia, soprattutto, una grave carenza di classe dirigente e di pensiero organico sul presente da governare e sul futuro da costruire: carenza che partendo dalla politica si è riverberata via via in tutti i settori, quello manageriale e quello della cultura e delle rappresentanze sociali, come se l’impoverimento della politica avesse avuto come primo effetto, più ancora della crisi economica, la crisi delle coscienze e della identità morale del paese.

Si è palesato in particolare, da ultimo, come non basti affatto risanare i conti finanziari per rimettere il paese, o qualsiasi comunità, in ordine e in condizione di riprendere lo sviluppo: occorre anche risanare i conti con la democrazia e con i valori civili dei quali si sostanzia la vita della nazione. E proprio la necessità di riconquistare al nostro paese sia una democrazia vera e partecipata, sia un’azione culturale organica che torni ad alimentare valori civili alti, sia una politica economica e sociale che consenta un progresso integrato e non una mera crescita economica, costituisce la missione che oggi, come classe imprenditoriale laica ispirata cristianamente, ci proponiamo di assumere con nuovo vigore.

Crediamo innanzitutto, a questo scopo, che sia da riorientare radicalmente l’impostazione della politica economica sottraendola all’odierna negativa centralità della finanza, e restituendola ad una positiva centralità dell’economia reale, e , in questa, dell’impresa concepita come autentica comunità di lavoro e di destino, meglio ancora se si tratterà di impresa impegnata specificamente nell’economia civile di mercato. Quanto, in modo specifico, all’attività di finanza puramente speculativa, noi sosteniamo energicamente la doverosità etica e la convenienza generale di un regime di tassazione delle transazioni, soprattutto quelle ultraveloci, che sia accentuatamente più rilevante dell’attuale, che si caratterizza come quasi nullo e insieme mal funzionante.

Crediamo, in secondo luogo, che sia da riorientare radicalmente l’impostazione della politica culturale , e in particolare dei sistemi scolastici e formativi, sottraendola ai miti della competizione e del successo personale, nonché a una tecnicità esasperata e ormai quasi fine a se stessa, e restituendola alla centralità dei valori legati a una visione umanistica, personalista, familiare, comunitaria e integrale. Visione che non solo non respinge i benefici dello sviluppo tecnico, ma anzi li stimola e li indirizza più duraturamente e coerentemente; e non frena competitività e successo dei singoli, ma li orienta ad un corretto sviluppo di tutti talenti individuali in chiave di utilità, contemporaneamente, personale e sociale.

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